Lo sapevate? Da dove deriva il nome Tortolì?

L'origine del nome Tortolì è di derivazione incerta. Andiamo a scoprirla.
Lo sapevate? Da dove deriva il nome Tortolì?
L’origine del nome Tortolì è di derivazione incerta. Andiamo a scoprirla.
Lo sapevate? Il nome Tortolì ha un’origine incerta e affascinante, che si perde nei secoli e si intreccia con leggende e storia. Una delle ipotesi più suggestive traduce il toponimo come “Paese delle Tortore”, un richiamo poetico alla natura del luogo. Un’altra teoria, invece, fa risalire il nome a Ilio, in riferimento alla città fondata dai Troiani in fuga. E non finisce qui: secondo un’ulteriore versione, il nome deriverebbe da Elia, il santo che, prima di Sant’Andrea, fu il patrono del paese e diede il nome alla parrocchia locale. Anche i pisani, durante il loro dominio, contribuirono a dare una forma diversa al nome, chiamandolo “Tortohelie”. Tante ipotesi che testimoniano come la storia di Tortolì sia stata influenzata da popoli e culture diverse.
Le radici di Tortolì affondano però molto più indietro nel tempo. I primi insediamenti umani nell’area risalgono al Neolitico, tra il 6000 e il 2900 a.C., un’epoca in cui il territorio era abitato da popolazioni prenuragiche che lasciarono tracce tangibili del loro culto pagano. Vestigia megalitiche come menhir e domus de janas testimoniano una spiritualità legata alla terra e ai cicli della natura. Con l’età nuragica, l’area conobbe un importante sviluppo: oltre 200 monumenti, tra nuraghi, tombe dei giganti e pozzi sacri, raccontano di una civiltà florida, favorita dalle risorse naturali del territorio, dall’abbondanza d’acqua e dalle terre fertili.
L’arrivo dei Romani, datato alla metà del III secolo a.C., segnò un’altra fase cruciale nella storia del territorio. Durante il periodo imperiale, Plinio il Vecchio documentò l’esistenza in Sardegna di 18 oppida, città con diritti di res publica. Anche Tortolì conserva tracce di quell’epoca, con resti rinvenuti presso la chiesa di San Lussorio e nell’area a destra della SS 125, vicino alla laguna dove sorgeva l’antico porto punico, poi romano. Il golfo di Tortolì-Arbatax è un vero scrigno di storia: numerosi relitti di navi romane e i loro carichi sono stati ritrovati nelle sue acque. La dominazione romana terminò nel 455, quando i Vandali, provenienti dal Nord Africa, invasero la Sardegna.
Nel Medioevo, Tortolì ebbe un ruolo di rilievo all’interno del piccolo Giudicato di Agugliastra, uno dei più piccoli tra i Giudicati sardi, con capitale proprio Tortolì. Fondato tra il X e l’XI secolo, il Giudicato fu poi assorbito nel 1080 dal più grande Giudicato di Cagliari. Nei secoli successivi, il territorio visse le alterne vicende della competizione tra Genova e Pisa per il controllo della Sardegna. Memorabile fu la battaglia del marzo 1166, quando una flotta di 9 galee genovesi, comandata da Oberto Recalcato, fu respinta da una formazione pisana di 17 galee nelle acque del golfo di Arbatax. Dopo ulteriori conflitti, il Giudicato di Ogliastra passò sotto il controllo aragonese: il 20 febbraio 1325 Giacomo II di Aragona infeudò le ville di Tortolì e Lotzorai a Francesco Carroz, segnando l’inizio della dominazione spagnola, che sarebbe durata fino al XVIII secolo.
Con il XVIII secolo, dopo una breve parentesi di dominio austriaco, Tortolì passò ai Savoia, entrando nel Regno di Sardegna e, in seguito, nel Regno d’Italia. Tra il 1835 e il 1838, il re Carlo Alberto abolì i feudi, trasformando Tortolì in un Comune libero. Fu in questo periodo che la cittadina assunse la sua attuale conformazione urbanistica, con eleganti palazzi e una piazza centrale animata da botteghe e taverne. Tortolì, con la sua storia millenaria, è oggi un luogo che racconta secoli di conquiste, culture e trasformazioni, un ponte tra passato e presente che continua ad affascinare chiunque la visiti.

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