Un lungo e minuzioso lavoro, durato quasi un anno, ha reso possibile la rievocazione del “Matrimonio Ittirese degli Anni ’50,” un evento nato da un’idea dell’Associazione Istiga e portato in scena dall’Associazione Itifallico, con il contributo di numerosi enti, associazioni e privati. Quest’evento ha regalato alla comunità un’occasione speciale per rivivere un momento di grande gioia collettiva, con la magia e il fascino degli anni ’50 che hanno avvolto l’intero paese, coinvolgendo persone di tutte le età, persino i più piccoli.

Foto da FB dell’Associazione Itifallico Ittiri

L’evento non si è limitato alla semplice celebrazione di un matrimonio tradizionale: ha rappresentato una vera e propria operazione di recupero della memoria storica. Per l’occasione, il centro storico di Ittiri è stato sottoposto a un’opera di restyling, con balconi e terrazze decorati e arricchiti, trasformando le strade in un autentico museo a cielo aperto, animato da colori, allegria e momenti di festa. Luoghi pubblici e privati, spesso dimenticati, sono stati riportati alla luce, grazie al meticoloso lavoro di restauro e all’impegno di chi ha voluto ridare vita agli scorci del passato.

Questo evento è il risultato di un forte spirito di collaborazione tra associazioni, volontari e cittadini, uniti dall’amore per le proprie radici e dalla volontà di tramandare alle nuove generazioni il valore della tradizione. La dedizione di tutti coloro che hanno lavorato per mesi con cura e passione ha reso possibile un evento indimenticabile, che rimarrà vivo nella memoria di Ittiri come simbolo di identità e appartenenza.

Foto da FB dell’Associazione Itifallico Ittiri

In un’epoca di cambiamenti, la comunità di Ittiri ha dimostrato che il rispetto per la storia e le tradizioni può essere fonte di ispirazione e gioia, non solo per chi vi prende parte, ma anche per chi viene a riscoprire la bellezza e l’autenticità di questo paese.

A Punta La Marmora (Perdas Crapías), la vetta più alta della Sardegna, le rocce affioranti raccontano una storia di oltre 300 milioni di anni, ma senza tracce fossili. Come spiega il paleontologo Daniel Zoboli, qui le rocce hanno subito un intenso processo di metamorfismo, noto ai geologi come “Filladi Grigie del Gennargentu”, che ha cancellato ogni possibile residuo fossile.

Foto Daniel Zoboli

Il metamorfismo, dovuto ad alte pressioni e temperature durante l’Orogenesi Varisica, ha deformato le rocce, creando evidenti pieghe ductili, visibili nei blocchi affioranti. Il corrispettivo meno metamorfico di queste rocce sono le “Arenarie di San Vito”, affioranti nella Sardegna meridionale e risalenti al periodo Cambriano medio–Ordoviciano inferiore.

Queste formazioni raccontano non solo la storia geologica della Sardegna, ma anche le dinamiche tectoniche che hanno modellato le montagne e i paesaggi che oggi ammiriamo.