Addio ad Alberto Ponis, l’architetto che “rifiutò” la Costa Smeralda per un approccio rispettoso verso il territorio
La sua attenzione si rivolse a una Sardegna più discreta, dove il paesaggio rimaneva protagonista, un contesto naturale che non intendeva sfruttare, ma esaltare attraverso un’architettura che sembra crescere dalla terra.
Alberto Ponis (1933-2024), il celebre architetto genovese noto per aver plasmato l’architettura moderna della Sardegna, si è spento all’età di 91 anni a Palau. Protagonista indiscusso della progettazione di Costa Paradiso e della Gallura, Ponis lascia un’eredità profonda e innovativa, che ha definito un nuovo modo di concepire l’architettura in armonia con il paesaggio.
Dopo una solida formazione tra Genova, Firenze e Londra, Ponis approdò in Sardegna negli anni Sessanta, epoca in cui l’isola stava vivendo una fase di rapido sviluppo, con la nascita della Costa Smeralda come destinazione turistica di lusso sotto la guida di architetti come Vietti, Busiri Vici e Couelle. Ponis intraprese invece un percorso completamente diverso. La sua attenzione si rivolse a una Sardegna più discreta, dove il paesaggio rimaneva protagonista, un contesto naturale che non intendeva sfruttare, ma esaltare attraverso l’architettura.
A differenza di molti suoi contemporanei, Ponis scelse di lavorare lontano da questo turismo esclusivo, dedicandosi invece a luoghi più nascosti e meno trasformati dal progresso. La Gallura e Costa Paradiso divennero i territori principali del suo operato, dove sviluppò una filosofia progettuale unica: un’architettura radicata nel luogo, rispettosa delle sue caratteristiche naturali e culturali.
L’approccio di Ponis si rifaceva al modernismo critico appreso durante il suo periodo di formazione in Inghilterra, a fianco di figure come Ernö Goldfinger e Denis Lasdun. Con loro aveva appreso l’importanza della scala umana e del contesto come elementi fondamentali della progettazione. Da queste influenze è nata una concezione di architettura non invasiva, che si fonde con il paesaggio anziché dominarlo.
Le case progettate da Ponis in Gallura sono il frutto di una profonda sensibilità verso il territorio. Più che collocare le abitazioni nei punti più accessibili, Ponis scelse posizioni “speciali,” come ricordava il critico Alberto Brandolini, inserendo gli edifici nel paesaggio in modo organico e rispettoso. Le strutture si integrano con le rocce, si allungano come stazzi galluresi, e sfruttano le linee naturali del terreno, spesso con materiali locali che richiamano la tradizione sarda.
Il progetto di Costa Paradiso rappresenta uno dei lavori più emblematici di Ponis, una vera e propria espressione della sua filosofia progettuale. Qui, tra mare e montagna, Ponis ha creato un insediamento che appare parte del paesaggio stesso, un modello di integrazione tra architettura e natura. Il risultato è un’architettura che sembra crescere dalla terra, in cui ogni edificio rispetta il contesto e celebra la bellezza dei luoghi.
Alberto Ponis ci lascia un’eredità preziosa, fatta di architetture che non sono semplici costruzioni, ma manifestazioni della sua profonda comprensione della Sardegna. La sua opera continua a ispirare architetti e amanti della natura, rappresentando un modello di progettazione sostenibile e rispettosa del contesto. Con la sua scomparsa, la Sardegna perde non solo un grande architetto, ma un vero custode della sua identità paesaggistica.
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