«La Sardegna è diventata la mia prima casa»: dall’Inghilterra all’Isola, la parola a Juliet Raine, fisioterapista
Ci si può anche innamorare di essa, degli archi di roccia, dei tramonti sulle spiagge assolate della costa, delle credenze, dell’animo buono del sardo doc, dei cibi e dell’aura che ammanta la Sardegna in toto. Ed è quello che è accaduto a Juliet Susan Raine, fisioterapista 41enne che oramai ha fatto di Tortolì il suo mondo, la sua casa.
«Tortolì mi ricordava il mio paesino. La gente che ti saluta in strada e in macchina, il verde intorno, le colline, le montagne e la natura vicina. Ero pronta di lasciare Londra alle spalle e iniziare una nuova avventura qui con mio marito.»
Si dice che chi è nato nell’Isola conservi un legame speciale con essa fatto di profumi, suoni e tradizione. Ed è vero. Profondamente. Ma ci si può anche innamorare di essa, degli archi di roccia, dei tramonti sulle spiagge assolate della costa, delle credenze, dell’animo buono del sardo doc, dei cibi e dell’aura che ammanta la Sardegna in toto. Ed è quello che è accaduto a Juliet Susan Raine, fisioterapista 41enne che oramai ha fatto di Tortolì il suo mondo, la sua casa.
«Sono cresciuta nella zona di Yorkshire, al centro dell’Inghilterra, circondata dalla natura e dal verde. Il mio paesino contava 1500 abitanti e aveva 2 chiese, 2 pub, la posta, il macellaio e un piccolo negozio – un mondo non tanto diverso dai paesini che trovi qui in zona.»
Uno scenario quasi idilliaco, da romanzo. In più, Juliet sente sin da bambina la vocazione all’aiuto: lei vuole prendersi cura degli altri, infatti nel finesettimana lavora in un canile e lavora come OSS in un ospedale. Poi, la scelta. Fisioterapia.
«Ho scelto questa strada perché quando parlavo con i fisioterapisti scoprivo sempre che viaggiavano tanto (o per vacanze lunghe oppure per lavorare all’estero) e questo mi ha ispirato molto. Volevo viaggiare anch’io.»
E Juliet lo fa. Va da sola in Cina per sei mesi, appena fuori Shangai, e lavora in ospedale la mattina e il pomeriggio in per orfani disabili. «È stata un’esperienza indimenticabile.»
Gli ultimi due mesi li trascorre facendo quello che ama: viaggiare. Gira la Cina, avendo imparato un pochino la lingua, completamente da sola e si tuffa nelle varie culture. Poi, finita quest’esperienza, rotta verso Newcastle, Nord Inghilterra, per frequentare l’Università: obiettivo, laurea in Fisioterapia. Dopo 3 anni nel sistema sanitario, passa a una clinica privata, ma è sempre più chiaro che sì, quella è proprio la sua strada.
«Nei primi anni di lavoro, sono stata a stretto contatto con tantissimi fisioterapisti con una vasta esperienza e ho imparato tantissimo da ognuno di loro. Questo mi ha dato la passione per condividere esperienze e idee con gli altri. Sicuramente questo è il motivo per cui mi occupo della formazione dei fisioterapisti sia qui, con il mio team, che ancora in Inghilterra dove insegno in corsi di specializzazione.»
Viaggia molto, nella sua vita, infatti visita nel corso del tempo Sud America, Europa, Asia, Australia e Nuova Zelanda.
«Dal 2008 al 2011 mi sono specializzata in ergonomia, mi occupavo del benessere al lavoro, migliorando le impostazioni di lavoro in qualsiasi ambiente (uffici, fabbriche, costruzione, produzione, logistica e altri) e svolgevo corsi di formazione per i dipendenti e i manager per ridurre il rischio degli infortuni al lavoro. In 2013, il mio lavoro mi portava sempre più spesso a Londra ed ho deciso di trasferirmi. Stare a Londra è stata un’esperienza bellissima – cibo dal tutto il mondo, multietnica, sentivi ogni lingua sulla metropolitana, incredibile… ma allo stesso tempo molto faticosa. Lavoravo con uno dei supermercati più grandi per il benessere di loro dipendenti (Sainsbury’s) e con tanti multi nazionali a Londra.»
E poi, ecco che sbuca la Sardegna.
«Quando ero a Londra mi sono innamorata di un uomo molto speciale, un sardo (100% Tortoliese DOC). Non avevo mai frequentato un italiano prima e certamente non un sardo. La cultura e il modo di essere era totalmente diverso rispetto a quello degli inglesi… era diretto, onesto, ed lo vidi come favoloso sin dal nostro primo appuntamento.»
I due, già grandi (33 anni lei e 39 lui), sanno bene cosa vogliono e parlano spesso di sogni e futuro. Juliet, in particolare, sogna un Bed & Breakfast, ama quest’idea che la riporta nel passato della sua famiglia. Tutto diventa concreto, vicino, possibile: dopo tre settimane, infatti, la ragazza inizia a studiare italiano e in qualche mese i due vanno a vivere insieme a Londra. Progettano intanto le vacanze nell’Isola.
Il primo salto in Sardegna è presto, Juliet ci sta solo tre giorni ma in auto, mentre si rientra verso l’aeroporto, lui le chiede se a lei piaccia l’idea di poter vivere lì e lei risponde semplicemente «Come no?», specificando che comunque deve “assaggiare” il posto altre volte prima di una decisione. Detto, fatto.
«Abbiamo deciso di trascorrere in Sardegn 5 giorni a novembre e poi 10 giorni per Pasqua, l’anno dopo… anche se dopo i 5 giorni a novembre ero molto sicura! Tortolì mi ricordava il mio paesino. La gente che ti saluta in strada e in macchina, il verde d’intorno, le colline, le montagne e la natura vicina. Ero pronta di lasciare Londra alle spalle e iniziare una nuova avventura qui con lui.»
A gennaio del 2018 i due si trasferiscono definitivamente nel paese ogliastrino e nel maggio si sposano.
«Poi abbiamo lavorato tantissimo per risparmiare per essere in grado di iniziare la nostra nuova vita insieme. Lui è diventato guida ambientale escursionistica e usa le sue capacità linguistiche con i turisti, e gestisce il nostro Bed & Breakfast… abbiamo realizzato il mio sogno!»
In Italia, c’è uno scoglio: la burocrazia. Due anni e mezzo è il tempo che alla fisioterapista serve per convalidare il suo titolo di studio. Per farlo, si trasferisce anche a Sassari per cinque mesi in modo da imparare anche il sistema sanitario italiano.
«Ho incontrato colleghi fantastici, ho imparato molto, ho fatto amicizia e la mia lingua era molto migliorata!»
Quando inizia a lavorare come fisioterapista, a febbraio 2020, la pandemia globale da Covid-19 obbliga tutti a stare fermi. Lei non si ferma, lavora anche online con consulenze in tutto il mondo, e a luglio riprende.
«All’inizio avevo tanti dubbi. Non sapevo se sarei accettata come professionista sanitaria, essendo straniera. Mi sono trovata veramente bene. Credo/spero che anche i miei pazienti si siano trovati bene. Il mio lavoro è cresciuto durante gli anni e nel 2023 ho iniziato a collaborare con un’altra fisioterapista, bravissima anche lei, e ho ricominciato a condividere la mia esperienza lavorative con lei. Ora, dopo un anno di collaborazione, è diventata la mia prima dipendente.»
Sì, perché Juliet a settembre apre un nuovo studio di fisioterapia e pilates a Tortolì, così il suo sogno continua a ingrandirsi e dedicarsi al suo lavoro che è anche la sua passione. Il pilates è un altro modo di aiutare gli altri. «Di solito, quando qualcuno ha dolore, la risposta giusta è di muoversi nel modo coretto per rafforzare. Il pilates è perfetto per quello. A breve inizieremo anche le lezioni usando il reformer, un attrezzo fantastico che lavora sui muscoli in un modo incredibile.»
E intanto l’Isola è diventata il suo luogo del cuore.
«La Sardegna per me ormai è la prima casa. La mia vita è qui e abbiamo messo radici molto profonde negli ultimi 6 anni. Mi sento integrata e ben accettata. La Sardegna soddisfa anche la mia voglia di viaggiare perché i paesi, la cultura, il cibo, le feste sono tutti diversi e molto interessanti.»
Ma c’è anche un versante che un pochino, da brava inglese, odia.
«Amo la gente qui, aperta (quando sei amico!), genuina e generosa. Amo anche il cibo, sono celiaca e devo dire che Tortolì è un piccolo paradiso per i celiaci, con tanti ristoranti ben informati e pronti di accoglierci… non è così in altri Paesi! Odio però il modo in cui la gente guida… sono molto inglese e abituata a seguire “le regole”, tantissime persone non usano mai la freccia, non capiscono le rotonde, non mettano la cintura neanche per i bambini, e sorpassano sulle curve. Questo mi dà paura, anche se mi sto abituando! Forse perché ho lavorato per anni in Rianimazione (sia con gli adulti che con i bambini) e capisco le possibili conseguenze degli incidenti stradali. Ovviamente mi manca la mia famiglia e tutti i miei amici, ma viaggio molto per lavoro e riesco vederli almeno 2 o 3 volte all’anno e con le videochiamate mi sento comunque vicino a loro. Mi manca anche il cibo internazionale. In Inghilterra abbiamo sempre una vasta scelta. Qui, la scelta e limitata, ma per compensare si mangia bene! Non mi manca la vita a Londra, era fantastica ma ci volevano 90 minuti per andare a trovare un’amica… qui ogni cosa è a 5 minuti! Molto meglio! A Tortolì trovo tutto il necessario a due passi.»
Per quanto riguarda i progetti futuri, molto bolle in pentola.
«Dopo 2 lunghi anni trascorsi a costruire lo studio e una nuova affittacamere a Tortolì, vogliamo goderci un po’ il nostro tempo libero e focalizzarci sulla famiglia. Vorrei continuare a formare fisioterapisti e spero che lo studio diventi un centro di eccellenza con fisioterapisti esperti… un posto dove la gente possa venire con qualsiasi problema muscolo-scheletrico per migliorare la situazione. Vorrei anche che lo studio possa diventare un posto sicuro per i miei colleghi della zona, un luogo dove condividere le nostre esperienze con corsi di formazione in zona e incontri ogni 2 o 3 mesi per parlare della ricerca, tecniche di trattamento, casi clinici – i professionisti non possono essere esperti in ogni malattia/problematica, e dobbiamo conoscerci e assicurarci che mandiamo i pazienti al professionista giusto. Con la collaborazione e la condivisione possiamo essere tutti più forti ed aiutare meglio la nostra comunità.»
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