Un amore che dura da 64 anni. Gli ogliastrini Michela e Angelo svelano il segreto: «Pazienza e comprensione»
«Come si fa a mantenere vivo un matrimonio così lungo? Il segreto è la pazienza, del resto mica si è nati insieme, con le stesse idee. Bisogna sempre comprendersi, cercare di placare i conflitti, parlarne. Chi sbaglia, chiede scusa. Ma bisogna sempre pensare: domani è un altro giorno.» A darci questa lezione sono i coniugi villanovesi Michela Staffa e Angelo Murinu, rispettivamente 85 e 89 anni
«Come si fa a mantenere vivo un matrimonio così lungo? Il segreto è la pazienza, del resto mica si è nati insieme, con le stesse idee. Bisogna sempre comprendersi, cercare di placare i conflitti, parlarne. Chi sbaglia, chiede scusa. Ma bisogna sempre pensare: domani è un altro giorno.»
A darci questa lezione di comprensione sono i coniugi villanovesi Michela Staffa e Angelo Murinu, rispettivamente 85 e 89 anni. Be’, loro di albe insieme ne hanno vissute tante, sin dal quel lontano 1959 dove, davanti a Dio, la loro unione venne dichiarata sacra.
In un’epoca dove non c’erano like su Instagram, spiegano, si doveva avere pazienza. Sì, perché ci si innamorava nei campi, mentre si zappava, ma poi fermarsi a fare una chiacchierata sarebbe stato disdicevole. E via con gli step necessari: prima, spososo a fura, con l’uomo che sgattaiolava a casa della donna per conoscerla – sotto supervisione dei genitori di lei –, e poi fidanzamento ufficiale in Chiesa. E solo dopo il matrimonio.
Sette figli, sei femmine e un solo maschio. E adesso anche tanti nipoti.
«Il rispetto,» chiariscono «all’epoca tutto si basava su questo.»
E anche sul lavoro, quello sodo che faceva arrivare a fine giornata esausti ma soddisfatti. Ah, e tutti contribuivano, in famiglia, anche i bimbi più piccoli.
«Miseria ce n’era tanta» ricordano. «Quando ci siamo sposati, vivevamo in due stanze, senza cucina né bagno. Solo dopo ci siamo trasferiti e abbiamo costruito piano piano tutto. Ma non ci assaliva mai la tristezza e l’amore era sempre vivo.»
Verrebbe da pensare che però, nonostante la vita fosse molto meno colma di confort e più dura sotto ogni punto di vista, si vivesse più felici, e i coniugi ne danno conferma.
«Tutto era più sano. Villanova contava 150 abitanti, ci conoscevamo tutti ed eravamo uniti. Una comunità che si sosteneva in tutto e per tutto.»
Un racconto che odora della Sardegna di un tempo, della bellezza di sentirsi tutti parte di una famiglia e che insegna una grande cosa: le ricchezze non sono certo quelle materiali, bensì quelle del cuore.
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