Tre cose da evitare in Sardegna per non attirare la “sfortuna”

Dal non mettere il cappello sul letto al non contare le stelle: le superstizioni ancora vive in Sardegna e la loro spiegazione. E pure il come annientare il potere della malasorte secondo i nostri nonni
La Sardegna, con la sua ricca tradizione di credenze popolari, conserva ancora oggi usanze che affondano le radici nel passato. Alcune di queste superstizioni riguardano gesti o azioni apparentemente innocue, ma che si ritiene possano attirare sfortuna se non vengono rispettate. Tra queste, tre sono particolarmente radicate: poggiare il cappello sul letto, cambiare il nome di una barca e contare le stelle. Scopriamo insieme l’origine di queste credenze e perché, secondo la saggezza popolare, è meglio evitarle.
1. Poggiare il cappello sul letto
Una delle superstizioni più diffuse in Sardegna riguarda l’abitudine di non poggiare mai il cappello sul letto. Questa credenza è condivisa anche in altre parti d’Italia, ma ha un significato molto profondo per gli isolani, legato a usanze antiche e alla paura della morte.
Secondo le nonne sarde, appoggiare il cappello sul letto portava sfortuna perché, nei tempi passati, quando qualcuno era in fin di vita, il medico o il prete che venivano a dare conforto alla famiglia erano soliti poggiare il cappello proprio ai piedi del letto del moribondo. Questo gesto era quindi associato alla presenza della morte, evocando la paura che l’azione potesse richiamare la sua ombra.
Sebbene oggi non vi siano prove scientifiche a sostegno di questa credenza, molti sardi continuano a evitare di appoggiare il cappello sul letto, memori degli avvertimenti ricevuti durante l’infanzia. È una tradizione che, seppur con meno forza rispetto al passato, resiste, tramandata di generazione in generazione.
2. Cambiare il nome di una barca
Un’altra superstizione radicata nella cultura sarda, e più in generale in quella marinara, riguarda il cambio del nome di una barca. Nella tradizione marittima, si crede che cambiare il nome di un’imbarcazione senza rispettare un particolare rituale porti sfortuna.
La leggenda narra che ogni barca abbia un’anima rappresentata dal suo nome, e che questo venga annotato in un grande libro custodito dagli dei del mare. Cambiare il nome senza avvisare queste divinità potrebbe essere considerato un affronto, con conseguenze nefaste per l’imbarcazione e i suoi marinai. Un’altra spiegazione suggerisce che il cambio di nome potrebbe confondere i marinai esperti, che conoscevano già la barca con il suo nome originale.
Ma esiste un modo per evitare la maledizione: secondo la tradizione, per cambiare il nome di una barca senza incorrere in sfortuna, la scia dell’imbarcazione deve essere tagliata almeno tre volte da una nave amica. Questo rituale avvisa gli dei del mare, permettendo loro di aggiornare il loro registro e proteggere la nave dal pericolo.
Quindi, se stai pensando di rinominare la tua barca, è meglio eseguire questo antico rituale per evitare di sfidare le forze misteriose del mare.
3. Contare le stelle
La terza superstizione sarda, particolarmente curiosa, riguarda la proibizione di contare le stelle. In Sardegna, come in molte altre culture, gli astri hanno sempre avuto un forte legame con le vicende umane, tanto da poterle influenzare in modo positivo o negativo. Tuttavia, la credenza sarda aggiunge un elemento molto particolare: contare le stelle poteva portare a conseguenze fisiche indesiderate.
Secondo le nonne e le mamme sarde, contare le stelle avrebbe fatto spuntare porri e verruche sulle mani e sui piedi dei bambini. Questo antico avvertimento sembra un modo per dissuadere i piccoli dal rimanere all’aperto di notte, ma il timore reverenziale verso gli astri era reale. Si riteneva che il cielo fosse abitato da forze superiori, e osare sfidarle con un gesto come il conteggio delle stelle avrebbe potuto attirare su di sé malattie o sfortuna.
Oggi, questa credenza è caduta in disuso, ma resta un affascinante esempio di come l’immaginario popolare sardo intrecciava le sue paure con il mistero del cosmo.

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