Filippo Tortu ha dovuto rinunciare al sogno di accedere alla finale olimpica dei 200 metri, al termine di una gara che si è rivelata più impegnativa del previsto. Il giovane velocista, con radici sarde e lombarde, ha chiuso la sua semifinale in quarta posizione, fermando il cronometro su 20.54 secondi. Nonostante l’impegno e la determinazione che lo hanno sempre contraddistinto, questa volta il traguardo della finale è rimasto fuori portata.

Dopo la gara, Tortu ha espresso con sincerità i suoi sentimenti: “Ho dato tutto quello che avevo in corpo, ma purtroppo non è stato abbastanza. C’è sicuramente molto da rivedere e migliorare, specie alla luce dei problemi significativi che ho dovuto affrontare negli ultimi tempi. Questi ostacoli, purtroppo, non posso ignorarli, e hanno inevitabilmente influenzato le mie prestazioni. Tuttavia, nonostante tutto, non ho rimpianti: ho lottato fino all’ultimo metro, credendo in me stesso e nelle mie possibilità fino alla fine”.

Il velocista ha poi voluto guardare avanti e ha annunciato, attraverso i social, il suo prossimo impegno olimpico: le batterie della staffetta 4×100, che si terranno nella mattinata successiva. Con un sorriso di speranza e una rinnovata determinazione, Tortu ha dato appuntamento ai suoi tifosi per questa nuova sfida, pronto a dare ancora una volta il massimo per la squadra e per sé stesso.

Chiunque abbia passeggiato lungo le affascinanti scogliere granitiche di Orrì, in Ogliastra, avrà notato quelle linee più chiare che attraversano le rocce come delle vere e proprie venature. Si tratta dei cosiddetti filoni aplitici, un fenomeno geologico affascinante, testimonianza di antichi processi magmatici avvenuti milioni di anni fa.

Foto di La Monica nel gruppo GEOsiti della Sardegna

Questi corpi rocciosi filoniani di natura granitica si sono formati quando il magma residuo, ancora fuso, ha trovato spazio per infiltrarsi nelle fessure delle rocce circostanti – fenditure spesso create dal raffreddamento del granito stesso o da movimenti tettonici.

Si tratta di intrusioni magmatiche secondarie, che si inseriscono in fratture della roccia preesistente. Nel caso dei filoni aplitici, queste fratture si sono verificate in rocce granitiche già consolidate, probabilmente in concomitanza con grandi eventi geologici come la roto-traslazione che ha portato la Sardegna dalla sua originaria posizione presso i Pirenei a quella attuale nel Mediterraneo.

I filoni aplitici si distinguono per la loro struttura microgranulare: i cristalli che li compongono sono molto piccoli, al punto da risultare difficili da osservare a occhio nudo. La loro composizione è tipicamente ricca di quarzo, feldspati (ortoclasio e plagioclasio) e mica, con una presenza minima di minerali femici (quelli contenenti ferro e magnesio).

In alcuni casi, questi filoni si presentano come vere e proprie intrusioni di quarzo, depositatosi all’interno delle diaclasi – le spaccature nella roccia granitica – rendendo ancora più evidente il contrasto tra il colore chiaro del quarzo e il granito circostante.