La Necropoli di Istevene, una delle pochissime domus de Janas del Nuorese decorate
Tra i fiabeschi paesaggi della Barbagia di Ollolai si cela una domus de Janas di oltre cinquemila anni fa, una delle pochissime domus de Janas del Nuorese decorate con motivi simbolici.
Scavata nella roccia granitica e circondata da un rigoglioso bosco di lecci, custodisce un piccolo tesoro: la necropoli di Istevene contiene una delle pochissime domus de Janas del Nuorese decorate con motivi simbolici. Il complesso di sepolture – da queste parti chiamate honcheddas – si staglia lungo un contrafforte montuoso, a due chilometri e mezzo da Mamoiada, celebre paese barbaricino.
Le domus sono sei, scavate a livelli differenti sul fronte roccioso, metà di esse sono monocellulari, due hanno dimensioni talmente ridotte da sembrare quasi delle nicchie.
Per inoltrarti dentro la tomba I percorrerai un breve dromos – ovvero il corridoio di ingresso – con un portello nella parete di fondo, attraverso il quale si raggiunge un primo vano rettangolare. Un secondo vano è collegato al primo tramite un passaggio nella parete sud. La tomba II ha un curioso dromos a pianta triangolare, che introduce nel vano principale, a forma ellittica. Anche qui, nel fianco sud si apre l’entrata per un vano secondario, che a sua volta conduce a un terzo ambiente quadrangolare.
Ammirerai gli elementi più caratteristici della necropoli nella tomba III: nell’atrio si aprono due ingressi ad altrettanti vani, tra loro comunicanti; uno, raggiungibile dal portello sulla parete di fondo, è diviso in due settori da un gradino. Nelle pareti noterai residue tracce di intonaco rosso e sul lato destro si individuano incisioni verticali, mentre nella parete d’ingresso c’è una coppella circolare; infine, sul pavimento si conservano fossette, anch’esse di forma circolare. Nel pilastro al centro della camera spicca una protome taurina scolpita in rilievo.
La necropoli risale al Neolitico finale o all’inizio dell’Eneolitico (3200-2800 a.C.), probabilmente coeva di un altro unicum di Mamoiada: la stele di Boeli, conosciuta anche come sa Perda Pintà, cioè la pietra decorata. È un monolite di granito alto quasi tre metri, che mostra cerchi concentrici incisi a bassorilievo, intersecati da un’incisione verticale. Ad essi si aggiungono 23 coppelle scavate nella parte alta e in basso a sinistra della parte frontale. Probabilmente faceva parte di un gruppo di menhir simili, andati perduti. Foto da Nurnet di Giovanni Sotgiu. Fonte Sardegna Cultura.
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