(VIDEO) Le mani d’oro di tziu Pieru Palmas creano un meraviglioso cestino sardo tradizionale
Tziu Pieru Palmas di Serri ci mostra l'arte dell'intreccio con le canne che racconta una storia lunga diversi millenni.
Avete mai visto realizzare un cestino sardo tradizionale?
Tziu Pieru Palmas di Serri ci mostra l’arte dell’intreccio con le canne che racconta una storia lunga diversi millenni.
Il video di Alessandra Polo è stato pubblicato da Igers Sardegna su Instagram e ricondiviso da Vistanet Design.
Maggio 1961: la foto da inviare al babbo emigrato in Germania, il bellissimo ricordo di Mariagiulia Mereu
Oggi, con la velocità delle comunicazioni digitali, è facile dimenticare quanto fosse prezioso quel gesto.
Era il 1961, un tempo in cui la comunicazione era un gesto tangibile, fatto di viaggi, attese e rituali che oggi possono sembrare lontani anni luce. Non c’era WhatsApp, né email, né social media. Quando si voleva condividere un frammento della propria vita con un caro lontano, si ricorreva a un mezzo che oggi ha un fascino quasi poetico: la fotografia.
In quei giorni, le famiglie di Ilbono, piccolo borgo immerso nel cuore dell’Ogliastra, intraprendevano un viaggio breve ma significativo fino a Lanusei. Era lì che si trovava il fotografo, una figura fondamentale nella vita comunitaria, quasi un custode delle memorie visive.
La meta non era scelta a caso: il fotografo non era solo un tecnico, ma un artista. Il suo studio era un luogo speciale, con uno sfondo scelto con cura, una luce studiata per valorizzare i volti e una macchina fotografica che catturava più di un’immagine: immortalava emozioni, speranze e storie da raccontare.
La foto che vi mostriamo oggi, inviataci da Mariagiulia Mereu, aveva un destinatario preciso: Pietro, il padre, emigrato in Germania in cerca di un futuro migliore. Per lui, quel ritratto era molto più di una semplice immagine. Era un ponte tra due mondi, un frammento della vita lasciata indietro e una finestra su ciò che accadeva a casa. Nel bellissimo scatto c’è la piccola Mariagiulia insieme alla mamma Angelina Loi e al fratellino Franco.
Una volta scattata, la fotografia non veniva inviata con un clic. Veniva stampata, inserita con cura in una busta, accompagnata magari da qualche riga scritta a mano. Poi iniziava il suo viaggio, affidata al servizio postale, che la portava attraverso confini e distanze, fino a raggiungere il destinatario.
Immaginate l’emozione di quel padre quando, aprendo la busta, si trovava davanti il volto della sua famiglia. Un sorriso, un vestito nuovo, uno sguardo fiero: ogni dettaglio della foto raccontava una storia che le parole da sole non avrebbero potuto esprimere.
Oggi, con la velocità delle comunicazioni digitali, è facile dimenticare quanto fosse prezioso quel gesto. Ma quel maggio del 1961 ci ricorda un tempo in cui ogni immagine aveva un valore profondo, un tempo in cui la distanza non separava, ma rendeva più forti i legami.
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