I puzoneddos, gli uccellini: piccole sculture di bontà originarie di? Sapete dove?

Sono dolcetti realizzati con pasta di nocciole (o noci) e miele, scorza di arancio e anice, modellati a forma di piccoli uccellini, decorati con ghiaccia reale.
I “Puzoneddos” (uccellini) sono piccole e preziose sculture di bontà che occupano una posizione di nicchia tra i dolci del paese di Ovodda, in provincia di Nuoro. Si tratta di dolcetti realizzati con pasta di nocciole (o noci), miele, scorza di arancio e anice, modellati a forma di piccoli uccellini, decorati con ghiaccia reale.

Foto e dolci di Chiara Lai
Sos puzoneddos originariamente erano il dolce tipico dei battesimi. Al centro di un vassoio veniva collocata sa pudda (la gallina) e tutti intorno tanti puzoneddos più piccoli. Gli invitati potevano prendere sos puzoneddos, mentre sa pudda rimaneva alla padrona di casa, che la consumava con i propri familiari.

Foto e dolci di Chiara Lai
Attualmente il loro uso si è esteso a tutte le ricorrenze da cerimonia (matrimoni, prime comunioni,
cresime ecc.) e ad altre occasioni speciali (anniversari, lauree ecc.) Con l’andare del tempo a sos puzoneddos si sono aggiunte nuove forme (zoomorfe: cagnolini, gattini, cavallini, tartarughe; e floreali: cestinetti o mazzolini di fiori ecc.) e nuove destinazioni dell’uso (matrimoni, anniversari ecc.). Nonostante le ulteriori morfologie aggiuntesi a quella originaria, questa tipologia di dolce continua ad essere estensivamente designata col nome di puzoneddos.

Foto e dolci di Chiara Lai
Modalità di preparazione: in una sartàina de arràmene (padella di rame) oppure in una cassarola de allumìniu (tegame di alluminio) si versa una piccolissima quantità d’acqua e si fa caramellare lo zucchero, poi si aggiungono il miele e le nocciole macinate. Alcune persone mescolano alle nocciole anche unu punzu ’e mèndula (un pugnetto di mandorle). Per aromatizzare il composto si aggiunge su pizolu de arantzu atturrau e mòliu (la buccia d’arancia tostata e macinata) e tre dita de una tassi’edda ’e ànice (di un bicchierino di anice). Si mùri’at (si mescola), usando una cullera (un cucchiaio), l’impasto, fino a che non raggiunge la giusta consistenza. Quando è ancora tiepido e duttile, potrà cominciare ad essere modellato. Una volta messo in forma l’impasto, sos puzoneddos vengono frurios (decorati).

Foto e dolci di Chiara Lai
Si realizza s’arrecramu (la decorazione) con la glassa reale erogata mediante un imbutino di carta cellophane dalla punta spezzata. Col tratto sottilissimo di questa glassa reale si evidenziano le linee che individuano la sagoma degli animaletti, dei fiori, le venature delle foglie ecc. Anticamente, s’arrecramu dei puzoneddos si faceva in modo molto più grossolano con acqua e zucchero semolato. Questo composto, meno denso della glassa reale utilizzata oggigiorno, si passava sopra la superficie dei puzoneddos con un cucchiaino oppure direttamente con un dito. Conclusa questa fase di lavorazione, i dolci sono definiti ingappaos (incappati). Successivamente si cospargono con sa trazera.

Foto e dolci di Chiara Lai
Con lo stesso impasto dei puzoneddos, sottoposto a una cottura leggermente più lunga, a Ovodda vengono realizzati sos suspiros, palline cosparse di zucchero semolato e poi incartate nella carta velina, del tutto analoghe ai gueffus in pasta di mandorle. Con il medesimo composto si realizza anche il ripieno di sos pistiddos, dolci nella foggia simili alle tiliccas e sim., salvo la differenza che la guaina di pasta di semola racchiude, in luogo di su pistiddu (la farcia derivante dall’addensamento della sapa o del miele), la suddetta pasta di nocciole. Fonte: Ilisso Edizioni.

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