Tratalias si trova immersa in un silenzio grave e solenne, mentre la comunità piange la perdita della sua amata centenaria. Tzia Mariuccia Manigas, una donna di straordinaria longevità e ancor più straordinaria saggezza, ha lasciato questo mondo all’età di 105 anni. La sua assenza fisica è stata un colpo per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di incrociare il suo cammino lungo gli anni.

Nata in un’epoca passata, Tzia Mariuccia ha vissuto testimone di profondi cambiamenti nella società e nel mondo che la circondava. La sua vita raccontava le storie di un tempo ormai lontano, un tempo fatto di semplicità, di valori solidi e di relazioni autentiche. Nei suoi 105 anni di vita, ha attraversato epoche di guerra e di pace, di povertà e di prosperità, mantenendo sempre intatta la sua dignità e la sua umanità.

Ma ciò che ha reso Tzia Mariuccia davvero speciale non era solo la sua età avanzata, bensì la sua straordinaria personalità. Era una donna di poche parole ma di profondo significato, le cui azioni parlavano più forte di qualsiasi discorso. La sua gentilezza, la sua generosità e la sua capacità di ascolto attento hanno lasciato un’impronta tangibile nelle vite di coloro che ha incontrato lungo il suo percorso.

Oltre ad essere un pilastro nella sua comunità, Tzia Mariuccia era un ponte verso il passato, un custode delle tradizioni e delle storie che hanno plasmato la storia di Tratalias. Le sue memorie erano come preziose gemme, tramandate con cura alle generazioni successive, affinché il legame con le radici e con la storia del luogo non andasse mai perduto.

Oggi, mentre la comunità si riunisce per commemorare la vita straordinaria di Tzia Mariuccia, possiamo solo essere grati per il tempo che abbiamo avuto con lei e per l’eredità duratura che ha lasciato dietro di sé. Che il suo esempio di saggezza, di umanità e di amore continui a illuminare il cammino di coloro che rimangono, ispirandoci a vivere con la stessa forza e compassione che ha caratterizzato la sua vita lunga e significativa.

“Sa Murra”, gioco antichissimo, si lega nell’immaginario comune subito alla Sardegna ma affonda le radici nell’Antico Egitto e nell’epoca romana (allora si chiamava Micatio). Anche Manzoni ne parla ne I Promessi Sposi.

Proibito nei luoghi pubblici dal 1931 perché considerato gioco d’azzardo, oggi è tollerato e persino organizzato in tornei da appassionati.

Il gioco è un vero spettacolo: due (o due coppie) indovinano simultaneamente la somma delle dita mostrate, gridando “Murra!” se la somma è dieci. Il ritmo è frenetico, quasi musicale, e spesso serve un arbitro per decidere le contestazioni. Vince chi arriva prima a sedici, ma la rivincita è quasi obbligatoria.

Velocità, strategia e qualche discussione accesa: sa Murra è semplice da imparare, impossibile da ignorare.