La passione della tortoliese Jessica Fadda per le api: «Un modo per ritrovare la serenità»

La storia dell'apicoltrice di Tortolì Jessica Fadda.
«Andare in apiario per me è un bellissimo modo di ritrovare la serenità. Quando sollevi il coprifavo, senti subito l’odore del miele, della propoli, della cera d’api. È un odore caratteristico, bellissimo. Poi, se ti concentri sull’udito, senti il loro ronzio che tranquillizza. Osservi quel che accade, tocchi con mano i telaini per sollevarli. Se hai api docili, magari – con attenzione – assaggi il miele. Insomma, è un’esperienza che regala tanto, dà felicità. Le api non si addomesticano, ma sanno regalare emozioni uniche.»
Così parla della sua grande passione Jessica Fadda, 34enne tortoliese che, oltre a fare l’insegnante d’inglese, è una delle poche apicoltrici ogliastrine.
Tutto inizia un paio d’anni fa, quando suo zio le regala un’arnia. Del resto, anche suo nonno era apicoltore, quindi le api fanno parte della famiglia da generazioni. Jessica se ne innamora. È un lavoro duro, faticoso, se ne accorge subito, ma ripaga.
«Iniziai subito a studiare e mi avvicinai a un apicoltore esperto, Salvatore Aresu, che mi aiuta ancor oggi, e ora ne ho dieci. Ho anche un corso fatto tramite l’agenzia Laore. Quel che è certo è che non si smette mai d’imparare.»
La prima soddisfazione arriva dopo circa un anno dall’inizio della sua avventura con questi animali spettacolari: «La prima smielatura non si dimentica mai. Poi, certo, fui felice anche quando divenni più indipendente e iniziai a fare le cose quasi sempre da sola. Bisogna prendersi cura dei propri alveari, curarli. In alcuni periodi è ancor più impegnativo, come in inverno. Bisogna tenerle al caldo, assicurarsi che anche loro abbiano abbastanza miele per potersi nutrire. Però 365 giorni l’anno hanno bisogno di controlli approfonditi e chi ha un altro lavoro, come me, deve sacrificare i fine settimana.»
Insomma, una passione viva e forte ma che non è certo una passeggiata. «Ogni tanto mi viene in mente» continua «che sarebbe bello fare un tuffo nel passato. Mio nonno teneva le sue arnie sul tetto, vicino al Rio Foddeddu.» Una cosa da fare, ad esempio, è recuperare gli sciami – qualcosa che avviene da aprile a maggio, quando c’è il periodo della sciamatura.
All’epoca dei nostri avi – racconta Fadda –, le arnie in quei giorni erano di sughero e si chiamavano “bugni”, “casiddusu” in sardo. Adesso? Be’, le arnie sono in legno, più comode. «Anche ieri abbiamo effettuato un recupero, basta mettere un’arnietta di polistirolo sotto lo sciame e tagliare o scuotere il ramo: quando sentono l’odore della regina tutte accorrono. Un tempo, si usava un contenitore con il limone: ecco, io vorrei tanto chiedere al nonno come avvenisse il tutto. Diciamo che però è prerogativa dell’apicoltore controllare le sue api perché non sciamino anche loro.»
Il sogno della 34enne? Far conoscere questo lavoro a più persone possibili, affascinare i giovani, portarli nel mondo delle api affinché se ne innamorino, proprio come è accaduto a lei. «Vorrei creare dei workshop, ma non solo: organizzerò presto, in sicurezza, qualcosa che coinvolga i bambini.»
Fadda è perentoria: ci vogliono più apicoltori. Il fabbisogno di miele dell’Isola non viene colmato da quelli che ci sono, oltre al fatto che il miele sardo ha delle peculiarità impressionanti. «Per esempio, il miele di corbezzolo ha delle peculiarità incredibili. Innanzitutto ha un sapore forte, poi è amaro. Non ha nulla da invidiare a quello australiano, considerato ottimo e venduto a caro prezzo in tutto il mondo, di manuka. Dovrebbe diventare un prodotto prezioso dell’Isola.» E in più, senza apicoltori le api rischiano di scomparire, rischio enorme per la Terra.
Per fare solo l’apicoltrice di mestiere, dice Jessica, ci vorrebbero almeno 150 arnie, ma quando l’amore è forte una tira l’altra. Come le ciliegie.
«Amo stare a contatto con la natura, mi rende felice, scarica lo stress. Bisogna essere rispettosi verso quest’animale così regale. Mi affascina anche che in questo mestiere ci sia sempre da seguire e aspettare la natura: è lei che decide. In Sardegna abbiamo tantissimi tipi di miele e siamo fortunati perché non abbiamo inquinamento. Viviamo su un’isola felice, spesso ce ne dimentichiamo.»
«Consigli a chi vuole intraprendere questo mestiere? Studiate, studiate tanto, e guardate gli apicoltori esperti: così imparerete molto più in fretta. Siate rispettosi sempre, e prudenti. Capite se fa per voi e soprattutto non pensate che sia un lavoro semplice: impegnativo lo è di certo, ma dà tanto.» Fadda, nel suo Summer Camp a Foxilioni, si prepara anche a dare lezioni ai bambini: e chissà quanti futuri apicoltori ci saranno tra loro.

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