Quiz per sardi doc: cominciata la fioritura di una delle piante più rappresentative della nostra Isola. Sapete qual è?
Profumatissimo, fin dall’antichità questa pianta è stata tenuta in grande considerazione per le sue proprietà officinali, balsamiche antinfiammatorie, astringenti, antisettiche.
Si tratta di un arbusto sempreverde tipico della macchia mediterranea, diffuso nelle aree più calde dell’Europa meridionale; si trova spontaneo, in associazione con lentisco, cisto e altre specie della macchia bassa, ed è rappresentativo della nostra Isola. Ne caratterizza il paesaggio costiero e collinare, spingendosi in alcuni casi anche nella zona submontana fino ai 600-800 metri di altitudine.
Avete capito di cosa si tratta? Parliamo ovviamente del mirto! Pianta dall’accrescimento molto lento, longeva, che può diventare plurisecolare; normalmente è alta fino a 2- 3 metri, ma esemplari vetusti possono raggiungere 4-5 metri di altezza. Tutta la pianta (rami, foglie, fiori e bacche) è particolarmente profumata, poiché contiene un olio essenziale chiamato mirtolo con proprietà balsamiche e antisettiche, oltre a acido citrico, acido malico e vitamina C. Le foglie verdissime sulla pagina superiore presentano ghiandole puntiformi translucide ricche di olio essenziale che conferisce il tipico profumo.
Nella tarda primavera fino all’estate avviene la fioritura: i fiori molto profumati, con cinque petali e stami dorati, sono bianchi con sfumature rosate; compaiono su lunghi peduncoli, solitari o appaiati all’ascella delle foglie. In condizioni climatiche particolarmente favorevoli si può avere anche una seconda fioritura all’inizio dell’autunno. I fiori di mirto sono molto visitati dalle api e dagli altri insetti pronubi che operano l’impollinazione, tuttavia il mirto non è una pianta mellifera, in quanto non produce nettare, essendo il fiore privo di nettàri, cioè di quegli organi che secernono il nèttare attraverso uno speciale epitelio. Le api bottinatrici ne prelevano solo il polline. Dai fiori si sviluppano i frutti, bacche ovoidali larghe 5-10 mm generalmente azzurro-nerastre, ma esiste anche una sottospecie con frutti bianchi, il Myrtus communis leucocarpa.
Le bacche presentano una scorza esterna cerosa recante all’estremità distale una specie di coroncina formata dai resti del calice fiorale essiccato e contengono 5 o più piccoli semi reniformi. Maturano da novembre a gennaio rimanendo per un lungo periodo sulla pianta. Rappresentano una prelibatezza per gli uccelli soprattutto per merli, tordi e storni, che mangiandole propagano i semi, diffondendo così la pianta nell’ambiente. Non solo gli uccelli, anche le formiche contribuiscono alla dispersione dei semi del mirto nel terreno; questo meccanismo è chiamato mirmecorìa e rappresenta una strategia utilizzata da alcune piante per sfruttare la collaborazione delle formiche per disperdere i semi.
Gli usi – Fin dall’antichità la pianta di mirto è stata tenuta in grande considerazione per le sue proprietà officinali, balsamiche antinfiammatorie, astringenti, leggermente antisettiche. Tutte le parti della pianta (foglie fiori e frutti) venivano utilizzate in svariati modi, ricavandone oli, pomate, decotti, estratti per curare ulcere e malattie dell’apparato respiratorio.
I profumieri medievali preparavano per distillazione del fiore e delle foglie in tempo balsamico, la famosa “Acqua degli Angeli”, una lozione tonica ed eudermica che abbellisce la pelle; anche adesso tutte le parti della pianta vengono distillate per ricavarne l’olio essenziale, l’acqua di mirto, un’acqua di bellezza tonificante, astringente, ideale per purificare la pelle. È soprattutto in Sardegna e Corsica, dove le pianta è maggiormente diffusa, che il mirto trova i più svariati utilizzi nella vita quotidiana.
Le foglie essiccate, essendo ricche di tannino, erano impiegate nella concia delle pelli e del cuoio. Si utilizzava il mirto come ottimo colorante nero per le stoffe e come inchiostro per la scrittura, mentre il legno molto duro trovava impiego nei lavori di intarsio. I germogli e i virgulti flessibili di mirto venivano impiegati in lavori di intreccio insieme a canne e giunchi per confezionare cestini, canestri e nasse da pesca per aragoste e murene.
In Sardegna, rametti fogliati, foglie e bacche di mirto sono largamente utilizzati in cucina per condire e aromatizzare arrosti e cacciagione. Le bacche mature possono essere mangiate come digestivo e servire, per il loro sapore aromatico un po’ resinoso, come aromatizzante per l’acquavite. Si possono utilizzare per preparare infusi e ottime confetture.
Il nome della “mortadella” sembra derivare dall’utilizzo delle bacche di mirto (Myrtarium) per aromatizzare questo insaccato in mancanza del pepe, in antichità molto raro e costoso. Ma l’uso principale resta la preparazione del famoso liquore di mirto, ottenuto per macerazione delle bacche raccolte nel periodo di massima maturazione in inverno, o anche delle foglie, in alcool forte, acquavite, o grappa, con aggiunta di sciroppo di zucchero. Questo liquore, un tempo preparato in ambito strettamente familiare, è oggi prodotto anche a livello industriale e commercializzato in tutto il territorio nazionale. Attualmente il mirto è considerato anche una bellissima pianta ornamentale molto usata nei giardini come siepe o arbusto odoroso per la facilità di coltivazione, la rusticità e la possibilità di potarla nelle forme tipiche dei giardini all’italiana.
Fonte: Maria Beatrice Lupi, naturalista.
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