La dottoressa di Tertenia che curava i tumori con gli ultrasuoni dichiarata “socialmente pericolosa”
L'analisi è stata affidata al professor Elvezio Pilfo, già perito nei casi di Annamaria Franzoni e Alessia Pifferi
Alba Veronica Puddu è stata dichiarata “parzialmente incapace di intendere e di volere” e “socialmente pericolosa, nonché inadatta all’esercizio della professione medica”. Questo verdetto è emerso dalla perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’assise d’appello di Cagliari, che ha incaricato di effettuare l’analisi il professor Elvezio Pilfo. Pilfo è un esperto rinomato, avendo già svolto il ruolo di perito nei casi mediatici di Annamaria Franzoni, legato all’omicidio di Cogne, e più recentemente nel processo contro Alessia Pifferi.
La dottoressa di Tertenia era stata condannata all’ergastolo in primo grado per una serie di gravi reati, tra cui l’omicidio volontario aggravato, la circonvenzione di incapace e la truffa. Le accuse nei suoi confronti riguardano il trattamento di pazienti affetti da tumori con metodologie non convenzionali e non riconosciute dalla comunità scientifica. Tra queste metodologie vi erano l’uso di ultrasuoni, radiofrequenze e procedure di rivitalizzazione del sangue. Secondo l’accusa, questi trattamenti alternativi non solo non erano efficaci, ma avrebbero addirittura peggiorato le condizioni dei pazienti, riducendo drasticamente la loro aspettativa di vita e accelerandone la morte.
La perizia psichiatrica ha giocato un ruolo cruciale nella decisione della corte. Il professor Pilfo, dopo un’attenta valutazione, ha stabilito che Alba Veronica Puddu non possiede piena capacità di intendere e di volere, elemento che ha contribuito a definirla socialmente pericolosa. Inoltre, è stato ribadito che la dottoressa non può continuare a esercitare la professione medica, dato il grave rischio che rappresenta per la società.
Questa vicenda ha sollevato un ampio dibattito sull’importanza di regolamentare con maggiore rigore le pratiche mediche alternative e sulla necessità di proteggere i pazienti vulnerabili da possibili abusi e trattamenti inefficaci. Il caso di Alba Veronica Puddu serve come monito per la comunità medica e per le istituzioni sanitarie, sottolineando l’importanza di vigilare sulla professionalità e sulle competenze di chi opera nel settore sanitario.
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