Zuncheddu: “Ho bisogno di un risarcimento da parte dello Stato, ho anche debiti”

Tuttavia, nonostante la sua innocenza finalmente riconosciuta dalla giustizia, Zuncheddu si trova ad affrontare una nuova battaglia: quella per il risarcimento da parte dello Stato. "Ho bisogno di un risarcimento da parte dello Stato. Ho anche dei debiti", afferma con franchezza.
Beniamino Zuncheddu, un ex pastore di 59 anni, ha trascorso ben 32 anni dietro le sbarre, erroneamente accusato e condannato per un crimine mai commesso.
Condannato all’ergastolo con l’accusa di essere l’autore della strage di Sinnai, avvenuta l’8 gennaio 1991 e che causò la morte di tre persone e il grave ferimento di un’altra, Zuncheddu è stato recentemente assolto dalla Corte d’appello di Roma nel processo di revisione, dopo anni di lotte legali e sofferenze personali.
Oggi, Zuncheddu si trova a Marsala, in Sicilia, per partecipare a un convegno che mira a esaminare e discutere tre grandi errori giudiziari, tra cui il suo stesso caso. Un momento di riflessione e condivisione delle storie e delle testimonianze delle vittime della malagiustizia, un’opportunità per Zuncheddu e altri come lui di far sentire la propria voce e di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema cruciale.
Nel raccontare la sua esperienza, Zuncheddu rivela il tormento interiore che ha dovuto affrontare durante i lunghi anni di prigionia. “Come ho fatto a non impazzire in questi 32 anni in carcere? E’ difficile spiegarlo”, dichiara con emozione. Tuttavia, nonostante le difficoltà, Zuncheddu ha mantenuto la sua fede nell’innocenza e nella speranza di un giorno ottenere giustizia.
Durante la sua detenzione, Zuncheddu ha potuto contare sul sostegno incondizionato della sua famiglia, in particolare dei suoi fratelli e della sua sorella, oltre che del suo cognato. “La mia famiglia mi ha aiutato, i miei fratelli hanno lavorato per me”, ammette con gratitudine. Questo sostegno ha rappresentato una luce di speranza in un tunnel di oscurità.
Tuttavia, nonostante la sua innocenza finalmente riconosciuta dalla giustizia, Zuncheddu si trova ad affrontare una nuova battaglia: quella per il risarcimento da parte dello Stato. “Ho bisogno di un risarcimento da parte dello Stato. Ho anche dei debiti”, afferma con franchezza. Dopo anni di ingiusta privazione della libertà e dell’opportunità di costruire una vita normale, Zuncheddu chiede ciò che gli spetta di diritto.
Nel corso degli anni, Zuncheddu è stato rinchiuso in varie carceri, passando da una cella all’altra, sempre innocente, senza poter usufruire degli istituti premiali previsti dalla legge, poiché ha sempre rifiutato di dichiararsi colpevole di un reato che non aveva commesso.

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