Un momento storico per Tortolì, ieri in Municipio.

Il giuramento del Capitano Dott. Maurizio Lorrai alla guida della prima Compagnia Barracellare territoriale ha segnato l’inizio di un nuovo capitolo per la nostra sicurezza pubblica e la tutela ambientale.

Il Corpo Barracellare, l’istituzione di polizia più antica d’Europa, con qualifiche che spaziano dalla pubblica sicurezza alla polizia giudiziaria, fino alla polizia ambientale, si erge a difesa dei valori che ci stanno a cuore, operando con dedizione all’interno dei nostri confini comunali.

Il Capitano Lorrai, con una incisiva dichiarazione sottolinea l’onore e il senso di responsabilità di assumere questo ruolo cruciale: “Guidare la prima Compagnia di Polizia Rurale a Tortolì rappresenta per me un grande onore. Ci impegniamo a proteggere i nostri inestimabili beni ambientali, specialmente nelle aree extraurbane, lavorando in stretta collaborazione con le forze presenti nel territorio. La nostra presenza diventa strategica nei mesi estivi, per garantire la sicurezza e contrastare i roghi dolosi, fenomeno purtroppo in crescita.”

Il sindaco Marcello Ladu si è complimenta: “Essere custodi del patrimonio ambientale e garantire un futuro più sicuro e sereno per tutti i cittadini e i visitatori del nostro amato territorio è un obiettivo imprescindibile della nostra Amministrazione”.

In Sardegna hanno nomi diversi: cumbessias per molti, muristenes nell’Oristanese. Piccoli villaggi di pietra, oggi muti e abbandonati, che per secoli si sono accesi di vita solo in occasione delle novene. Luoghi sospesi nel tempo, dove spiritualità e festa popolare si intrecciavano in un rito collettivo unico.

Attorno a una chiesetta campestre – spesso un piccolo gioiello medievale – le casette venivano animate da pellegrini giunti a piedi o a cavallo. All’alba e al tramonto risuonavano i gosos, antichi canti di lode, mentre i fuochi ardevano per gli arrosti e le sere si riempivano di poesie improvvisate, balli e canti tradizionali.

Quella di dormire nei santuari, forse, è un’abitudine antichissima: già nella civiltà nuragica si praticava l’incubatio, il rituale del riposo presso i luoghi sacri per cercare guarigione e contatto con il divino.

Oggi, molti di quei villaggi restano in silenzio per gran parte dell’anno. Ma quando le feste religiose riaprono i portoni delle chiese e le casette tornano ad accogliere i fedeli, l’antico spirito riaffiora. Come se, ciclicamente, la Sardegna ricordasse a sé stessa che la sacralità è anche comunità, memoria e condivisione.