Si innamora della Sardegna e si trasferisce qui per lavoro: l’architetta romana Mercedes Nardone

«Della Sardegna mi innamoro continuamente dei paesaggi, delle luci e dei colori, nonché dei profumi e dei suoni che sento. Adoro guidare in macchina da Olbia verso Palau e osservare le creste delle rocce di granito che, sebbene sembrino quasi montagne, misurate poi si rivelano molto basse.» La storia dell’architetta 29enne Mercedes Nardone, da Roma alla Sardegna
La ventinovenne, romana di nascita ma sarda d’adozione, Mercedes Nardone spopola sui social con i video che testimoniano sia il suo lavoro di architetta e sia l’amore per la terra che ha scelto di vivere a mille. Sì, perché l’Isola, quest’isola dall’accento un po’ aspro, dalle montagne più ripide che fanno da contrasto ai mari più cristallini, dai profumi caratteristici e dalla dolcezza della cordialità che nonostante tutto – e che questo nonostante tutto sia benedetto – sopravvive, le ha rubato il cuore, giorno dopo giorno. Fino alla decisione di fare le valigie per abitarci, in questo lembo di mondo.
«Ho trascorso la mia infanzia in Argentina, ma a partire dalle elementari, la mia famiglia si è trasferita di nuovo stabilmente in Italia, a Roma» spiega Nardone, andando indietro nel tempo. «Da piccola, ho trascorso lunghi pomeriggi con mio nonno che mi ha introdotto al mondo delle arti, della scienza e della musica. Questo forte imprinting mi ha portato a scegliere di fare il liceo classico con indirizzo sperimentale ‘arti e spettacolo’. Durante questo percorso, ho studiato teatro, canto e ballo, appassionandomi al mondo delle scenografie. Dopo il liceo, mi sono iscritta alla facoltà di Architettura a Roma. Non ho mai avuto grossi dubbi; quando sono tornata a casa dopo aver fatto l’esame di ammissione all’università, ricordo di aver condiviso le mie paure con mia madre. Avevo paura di non aver passato l’esame e, alle sue parole di conforto, ho risposto: ‘Mamma, non capisci, o architettura o la morte!’. Oggi, se ripenso a quelle parole, sorrido. Ma la verità è che mi piace vivere tutto senza mezzi termini.»
Ma sono le vacanze con i nonni a farle guardare l’Isola con occhi diversi: «Vengo in vacanza da quando sono nata perché mia nonna, alla mia nascita, fece un viaggio in Sardegna e venne a cercare una casa di vacanza per la famiglia» spiega. «Ed è qui che abbiamo trascorso tutte le nostre vacanze, riuniti assieme, nonni, figli e nipoti. È qui che ho imparato a nuotare e dove ho passato giornate infinite a mangiare pinoli sotto l’ombra degli alberi mentre chiacchieravo con i miei amici. In spiaggia, ero molto attiva, adoravo costruire città e decorarle con foglie, erbette, sassi e conchiglie. Credo che già lì ci fosse un intento urbanistico di progettazione! Quando siamo piccoli, sembra tutto un gioco, ma la verità è che, mentre stiamo giocando, siamo molto seri e concentrati. Quelle piccole cose sono quelle che ci porteremo dietro per sempre.»
Poi le vacanze diventano più brevi per scuola, lavoro e altre cose. Ma odori, colori e cielo hanno già fatto breccia nel suo cuore. «La permanenza in Sardegna diventava quindi sempre più speciale. Mi ricordo che passavo tutti i momenti di ‘noia’ dell’inverno a sognare l’estate. Per chi cresce in una grande città come Roma, stare in mezzo alla natura, in una spiaggia e non avere regole è un sogno proibito. È così che ho reso sempre più intensi i momenti in Sardegna, a tal punto che le partenze dall’isola diventavano poi una vera e propria tragedia. Tutto il dramma iniziava quando i primi amici cominciavano a partire, perché quello era il primo segnale di addio all’isola. Verso settembre, la luce cambiava. Il sole cominciava a tramontare in una posizione diversa e rimanevamo sempre in meno a giocare fino a tardi. Il “mal di Sardegna” per me era un fortissimo senso di nostalgia per un posto, per un modo di essere a contatto con la natura, per uno stile di vita e per un certo contatto con me stessa che non riuscivo ad avere in città.»
Nel 2018 Nardone conosce un architetto che diventa presto una grande fonte di ispirazione nel suo campo.
«Ho trascorso un’intera estate nel suo ufficio a studiare e ho ripetuto questa incredibile esperienza per tutti gli anni successivi, fino a diventare una vera e propria collaboratrice. A un certo punto, mi sono ritrovata a vivere due vite mentre studiavo all’università: da un lato, c’era il lavoro di progettazione di scenografie legate al mondo della cucina, che portavo avanti con uno studio di Roma; dall’altro, c’era l’architettura organica in Sardegna. Per due anni, ho portato tutto avanti fino a laurearmi e capire che dovevo fare una scelta» chiarisce la 29enne. «Durante questi due anni in cui sono stata una pendolare tra Roma e la Sardegna, ho sempre provato sentimenti molto forti. Non avrei mai creduto che avrei potuto trasferirmi qui e cambiare la mia vita; mi sembrava una scelta troppo azzardata e diversa rispetto a quella dei miei compagni. Eppure, durante questo periodo, anche se sapevo che sarei tornata molto presto per via del lavoro, ogni volta che lasciavo l’Isola stavo male anche fisicamente. Una volta laureata, però, tutto si è sciolto in maniera molto naturale. Si vede che è stata una scelta maturata nel corso del tempo senza che me ne accorgessi, e finalmente, da settembre del 2023, mi sono trasferita stabilmente qui. Ricordo che lo raccontavo nei video e ricevevo molte parole di incoraggiamento, ma qualcuno mi diceva anche: ‘Aspetta che arrivi l’inverno per moderare il tuo entusiasmo da continentale.’ E confesso che avevo effettivamente paura di trascorrere un lungo periodo invernale in un posto di vacanza che, verso ottobre, si spopola. Ma alla fine è andato tutto liscio; ho trovato una comunità molto accogliente e delle persone molto speciali. La verità è che anche quando sei solo, non sei mai veramente solo.»
La passione dell’architetta è l’architettura organica e nel primo periodo di vita lenta ci si può dedicare anima e cuore.
«Collaboro con lo studio Lesuisse e ho dei piccoli progetti che porto avanti per conto mio. E la cosa che più amo del mio lavoro è lo stretto contatto con gli artigiani e con i fornitori locali. La strada per diventare un buon architetto è ancora lunga, ma mi sto impegnando molto per imparare l’arte del mestiere. L’idea è quella di studiare il paesaggio e di integrarsi nello stesso; passiamo molto tempo a studiare e a disegnare le rocce e altri elementi naturali. L’architettura organica è una forma di architettura che coinvolge tutte le arti sin dall’inizio, è quella che anticamente si definiva una bellissima sintesi. Diversi architetti nel passato hanno percorso questa strada, come Le Corbusier.»
Ma di cosa ci si innamora?, viene da chiederle. Cosa rende questa permanenza così densa di preziosità?
«Della Sardegna mi innamoro continuamente dei paesaggi, delle luci e dei colori, nonché dei profumi e dei suoni che sento. Adoro guidare in macchina da Olbia verso Palau e osservare le creste delle rocce di granito che, sebbene sembrino quasi montagne, misurate poi si rivelano molto basse. Quando torno a Roma, la mia famiglia e i miei amici mi chiedono spesso quando penso di tornare. La verità è che, al momento, è un’opzione che non riesco a prendere in considerazione; mi vedo felice qui. Al tempo stesso, so che la vita è imprevedibile e che è difficile fare piani a lungo termine, ma proprio per questo voglio godermi la possibilità di stare nel mio posto preferito al mondo e di poter fare tutto quello che amo in ogni momento. Spero che questo messaggio possa essere d’ispirazione per tanti ragazzi perché siamo cresciuti con uno strano senso della fatica e del dovere che sembrano essere direttamente proporzionali al nostro valore. Credo che il mondo sia cambiato molto e che dobbiamo riprenderci la possibilità di essere felici e di stare bene, coltivando le nostre passioni con il massimo impegno. È ora di mettere in discussione l’idea che dove ci sono più servizi si possa stare meglio: le città effettivamente offrono tanto, ma è anche vero che la grande offerta innesca in noi dei meccanismi di continua necessità per cui non ci sentiremo mai veramente appagati di nulla. Non dico che la Sardegna sia la formula perfetta per ognuno di noi, ma spero tanto che chiunque sia combattuto tra due strade nella vita abbia la fortuna di poter scegliere e di non farsi trascinare dagli eventi.»

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