Nelle acque sarde nuotava in passato il Megalodonte, un bestione di 20 metri di lunghezza

Più di 20 metri di lunghezza, ben più del più grande squalo bianco noto (attorno ai 6 m o forse poco più), il bestione dei mari si nutriva di diverse tipologie di prede, come grandi pesci (tra cui altri squali), tartarughe marine, sirenii e probabilmente soprattutto cetacei come delfini e piccole balene. Ma si estinse senza lasciare discendenti attorno a 3,6 milioni di anni fa. La parola al dottor Zoboli, paleontologo dell’Università di Cagliari
«È stato uno dei più grandi predatori mai comparso sul pianeta e popolava i mari di tutto il mondo durante il periodo Neogene. I suoi fossili sono rappresentati principalmente da enormi denti triangolari dai bordi finemente seghettati come coltelli. Per gli scienziati il suo nome è Otodus megalodon, proprio in virtù dei suoi enormi denti (il nome specifico significa “grande dente”) ma nella cultura “pop” è diventato noto come “Megalodonte”.»
A spiegarci di più riguardo il “bestione” del quale chiunque di noi ha sentito parlare è il dottor Daniel Zoboli, paleontologo dell’Università di Cagliari, che gestisce anche una pagina Facebook di divulgazione scientifica sul suo lavoro, “Animali e piante fossili della Sardegna”.

Foto 1. Due possibili ricostruzioni del megalodonte dedotte sulla base delle dimensioni dei fossili e delle proporzioni di alcuni squali attuali (modificato da Cooper et al., 2022 e Sternes et al., 2024).
«Non conosciamo molto del suo aspetto e delle sue dimensioni effettive dal momento che la maggior parte dei fossili oggi descritti è rappresentata da denti e vertebre spesso isolate» spiega. «Solo in alcuni casi sono stati ritrovati fossili più completi, come vertebre appartenenti allo stesso esemplare, ma comunque insufficienti a dare un’idea precisa delle sue dimensioni. L’effettiva stazza di questo squalo preistorico è infatti oggetto di discussione tra i paleontologi e ogni tanto vengono pubblicati lavori scientifici che utilizzando diverse metodologie tentano di dare forma e dimensione di questo predatore.»

Foto 2. Ricostruzione delle fauci del megalodonte conservata nel museo di storia naturale di New York e confronto tra il dente di megalodonte e quelli dello squalo bianco (da Wikipedia).
«La cosa certa è che era enorme, potendo forse raggiungere i 20 m di lunghezza e dunque superare di gran lunga le dimensioni del più grande squalo bianco noto (attorno ai 6 m o forse poco più). Questa specie, come tutti gli squali era probabilmente opportunista e si nutriva di diverse tipologie di prede, come grandi pesci (tra cui altri squali), tartarughe marine, sirenii e probabilmente soprattutto cetacei come delfini e piccole balene. Al contrario di quanto mostrato in alcuni racconti e film di fantascienza questa specie non è più tra noi e si è estinta senza lasciare discendenti nell’epoca chiamata Pliocene, attorno a 3,6 milioni di anni fa.»
Molte le parti del mondo dove sono stati ritrovati i denti del megalodonte, tra cui la nostra Isola.
«La loro distribuzione indica che la specie era relativamente comune e che ricalcava perfettamente tutte le aree della Sardegna un tempo sommerse dal mare miocenico, stando ai dati disponibili questi sono infatti stati raccolti nel Sassarese, Anglona, Planargia, Oristanese, Arburese, Marmilla, Trexenta e Cagliaritano. Molti di questi fossili sono oggi conservati nel Museo Sardo di Geologia e Paleontologia “D. Lovisato” di Cagliari ma alcuni sono esposti nel Museo P.Ar.C. di Genoni e nel GeoMuseo Monte Arci “S. Incani” di Masullas.»

Foto 3. Denti di megalodonte ritrovati in Sardegna e conservati nel Museo “D. Lovisato” di Cagliari (foto D. Zoboli).
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