La scultura di sabbia di Gesù Bambino realizzata dall’artista Nicola Urru

L'artista di "sand-art" accompagna la descrizione della sua opera con la poesia "Natale" di Quasimodo. Da leggere, per riflettere.
E’ con una poesia di Salvatore Quasimodo che l’artista Nicola Urru accompagna le immagini della sua ultima opera realizzata nella spiaggia di Platamona. Riportiamo di seguito la poesia e il commento dell’artista di sand-art.
Natale.
Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?
Nei versi del 1952 di Salvatore Quasimodo c’è una riflessione profonda e così attuale. La composizione speculare della poesia Natale vuole in primo luogo evidenziare il forte contrasto tra la pace fittizia rappresentata dal divino e l’angoscia che abita da sempre il cuore dell’uomo. Quasimodo osserva che la bellezza e l’armonia del presepe non regnano, in realtà, sulla terra. Riprendendo il riferimento biblico della genesi, attraverso l’emblematico verso “fratello si scaglia sul fratello” che richiama la vicenda di Caino e Abele, il poeta nota come nell’uomo alberghino istinti violenti e impulsi omicidi che il mistero divino non può placare.
La poesia si fa strumento di verità. Salvatore Quasimodo squarcia l’idillio fittizio delle statuine in legno del presepe con una domanda diretta: “Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino che morirà poi in croce fra due ladri?”. La chiusa è amara, proprio come ci ha abituato quell’ultimo verso sferzante… Il poeta riconduce il pianto di Gesù Bambino appena nato al pianto di Gesù in croce, ricollegando così due scene distanti eppure dal forte potere evocativo sull’immaginario cristiano. Nel giorno di Natale celebriamo la nascita di un bambino che, di fatto, è condannato a morte.
La conclusione del poeta è connotata da un intento moraleggiante, vuole essere un ammonimento a tutti coloro che celebrano la festività del Natale in modo superficiale ed effimero, pensando unicamente ai doni, alle feste, ai banchetti. Ma chi ascolta veramente il pianto di Gesù Bambino? osserva Quasimodo ed è come se, in quel pianto, volesse condensare il dolore del mondo intero.

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