«Sono la mamma speciale della piccola Clara, volata in cielo in gravidanza»: la storia di Gaia Fadda

«Il giorno prima hai in grembo la tua bambina, il giorno dopo sai che non potrai portarla a casa. Quello che vivi non sembra nemmeno reale. Il primo passo? Chiedere aiuto.» La rinascita di Gaia Fadda e del suo compagno Marco dopo il dramma della perdita, durante la gravidanza, della piccola Clara
«Ti senti vuota… il giorno prima hai in grembo la tua bambina, il giorno dopo sei consapevole che non la porterai a casa. Quello che vivi non sembra nemmeno reale. Il primo passo? Chiedere aiuto. E scardinare lo stereotipo che vuole i padri in seconda linea: soffrono quanto noi donne, anche loro devono affrontare il nostro stesso percorso.»
Ritornare alla vita, riprendendo tra le mani le proprie giornate dopo un grosso trauma si può: il dolore ci cambia, ci modella, ci insegna sempre qualcosa – la vita è una maestra talvolta crudele, non è un mistero – ma non deve annientarci. E ciò non vuol dire che bisogna pretendere troppo da noi stessi. Certe sofferenze vanno sentite sulla propria pelle, bisogna urlare e lanciare tutto per aria e anche sentirsi persi, persino sentirsi vuoti, senza scampo. Occorre metabolizzare e passare l’inferno per poter rivedere il cielo azzurro. Ed è ugualmente necessario però farsi aiutare affinché la luce sia più vicina, affinché si possa toccare con un dito prima possibile. Gli specialisti in situazioni come queste sono fondamentali.
Questa è la storia della 25enne Gaia Fadda e del suo compagno Marco, mamma e papà speciali della piccola Clara. Speciali perché la piccola Clara è nei loro cuori, nelle loro anime e nelle nuvole verso cui rivolgono lo sguardo. Lei è in un piccolo box che mamma Gaia tiene in casa con tutte le sue cosine ed è nelle emozioni che le ha trasmesso. Nell’amore di una ragazza che diventa mamma e che lo sarà per sempre.
«Quando e se capiterà di avere altri figli, racconterò della loro sorellina Clara, tanto desiderata» dice Gaia. «La mia bambina mi ha insegnato tanto e di tutti i suoi insegnamenti faccio tesoro nel mio cuore.»
Un sorriso autentico, di quelli che sanno illuminare l’universo intero, e una forza incredibile, colma di empatia e di voglia di rinascere: Gaia Fadda insegna tanto, con le sue parole: basta una chiacchierata per capire quanta energia, voglia e positività siano racchiuse in una donna che, dopo aver camminato al buio, ora è luce. Pura. Bellissima. E nell’aiuto verso altre persone trova anche la sua, di serenità. Gaia si occupa infatti (affiancata da un’azienda leader nel settore mondiale) di network marketing, nel settore del benessere: «Metto a disposizione un percorso di benessere studiato e realizzato da medici esperti per offrire alle persone che si affidano a me per una rinascita fisica, o per migliorare il proprio benessere a 360°. Chi si affida a me solitamente ha bisogno di ritrovare la propria forma fisica ma anche migliorare la propria salute grazie ad integratori naturali e altri prodotti.»
Ma anche lei ha seguito, per prima e grazie alle sue colleghe, questo programma di rinascita fisica – che deve andare di pari passo con quella mentale.
Ma facciamo un passo indietro.
«Il problema della mancanza di informazione è a monte,» spiega inizialmente «per esempio anche sul concepimento: bisognerebbe spiegare che se la gravidanza non si verifica subito noi coppie desiderose di genitorialità non abbiamo nulla che non va, non dobbiamo sentirci sbagliate. Io e Marco ci abbiamo impiegato diversi mesi e io ci ho sofferto.»
Però poi Gaia scopre che nel suo grembo sta germogliando una nuova vita ed è al settimo cielo. Le viene – certo – spiegato che nel primo trimestre tutto è più incerto, più pericoloso, ma del dopo no: lei è giovane, del resto, e alle ragazze giovani non accadono certe cose.
«Siete giovani, ci dicevano, e noi quindi non pensavamo potesse capitare una cosa simile.»
Quindi… pericolo scongiurato, o almeno così sembrerebbe. La piccola Clara cresce a vista d’occhio, gli esami vanno benone e Gaia e Marco iniziano ad abituarsi: di lì a qualche mese stringeranno quel batuffolo tra le braccia.
Il destino, tuttavia, gioca un gran brutto colpo. Ed è un tuono. Un fulmine. Un lampo.
Se fosse un suono, sarebbe un boato.
Gaia passa da uno stato di gioia a uno di estremo, inconsolabile dolore.
La piccola Clara non ce l’ha fatta. È quasi al sesto mese di gravidanza quando scopre che non tornerà a casa con la sua piccola.
Ed ecco che il “siete giovani, a voi non può capitare nulla di simile” diventa presto qualcos’altro: «Siete giovani, ci dicevano poi, ne arriveranno tanti altri.» Una frase che causa a Gaia e Marco tantissimo dolore.
«Mi dissero “Dobbiamo indurti il parto”, e io – sotto shock – andai a partorire.»
Una delle cose che nota – nonostante sia in un limbo fatto di sofferenza e trauma – è che, purtroppo, il personale non è formato per tragedie di quella portata. Non c’è lì una psicologa spieghi loro cosa stia accadendo e cosa dovranno fare per riuscire a rivedere la luce. Che tenda loro una mano in un momento così denso di difficoltà.
«Non do la colpa al personale sanitario che non è obbligato a seguire corsi di questo tipo,» chiarisce la 25enne «ma posso solo spronare medici, infermieri e OSS affinché facciano dei corsi per comprendere appieno come gestire una situazione tragica come quella. Noi genitori, in quei momenti, ci sentiamo persi, non sappiamo nulla, non conosciamo il modo giusto di muoverci. Sarebbe giusto che qualcuno già in ospedale ci seguisse.»
Gaia però sa bene che quello che sta affrontando non può combatterlo da sola e sin dalla prima settimana lei e Marco si fanno aiutare da una psicoterapeuta specializzata in lutti perinatali. In più, segue l’associazione italiana Ciao Lapo, che offre aiuto gratuito alle famiglie che si sono scontrate contro questo tipo di lutto.
«Ciao Lapo offre anche corsi gratuiti al personale sanitario proprio perché si sia pronti e attivi a dare conforto a genitori cui è caduto il mondo addosso: vorrei che tutti si potessero rivolgere a loro per riuscire ad aiutare genitori come noi, cui è crollato il mondo addosso.»
Anche perché, come la venticinquenne Gaia sottolinea, ci sono casi ogni giorno: «Faccio parte di un gruppo di mamme speciali come me e purtroppo ogni giorno ci sono nuovi ingressi.»
Grazie alla psicoterapeuta, Gaia e Marco riescono a mettere – non subito, ma con un percorso graduale – in ordine i pezzi della propria esistenza.
«Dopo il parto, non mi riconoscevo più: ero abituata a prendermi cura di me stessa, ad amarmi ma mi sono lasciata andare. Ho trascorso mesi in pigiama, senza uscire di casa. È normale: non possiamo pretendere che la tempesta vada via subito. L’importante è sapere che il sole tornerà: quando si sente la voglia di uscire, anche se è una voglia ancora non del tutto consapevole, da tutto quel dolore, bisogna spingersi verso la luce con tutte le forze che si hanno. E non smettere di farsi aiutare. I momenti no continueranno a esserci, del resto la vita è una montagna russa, ma l’importante è riprendere consapevolezza del proprio valore e farsi seguire sempre. Il mio lavoro mi ha aiutata tanto: riuscire a far uscire da situazioni di disagio, mancanza di autostima e sofferenza altre persone mi dà il coraggio di continuare nel mio percorso di rinascita.»
Ora Gaia è cambiata, non è la stessa di prima – la vita sa farci diventare diversi con le sue batoste – ma non ha perso la sua voglia di vivere: lei e Marco progettano un bel futuro, entrambi lavorano e lei riesce a emozionarsi quando scopre di aver reso la vita delle sue clienti più serena.
Nel loro cuore, per sempre, un’immagine della piccola Clara che ora riescono a ricordare con il sorriso: e chissà che con una manina sia proprio lei a portarli verso la giusta direzione, quella del sorriso e della gentilezza che mamma Gaia dimostra anche solo con una chiacchierata.
«Bisogna sempre ritrovare la strada di casa.»

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