«Hai copiato il nostro marchio»: la Red Bull gli fa guerra ma Mattia Muggittu vince

La Red Bull gli fa guerra per un marchio, giovane mamoiadino vince sul colosso: «Non abbiamo mollato».
Non sempre i grandi vincono sui piccoli, come credenza popolare vuole, ma talvolta chi è dalla parte del giusto riesce a farsi valere e a ottenere giustizia. Ma di cosa si parla?
Be’, della Red Bull e di un’impresa vitivinicola mamoiadina in conflitto per un marchio.
Ma vediamo meglio come sono andate le cose.
Mattia Muggittu, 23 anni, abita a Mamoiada e qui, proprio nel centro della Barbagia, si occupa di quella che è una passione familiare da decenni: la produzione di vino.
«A Mamoiada c’è una forte vocazione per la viticoltura, quindi non è strano che ogni famiglia abbia almeno un vigneto da cui si produce il vino per scorta personale. I miei genitori decisero, una trentina di anni fa, di comprare un terreno dove costruirono una casa in campagna, ed era circondata da un vecchio vigneto (Sae Bisconte). Quel posto diventò punto di ritrovo di tutta la famiglia e in mio padre invece accese una passione per la viticoltura, che lo portò a impiantare diversi vigneti negli anni.»
Fin da piccolo, quindi, Mattia si ritrova immerso in questo ambiente: «Mi sentivo a mio agio, mi piaceva, e quindi si accese la scintilla per intraprendere questa strada, imparando negli anni tanti segreti di questo mestiere.»
La produzione di vino, a questo punto, non andava al di fuori di quella del vino sfuso. Ma Mattia è troppo motivato e vuole fare di più: nel 2018 prende il diploma in economia e marketing e poi si iscrive alla facoltà di Enologia a Oristano proprio per diventare enologo di professione. Insomma, non più un “hobby”, ma un vero impiego e, supportato dalla famiglia, inizia a lavorare sul marchio.
«La mia idea era di rappresentare un simbolo che rappresentasse il nostro territorio. Dato che ancora oggi a Mamoiada vengono utilizzati i due buoi per arare i vigneti, mentre nella maggior parte dei territori sono ormai scomparsi, ho voluto raffigurare questo simbolo nel logo. Per l’altra parte del marchio, i disegni concentrici, mi sono ispirato ai disegni che ci sono scolpiti in una stele di 3500 anni fa, Perda Pintà o chiamata anche Stele di Boeli, che si trova nella zona dove sorge anche la nostra cantina (Boeli). Quindi di conseguenza Boeli è anche il toponimo della zona.»
Ma poco più di un anno fa gli arriva una pec: il legale della Red Bull urla a gran voce che Mattia non possa usare quel marchio. Per loro è ovvio che abbia preso spunto dal celebre marchio della bevanda energizzante quindi pensano che sia concorrenza sleale.
«Dicevano che avrei potuto sfruttare la loro visibilità con il mio marchio.»
Quindi loro risalgono al marchio, che intanto Muggittu ha registrato in camera di commercio, ma nei nove mesi obbligatori per registrare si oppongono.
«Ovviamente, essendo molto giovane e avendo tanti obbiettivi da raggiungere e tante ambizioni, non è stato per niente facile né per me né per la mia famiglia. Per arrivare a una bottiglia ci sono tantissimi sacrifici e il pensiero che tutti questi sacrifici non fossero serviti a niente ci ha demoralizzato tanto e tagliato un po’ le gambe. Ci veniva detto di cambiare il marchio, sono iniziate anche le trattative. In seguito ci hanno offerto anche 7500 euro per cambiare.»
Sì, perché alla fine arriva una telefonata, in casa Muggittu: l’avvocato li avvisa di aver vinto. L’ufficio brevetti dà infatti ragione a loro.
«Sentirsi dare questa notizia non ha avuto prezzo. È stata una grande emozione e soprattutto una grande soddisfazione. Ho ricevuto migliaia di messaggi di solidarietà e di complimenti per la tenacia e il coraggio per aver affrontato questo colosso.»

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