Generazioni di donne a confronto: il nuovo libro della tortoliese Giancarla Marongiu
Oggi con Giancarla Marongiu parleremo di questa fatica letteraria e del suo amore per la cultura e la divulgazione.
Giancarla Marongiu, insegnante cagliaritana ma tortoliese d’adozione da ormai più di 40 anni, appassionata di teatro e opera lirica, ha dato alle stampe un libro con Edizioni Parteolla, “Armonia come acqua”. Oggi con lei parleremo di questa fatica letteraria e del suo amore per la cultura e la divulgazione.
Quando e come è nata la sua passione per la scrittura?
Non posso dire con precisione a quando risalga il mio amore, la mia predisposizione nei confronti della lettura e della scrittura, penso sia nata con me e non posso immaginare la vita senza. Ho sempre prediletto la comunicazione scritta perché permette di considerare, valutare e scegliere le parole più adatte per esprimere il concetto che desidero comunicare. La scrittura offre anche l’opportunità di entrare in contatto con se stessi, le proprie emozioni e sentimenti e di conseguenza con il mondo circostante. Vedo la scrittura come ricerca dell’armonia sempre più profonda, accurata, sensibile e consapevole.
Come è sorta l’idea del libro e quale messaggio vuole veicolare?
La decisione di pubblicare è stata una scelta dettata dall’amore nei confronti dei miei cari, delle donne e di chi ogni giorno subisce violenza. Ho voluto anche mettere in risalto il concetto che nella violenza non esistono ne vincitori ne vinti, solo perdenti. Armonia come acqua ha preso corpo durante l’ondata del primo Covid, dove essendomi ammalata in maniera seria e avendo avuto a disposizione dei mesi lontano dal lavoro, ho avuto il desiderio e trovato il coraggio di rispolverare il racconto che tenevo chiuso in un cassetto. L’idea di lasciare qualcosa che potesse appartenere al cuore e all’anima e che divenisse un messaggio di speranza reattiva e quindi un piccolo contributo di consapevolezza hanno saputo annaffiare la volontà di portare avanti il progetto.
“Armonia come acqua”. Di cosa parla il suo romanzo?
Il romanzo si svolge in un arco temporale che va dagli anni trenta del secolo scorso sino ai giorni nostri e racconta le esperienze, a volte dolorose, di tre generazioni di donne. L’anziana Maria racconta ad Elisabetta, sua nipote, e alla sua amica Eugenia, del suo bagaglio di esperienze anche dolorose e lo fa con circospezione, cura ed attenzione cercando di non turbare la sensibilità di chi la ascolta. Le giovani donne si trovano a dover affrontare un personale percorso di dolore e di abuso.
Come riusciranno queste donne a trovare salvezza?
Attraverso la condivisione e il reciproco sostegno, fatto anche solo di gesti e silenzi, sapranno esserci le une per le altre trovando una risoluzione che sia di rispetto reciproco.
Quanto, secondo lei che è insegnante, è importante che i giovani vengano coinvolti in attività legate alla lettura e alla scrittura?
Ritengo sia fondamentale fornire sin dalla prima infanzia la possibilità di usufruire di momenti costanti e frequenti di narrazione di favole, racconti e leggende e al contempo la creazione/invenzione individuale, o in piccoli gruppi, di racconti da parte di bambini dove la fantasia possa svilupparsi e allo stesso tempo favorire l’esorcizzazione di paure e preoccupazioni. Indispensabile è l’utilizzo di libri adatti all’infanzia, come i silent book , in modo da favorire lo sviluppo dell’intelligenza divergente e creativa.
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Il Lavatoio comunale di Ulassai: opera di arte pura grazie agli interventi di Maria Lai, Nivola, Veronesi e Strazza
Il lavatoio comunale è uno dei simboli del paese di Ulassai e uno degli edifici più importanti del Museo all'aperto dedicato all'artista ulassese Maria Lai.
Il Lavatoio comunale di Ulassai è stato edificato tra il 1903 e il 1905 per volontà del sindaco Antonio Cannas, su progetto dell’ingegnere cagliaritano Ravot. Il lavatoio, caduto in disuso negli anni Settanta, è stato recuperato e arricchito da importanti installazioni artistiche dal 1982 al 1987. Anche il Lavatoio comunale di Orani è diventato nel tempo, come riporta Wikipedia, negli anni un importante Museo d’arte contemporanea.
Oggi il Lavatoio comunale di Ulassai è infatti tra gli edifici più significativi del “Museo a cielo aperto” del paese. Gli artisti che hanno trasformato la struttura in un’opera d’arte contemporanea sono stati Maria Lai, Costantino Nivola, Luigi Veronesi e Guido Strazza.
Analizziamo nello specifico i loro contributi artistici:
L’opera di Maria Lai è collocata nel soffitto della parte interna dell’edificio, è costituita da diverse corde che si intrecciano e si legano su dei tubi in ferro a formare un enorme telaio tradizionale, tra una corda e un’altra si intravedono le pareti del soffitto colorate di neri, grigi, rossi a dare ritmo e profondità all’intero impianto compositivo, inaspettati appaiono nella parte laterale anche dei tronchi d’albero legati l’un l’altro e incassati nel muro.
L’opera di Costantino Nivola, l’ultima della carriera dell’artista, è costituita da una serie di tubi di bronzo disposti a fila indiana sopra il muro intermedio delle vasche, ad ognuno dei tubi sono state applicate delle tegole di bronzo nelle quali scorre l’acqua e si riversa nelle vasche stesse. Lo scorrere lento dell’acqua genera delle melodie sonore tanto da far sembrare che l’acqua canti. L’artista volle, attraverso questa operazione, “accompagnare il canto dell’acqua con quello delle donne”.
L’opera di Luigi Veronesi, collocata nell’arco della fontana, è un mosaico di piccoli pezzi di granito,di marmo rosa,di marmo bianco, e sassi di mare a formare delle mezzelune colorate(movimento delle acque) in quarzite brasiliana e in marmo rosa del Portogallo, l’opera muraria risponde a pieno agli stilemi del suo percorso creativo per quanto riguarda le tele e le incisioni.I numerosi e vari pezzetti di pietra e marmo, sono stati “messi in opera” all’interno dell’arco uno per uno personalmente dall’artista MARIA LAI insieme ai mastri muratori di Ulassai.
L’opera con la pavimentazione del piazzale sono di Guido Strazza, entrambe sono dei mosaici di pianelle di marmo bianco, granito bianco e nero, ispirati alla delicata forma delle spighe di grano(in granito Nero Africa). La parte semicircolare in rilievo rappresenta il sole mentre le lunghe “semicurve” in granito nero che partono dal basso verso la parte alta dell’arco, rappresentano le spighe del grano.
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