(VIDEO) Lo sapevate? La particolare storia della sepoltura di Grazia Deledda e la curiosa “vendetta” della scrittrice

Il trasferimento della salma di Grazia Deledda da Roma a Nuoro tra imprevisti e intoppi: ecco perchè si parla di una sorta di "vendetta" dall'aldilà da parte della scrittrice
È il 1936, Grazia Deledda dopo la sua morte viene sepolta per suo desiderio nel cimitero del Verano a Roma, nella tomba a forma di nuraghe che lei stessa aveva voluto.
Un desiderio non così insolito dato l’amore profondo per la sua terra, ma pur sempre a distanza di chilometri.
23 anni più tardi, nel 1959, un gruppo di intellettuali nuoresi, tra cui Mario Ciusa e l’avvocato Mastio allora sindaco di Nuoro, chiedono il trasferimento della salma della scrittrice nella sua città natale. Fu necessario il consenso di suo figlio Francesco Madesani, che diede il suo benestare in seguito una accurata riflessione, in quanto Grazia Deledda non aveva mai espresso la sua volontà di essere sepolta a Nuoro dopo la morte.
Un fatto strano per i suoi conterranei, che iniziarono a definire ciò che accadde nel 1959 come una rivalsa da parte della scrittrice.
Così il 19 giugno inizia il trasferimento delle spoglie di Grazia Deledda su un traghetto in partenza da Civitavecchia, ma questo non salpò per via di uno sciopero di marittimi. Venne valutato un trasferimento su una corvetta militare, ma anche in questo caso non si potette procedere. Dopo mille peripezie, si decise di trasportarla su un aereo militare, che giunse in terra sarda il 20 giugno.
Il giorno successivo si tennero le celebrazioni solenni. La cerimonia ebbe risonanza nazionale e fu raccontata con un con una radiocronaca diretta da Paolo Piga e Giorgio Atzeni. Una folla immensa si riunì ai piedi del Monte Ortobene nella chiesetta della Solitudine, per accogliere finalmente a casa la scrittrice premio Nobel.
Caso vuole che, giunti alla piccola chiesetta si verificò uno spiacevole evento. La bara, trasportata da quattro giovani nuoresi in abito tradizionale, era troppo grande per essere accolta dal sarcofago di granito nero, creato da Ciusa. Ci fu immediatamente una riunione straordinaria, durante la quale si decise di tumulare il feretro sotto il pavimento della chiesa, perpendicolare al sarcofago in basalto. All’insaputa della folla venne scavato un tunnel in modo che chiunque fosse andato a tributare un saluto la scrittrice, l’avrebbe potuto fare nel posto giusto.
È così che è nata la leggenda che narra di una sorta di vendetta di Grazia Deledda, che avrebbe voluto rimanere nella famosa tomba a forma di Nuraghe, a Roma.
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