Torna l’incubo della peste suina in Sardegna. Tre casi a Dorgali: il virus forse “importato”

Tre casi di peste suina africana sono stati individuati in un allevamento di Dorgali: è dal 2018 che in Sardegna non si registravano focolai del virus. I tre nuovi casi nell'Isola potrebbero dunque essere stati "importati"
Tre casi di peste suina su tre maiali di un allevamento di Dorgali.
La Sardegna ripiomba nell’incubo del virus, proprio quando si pensava di aver eliminato finalmente il problema.
I contagi rilevati a Dorgali potrebbero essere del genotipo 2, quindi non del tipo che circolava prima in Sardegna ma di quello che sta dilagando nella Penisola e provocando abbattimenti di massa.
La notizia è stata data questa mattina durante la riunione della commissione Agricoltura del Consiglio regionale. «Siamo davanti alla possibilità che si tratti del genotipo 2» ha spiegato in questa circostanza l’assessore alla sanità Carlo Doria, « Quindi sarebbe un caso di importazione».
“La nostra posizione sulla gestione della Peste suina africana (PSA) da parte della Regione è sempre stata chiara: non si deve allentare la presa nei controlli in Sardegna, nelle merci e negli animali vivi in entrata nei nostri porti e aeroporti, a maggior ragione da oggi in avanti dopo l’individuazione del focolaio a Dorgali”.
Non fa giri di parole il presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele, nel mettere in evidenza l’estrema preoccupazione per il riaffacciarsi sull’Isola del terribile virus dei suini: una malattia che dalle campagne sarde era scomparsa nel 2018 nei suini domestici e da inizio 2019 nei cinghiali.
“Le ragioni dei nostri sindaci sono le nostre ragioni. Dopo tanti sacrifici è tempo, per le nostre comunità, di uscire dalla riserva indiana della zona rossa, a cui ci costringe l’ultimo Regolamento di esecuzione”. Così il consigliere regionale Salvatore Corrias, intervenuto in V Commissione, il quale ha incalzato la Giunta regionale “affinché trovi la quadra e dia le giuste garanzie agli allevatori del Supramonte e del Gennargentu, che in essa hanno riposto le loro legittime attese. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo” ha commentato il consigliere regionale ogliastrino Salvatore Corrias.
“In attesa di capire, a conclusione delle analisi di laboratorio in corso in queste ore, se si tratta del genotipo 1 della PSA, la variante storicamente presente sull’Isola, o del genotipo 2 quella diffusa nel resto d’Italia e in buona parte dell’Europa orientale e dell’Asia – ha proseguito Mele – i servizi competenti regionali, in collaborazione con il ministero della Salute e i soggetti di gestione di sanità animale presenti sulla penisola, devono subito mettere in campo tutti gli uomini, le energie e le risorse per limitare la possibile diffusione del virus. La gestione ottimale della biosicurezza sarà la chiave di volta indispensabile per arginare il contagio con successo. Le notizie che nelle ultime settimane arrivano dalla Lombardia, dove si trovano il 50% degli allevamenti suinicoli d’Italia, ci raccontano di un quadro sanitario davvero critico e delle forti difficoltà che ogni giorno emergono per far fronte alla Peste suina africana, non più nei selvatici, ma anche all’interno di stabilimenti dove si trovano decine di migliaia di capi. Come Confagricoltura Sardegna ci mettiamo a disposizione delle istituzioni e degli allevatori, in tutte le forme necessarie, per favorire la buona riuscita delle azioni di contrasto ed eradicazione”, ha concluso Paolo Mele.

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