Lo sapevate? L’abito tradizionale bariese conquistò anche i francesi

Gli acquarelli che potete vedere all'interno dell'articolo riferiti all'abito tradizionale bariese sono stati trovati nel 2009 presso un antiquario di Parigi.
Non particolarmente elaborato, semplice nelle forme e nei tagli sartoriali nonché nell’austerità dei materiali impiegati per la realizzazione: ecco com’è descritto da Gabriele Lai, Presidente dell’Associazione Nostra Signora di Monserrato, l’abito tradizionale di Bari Sardo. «Elementi chiari che fanno risalire l’appartenenza di questi abiti ad un ceto sociale non particolarmente benestante» spiega Lai.
Ma ci sono delle eccezioni – come precisa l’esperto.
«La prima rappresentazione iconografica attendibile del vestiario bariese è quella riconducibile agli acquarelli di Giovanni Gessa del 1858. Questi acquarelli sono stati trovati nel 2009 presso un antiquario di Parigi e acquistati dall’Istituto Superiore Regionale Etnografico di Nuoro dove attualmente vengono custoditi. Purtroppo di questo pittore sappiamo ben poco, se non che gli furono commissionati quattordici acquarelli in rappresentanza di sei paesi diversi della Sardegna tra cui anche Bari Sardo.
A ordinare le opere – che si distinguono per la qualità del tratto, per la meticolosità del disegno quasi da miniatura e per attendibilità di forme e colori degli abiti riprodotti, Monsieur Ch. Dieude’ Defly Consul De France à Milan.
«Queste fogge vestimentarie, nel corso degli anni, subirono dei radicali cambiamenti. Soprattutto l’abito maschile, che venne totalmente abbandonato per utilizzare forme più semplici riconducibili alle mode europee che caratterizzarono soprattutto i costumi maschili di parecchi paesi della Sardegna. Diversamente, l’abito femminile mantenne questa foggia fino alla fine dell’Ottocento o ai primi anni del 1900 quando stoffe d’importazione e scialli assieme a fazzoletti di seta rivoluzionarono il modo di vestire degli ogliastrini.»

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