Paolo Fresu ricorda l’estate da bambino: “Al mare andavamo poco, forse è per questo che non so nuotare”

Si tratta di un aneddoto, tratto dal suo libro "Musica dentro" edito da Feltrinelli.
Paolo Fresu ha pubblicato su Facebook un toccante ricordo della sua infanzia.
Si tratta di un aneddoto, tratto dal suo libro “Musica dentro” edito da Feltrinelli.
“Al mare ci andavamo poco – scrive il musicista -. Nonostante le spiagge fossero a poco più di trenta chilometri da Berchidda il viaggio era lungo, e il passaggio a livello del centro di Olbia era micidiale perché si creava sempre una fila chilometrica e si poteva attendere anche un’ora sotto il sole. Partivamo con la Cinquecento familiare di mio padre (quella che usava per trasportare i bidoni del latte e il mangime per gli animali) stracarica di ombrelloni, canotti, ochette, pasta scotta portata da casa, angurie, e la giornata non finiva mai. Il bagno non si poteva fare prima di due ore dopo aver mangiato e spesso ci rimettevamo in macchina per il ritorno senza essere entrati in acqua.Andavamo in Costa Smeralda, a Capriccioli, a Baia Sardinia, a Porto Istana, dove le spiagge erano completamente deserte. In alcuni ristoranti e bar c’erano dei cartelli che vietavano l’ingresso ai sardi. Ero ancora piccolo per capire bene cosa significasse, ma mi sentivo comunque a disagio, e non l’ho dimenticato. Forse per tutti questi motivi non ho mai imparato a nuotare, e comunque noi berchiddesi non siamo gente di mare. Da noi il pesce fresco continua ad arrivare solo di venerdì”.

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