I 5 figli scomparsi nel nulla di Giorgio Soddu/George Sodder: la tetra vicenda che unisce USA e Sardegna

Parte da Tula giovanissimo, alla ricerca del sogno americano, e riesce nel suo intento: Giorgio Soddu diventa George Sodder e si sposa con Jennie Cipriani negli USA, dando alla luce 10 figli. Ma nel ’45 cinque figli della coppia scompaiono nel nulla, dopo un tragico incendio: cosa accadde alla famiglia Sodder, nel West Virginia?
È la notte di Natale del 1945 quando a Fayetteville, una cittadina del West Virginia, si consuma una tragedia che unirà USA e Sardegna per sempre, quella della famiglia Sodder, quando cinque bambini spariscono nel nulla, come inghiottiti da un buco nero.
Ma facciamo un passo indietro.
Giorgio Soddu, di Tula, è molto giovane quando parte per il sogno americano e ce la fa: il suo nome diventa George Sodder. Quando incontra l’italoamericana Jennie Cipriani scoppia l’amore: i due si sposano a Cherleston nel 1922 e la loro unione sembra benedetta da Dio in persona. Dieci i figli che la coppia mette al mondo, tutti sani e tranquilli. I dodici nel 1930 si trasferiscono, appunto, a Fayetteville. George è riuscito a cavarsela piuttosto bene lavorando nelle miniere di carbone della zona – che pare facessero gola alla mafia siciliana in America e che protessero quella zona dalla povertà della guerra, tanto erano floride – e costruisce una grande casa dove, insieme a Jennie, tira su la loro famiglia numerosa.
Insomma, sembra proprio che nessuna nuvola oscuri l’orizzonte però… be’, George – che ha un carattere forte, il classico uomo che si è fatto da solo – non manca mai di esprimersi in modo forte e negativo verso il fascismo e pare che il suo nome fosse finito in un dettagliato fascicolo del Casellario Politico Centrale di Roma. Ma non solo: proprio nell’anno della sua tragedia personale, quando la guerra – dove combatte anche il suo primogenito 23enne John – finisce, con la caduta del regime, lui non si contiene.
Ma torniamo alla terribile notte del dicembre del 1945.
In casa Sodder ci sono George e Jenny più i nove figli. John, il maggiore, come abbiamo detto, era arruolato e ancora non è tornato a casa. C’è aria di festa, i bimbi sono tanti e nulla sembra – ancora – strano. I ragazzini possono andare a letto più tardi del solito, ma mamma Jennie sale con la figlia più piccola a dormire.
Intorno a mezzanotte, mezzanotte e mezza, la donna viene svegliata dallo squillo del telefono al pianterreno. Scende, stanca, e risponde. Quando sente la voce di una donna che le chiede qualcosa riguardo un individuo che lei non conosce, pensa a uno sbaglio, soprattutto perché in lontananza si sentono brindisi e voci scherzose. Del resto, è la notte di Natale. Ecco, solo una cosa la turba nel profondo: prima di chiudere la chiamata, sente una risata che in seguito definirà agghiacciante.
Comunque, non ci pensa troppo e sta per tornare a dormire quando si accorge che la luce dell’ingresso è accesa, che la porta non risulta chiusa a chiave e che le imposte sono aperte. Pensa più che altro che i bimbi si siano sbizzarriti un pochino prima di salire a dormire e, dopo aver sistemato tutto, risale a dormire. È proprio in questo momento che sente un forte rumore, come di qualcosa che cade sul tetto e rotola. Non dà troppo peso nemmeno a quest’ennesima stranezza e finalmente, esausta, si avvia verso il letto.
Ma il riposo dura poco.
Intorno all’una e mezza un fortissimo odore di bruciato sveglia lei e il marito George.
Si alzano, radunano i figli che dormono nel loro stesso piano e chiamano gli altri, un piano più su. Provano anche a telefonare ai soccorsi ma il telefono – che aveva squillato normalmente solo poche ore prima – non funziona. Quattro figli sono al sicuro, ma i cinque del piano superiore non ci sono, tre femmine e due maschi. La casa prende fuoco tutta molto velocemente, essendo in legno, e George – mentre Jennie corre dai vicini per chiamare i soccorsi – e i due figli maggiori cercano la loro scala a pioli che li avrebbe aiutati a salire su senza passare dall’ingresso infuocato, ma la scala sembra sparita nel nulla. Prova anche a mettere in moto il camion che usava per la miniera per il medesimo scopo, ma il mezzo non si accende.
Quando arrivano i pompieri non c’è più nulla da fare e, dopo spento l’incendio, della casa non rimane che un cumulo di cenere.
Alcuni fatti strani erano accaduti nei tempi precedenti: i bambini dissero di aver notato spesso un’auto sospetta parcheggiata nelle vicinanze e non solo, un assicuratore aveva fatto visita a George dicendo che se non avesse stipulato la polizza la sua casa sarebbe finita bruciata e la sua famiglia distrutta.
Le indagini mostrano un fatto ancor più inquietante: i corpi – o meglio, le ossa – dei cinque bambini non risultano presenti nei residui della casa, eppure con grande fretta le indagini si chiudono. Le autorità sono totalmente certe che l’incendio sia stato causato da un cortocircuito, nonostante George fosse convinto di no: l’impianto, sostiene, era stato messo a norma da poco. Vengono poi trovate delle ossa in quel che rimaneva della casa ma viene presto stabilito che non siano dei piccoli Sodder: non erano compatibili con le età dei piccoli scomparsi, tra i 14 e i 5 anni, e si trovavano nel luogo in precedenza.
Ma i genitori non si arrendono: nel tempo offrono anche dei premi in denaro per chiunque avesse informazioni e girano gli USA alla ricerca dei loro cinque figli scomparsi. I coniugi Sodder ricevono per posta nel ’67 la foto di un ragazzo dalla fisionomia italiana, vestito come nella Sicilia dell’epoca, con la scritta sul retro “Louis Sodder. I love brother Frankie. Ilil Boys. A90135”. Il numero desta sospetti, essendo il codice postale di Palermo.
Ma nemmeno questa pista porta da nessuna parte: George e Jennie muoiono senza sapere cosa accadde alla loro famiglia, l’uno nel ‘69 e l’altra nell’89.

© RIPRODUZIONE RISERVATA