Lo sapevate? Fu un sardo a inventare la televisione: Augusto Bissiri di Seui

Quasi tutti l'hanno dimenticato ma fu un inventore sardo, Augusto Bissiri, a ideare l'antenato della televisione, capace di trasmettere immagini da una parte all'altra del mondo. Originario di Seui, Bissiri aveva studiato a Cagliari, ma si era trasferito nel 1905 a New York, dove aveva dato vita all'apparecchio destinato ad entrare non solo nella storia, ma anche in tutte le nostre case.
Lo sapevate? Un sardo inventò la televisione: Augusto Bissiri, di Seui.
Un sardo ha inventato la televisione: la straordinaria storia di Augusto Bissiri, il genio di Seui che ha cambiato il mondo.
Nel cuore dell’alba del XX secolo, mentre New York viveva la sua inarrestabile crescita industriale e culturale, un giovane sardo proveniente da un angolo sperduto della Sardegna arrivava nella città che stava per diventare la capitale mondiale del progresso tecnologico. Augusto Bissiri, nato nel 1879 a Seui, un tranquillo paesino della Barbagia di Seulo, non era un uomo come gli altri. La sua mente brillava di un’intelligenza rara, una curiosità insaziabile e una creatività che sembrava non conoscere confini. Lontano dalla sua terra, tra le strade caotiche di Manhattan, Bissiri avrebbe intrapreso un viaggio che lo avrebbe reso protagonista di una delle invenzioni più rivoluzionarie della storia della comunicazione: la televisione. La sua storia è quella di un uomo capace di sognare oltre i limiti del possibile, di immaginare un mondo in cui l’immagine si trasmette attraverso onde invisibili, un’idea che sembrava fantascienza ma che avrebbe cambiato per sempre la nostra vita quotidiana. Un sardo, con il suo spirito indomito e la sua mente acuta, ha fatto il suo ingresso in un mondo che stava nascendo, portando con sé la scintilla di un futuro che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. In un’epoca segnata da una continua evoluzione tecnologica, Bissiri divenne l’incarnazione del genio poliedrico, una figura che, come Leonardo da Vinci nei secoli precedenti, si spingeva oltre le convenzioni, guardando al futuro con occhi nuovi e senza paura di esplorare territori ancora sconosciuti.
La storia di Bissiri è un’epopea di ingegno e determinazione. Laureato in Giurisprudenza a Roma, presto comprese che la sua vera vocazione risiedeva nelle scienze e nella tecnologia. Il suo primo colpo di genio giunse nel 1900, con l’invenzione di un dispositivo per prevenire le collisioni ferroviarie, adottato non solo in America ma anche nella sua Sardegna natia, sulla tratta tramviaria Cagliari-Quartu.
Ma fu nel 1906, appena un anno dopo il suo arrivo in America, che Bissiri si catapultò nell’olimpo degli inventori. Presso la sede del “New York Herald”, dimostrò il funzionamento del suo “Live Picture Production”, un apparecchio capace di trasmettere immagini fotografiche da una stanza all’altra. Questo evento segnò la nascita concettuale della televisione, un’invenzione che avrebbe plasmato il corso del XX secolo e oltre.
L’eco di questa scoperta risuonò in tutto il mondo. I giornali dell’epoca celebrarono il giovane sardo, e persino il sindaco di New York gli conferì una targa commemorativa, oggi conservata nella Casa Farci di Seui, testimonianza tangibile del suo trionfo.
Ma Bissiri non si adagiò sugli allori. Nel 1917, superò se stesso riuscendo a teletrasmettere immagini via cavo dall’ufficio londinese del Daily Mail alla sede newyorkese del New York Times. Questo esperimento culminò nel brevetto del tubo catodico, registrato il 7 agosto 1922, pietra miliare nella storia delle telecomunicazioni.
La mente fertile di Bissiri non conosceva limiti. La sua carriera fu costellata di invenzioni che spaziavano dal pratico al fantasioso: congegni a pedale per girare le pagine degli spartiti musicali, posacenere con spegnimento automatico, strumenti per la registrazione vocale, e persino una cerbottana per il lancio di aeroplanini di legno e un distributore di palline a moneta. Ogni sua creazione era un tributo alla versatilità del suo ingegno.
Nonostante il suo contributo fondamentale alla tecnologia moderna, il destino di Bissiri fu quello di molti geni incompresi. Alla sua morte, avvenuta nel 1968 a Los Angeles, il suo nome scivolò gradualmente nell’oblio. Anche in Sardegna, dove un tempo era stato celebrato come eroe locale (l’Unione Sarda del 22 maggio 1906 gli dedicò parole di elogio: “Ai valorosi che, come il giovane Bissiri, per il bene dell’umanità si sacrificano, vada il nostro plauso e la nostra ammirazione”), il suo ricordo sfumò nel tempo.
Oggi, solo a Seui, il suo paese natale, la memoria di Augusto Bissiri resiste. Il Liceo Scientifico locale porta il suo nome e quello di suo fratello Attilio, mantenendo viva la fiamma del suo lascito intellettuale.
La storia di Augusto Bissiri è un monito e un’ispirazione. Ci ricorda che il genio può emergere dai luoghi più inaspettati e che le grandi rivoluzioni tecnologiche spesso nascono da sogni audaci e menti visionarie. In un’epoca in cui la televisione e le comunicazioni digitali dominano le nostre vite, è doveroso ricordare e onorare questo pioniere sardo che, armato solo del suo ingegno e della sua determinazione, gettò le basi per un futuro che all’epoca poteva sembrare fantascienza.
La sua storia merita di essere riscoperta e celebrata, non solo come tributo a un grande inventore, ma come testimonianza del contributo italiano e sardo all’innovazione globale. Augusto Bissiri, il visionario di Seui, resta un faro di ispirazione per tutti coloro che osano sognare in grande e perseguono le proprie idee con passione instancabile.

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