La designer Violetta Scanu, da Mogoro a Londra per poi fare ritorno: «Amo la mia terra, è qui che voglio lavorare»

La designer Violetta Scanu, originaria di Mogoro, dopo aver fatto esperienza in alcuni studi importantissimi a Londra, ha deciso: il suo cuore era in Sardegna, e lì avrebbe fatto fruttare le competenze acquisite all’estero.
Siamo abituati a storie di giovani sardi che, sentendosi senza prospettive, partono, aprono locali all’estero, trovano la propria strada, diventano quello che volevano lontani – ma pur legati alla terra d’origine da sangue e cuore, capita quasi sempre – da qui, da quest’Isola granitica che non sempre dà quel che si vuole.
Ma questa storia è diversa perché la designer trentenne Violetta Scanu, originaria di Mogoro, dopo essere partita per Londra per maturare professionalmente, è tornata in Sardegna, pronta ad aiutare nella valorizzazione isolana grazie a nuove competenze professionali.
Ma facciamo un passo indietro.
«Da piccola non sapevo esattamente di cosa mi sarei occupata, ma ho sempre saputo che il mio lavoro avrebbe avuto a che fare con la creatività, con lo sperimentare» racconta Scanu. «Disegnavo tantissimo e mi piacevano la moda, l’arte, il design. In casa trovavo le riviste di interior di mia madre e le guardavo incuriosita, pensando che un giorno avrei voluto entrare in quel mondo in cui tutto sembrava studiato e allo stesso tempo si incastrava perfettamente con la creatività del progettista.»
Be’, del resto la passione per il design in casa si respira insieme all’aria. «Mia madre, presidentessa della Coop tessitrici Su trobasciu, sin da piccola mi portava in laboratorio e da lì credo che sia nato tutto. Ero circondata dalla bellezza dell’artigianato ma non solo, si iniziavano a sperimentare linee di design moderno mixato all’artigianato sardo e io potevo respirare tutto ciò. Vedevo chi progettava il nuovo e le tessitrici che davano vita sia al nuovo che al tradizionale. E io da lì ho iniziato a disegnare, un po’ per gioco, qualche pezzo.»
Poi gli studi: Violetta Scanu studia prima Urbanistica poi Architettura del Paesaggio al Politecnico di Torino. «Il ramo di Architettura in generale ha laboratori di progettazione estenuanti, vivevo in simbiosi con i miei colleghi universitari, dormendo pochissimo per portare avanti il progetto! Così, una volta finiti gli esami di laboratorio di progettazione ci risvegliavamo dal periodo di clausura e iniziavamo a partecipare a tutti gli eventi possibili. Torino è una città bellissima, ricca di ispirazioni e stimoli, una città piena di eventi legati alla musica, al design, all’architettura, all’arte ma non solo. Vivevamo tutte queste esperienze in maniera totalizzante: sono stati anni bellissimi! In più grazie alla specialistica ho potuto viaggiare tanto, facendo dei periodi a Genova, Vienna, Berlino… il mio chiodo fisso però rimaneva uno: prima o poi aprirò il mio studio!»
Dopo la laurea, Violetta torna in Sardegna e inizia a lavorare in uno studio di progettazione sardo e, dopo l’Esame di Stato, arriva la decisione: Scanu prepara la valigia direzione Londra. «Un grosso studio di progettazione del paesaggio (tra i miei preferiti) aveva risposto alla mia candidatura! A me non sembrava vero» racconta. «Appena arrivata, ho fatto il colloquio da Gillespies, mostrando il mio portfolio in cui c’erano diversi progetti sia di architettura del paesaggio, sia di grafica che di design. Questa attitudine alla multidisciplinarietà è stata apprezzata tantissimo, così mi hanno offerto una posizione e ho iniziato in questa enorme e caotica città! Lo studio era in una zona bellissima della città, centrale e multiculturale: feci subito amicizia e conobbi persone che venivano da ogni parte del mondo: Thailandia, Australia, Cina, Canada, Tibet ecc… Per me era un sogno! Durante la progettazione, scoprivo nuovi modi e tecniche di progettazione, anche a livello pratico, nell’utilizzo dei programmi. Mi scontrai con la lingua, inizialmente si fa fatica a capire tutto e ad esprimersi, si inizia timidamente, ma dopo inizi a farti l’orecchio e risulta tutto più semplice!»
Dopo Gillespies, arriva un’opportunità in un altro studio: l’offerta lavorativa è ottima e Violetta accetta subito. «Sapevo che a Londra non ci sarei stata per sempre quindi più imparavo e più scoprivo nuove realtà e meglio era! Bdp era ancora più grande, aveva vari settori, dall’interior, alla grafica, al lighting design team, architetti, ingegneri ecc. È una multinazionale, con varie sedi in tutto il mondo, progettavamo per la Città di Londra, come per gli Emirati Arabi Uniti. Erano progetti enormi, a volte di intere città da zero, come nel caso di New Cairo. Collaboravo anche con il team di David Chipperfield – che ha ricevuto il più alto riconoscimento globale per l’architettura nel 2023: il Pritzker Prize – per un grosso progetto per la riqualificazione dell’ex ambasciata americana di Londra. Erano tutte grandi soddisfazioni lavorative, ma dentro di me sentivo che non mi davano appieno le soddisfazioni che avrei voluto e soprattutto che sapevo di non voler rimanere lì per sempre, in nome della carriera. Progettavo spesso situazioni veramente poco sostenibili a livello ambientale (come il creare una città da zero in mezzo ad un deserto!). Continuavo a seguire da lontano i progetti di design e di grafica, mi mancava tantissimo la Sardegna e il poter seguire in maniera completamente autonoma i miei progetti. Stavo iniziando a capire che era arrivato per me il momento di mettermi in gioco in maniera individuale.»
Poi il Covid arriva, abbattendosi su tutti, e dopo il primo anno di smartworking dal mio appartamento di Londra Scanu decide di tornare a casa, di rimettere piede nel suo paese, Mogoro.
«All’inizio è strano perché passi da una realtà enorme ad una piccolissima in confronto. Ma sei a casa e solo sentire il profumo del mare ti rimette in sesto. E poi la Sardegna è grande, difficilmente sono statica in un punto, prendo la macchina e parto alla ricerca di nuove ispirazioni!»
Appena rientrata, si mette subito un obiettivo: approfondire le conoscenze acquisite, quindi frequenta un corso di fotografia e si iscrive ad un master a Venezia.
«È un master multidisciplinare che parte dalla progettazione dell’interior design alla comunicazione del brand, passando dalla fotografia, al video making, alla progettazione di un sito web. Un master che ti dà la possibilità di creare o di ripensare l’identità di un’azienda a 360°. Quindi sia la progettazione dello spazio fisico e di tutta la brand identity necessaria per lo sviluppo dell’attività e della sua comunicazione e marketing. È stato un master super intensivo che volevo fare da anni perché i docenti sono tra i più importanti professionisti del settore, da fotografi di Elle Decor a stylist per Hermes, a progettisti per Artemide, a web designer per Amini. Ci hanno insegnato ogni aspetto per lo sviluppo di un brand.»
Contemporaneamente, partecipa a un bando per le nuove imprese della Marmilla, vincendolo. «Così capisco che era arrivato il momento di iniziare.»
È proprio così che nasce Volver studio – che si occupa di branding a 360°, che appunto significa tornare.
«Tutte le competenze acquisite in questi anni, dall’università, all’esperienza lavorativa, al master si concentrano in Volver che segue e sviluppa l’identità, sia digitale che offline, di un’azienda pubblica o privata. Non sono sola, ho bravissimi collaboratori con specifiche competenze: dal marketing al product design.»
Le soddisfazioni? Be’, Violetta Scanu è proprio una figlia di Sardegna: «Lavorare con realtà locali, ma che fanno parte del mio DNA, mi rende estremamente orgogliosa. Mi fanno sentire parte di un processo vero e genuino di sviluppo del territorio. Viviamo in una delle isole più belle del mondo, più invidiate del mondo, abbiamo arte, cultura, artigianato, un’identità ben radicata. Molte amministrazioni fanno di tutto per poter sviluppare queste potenzialità ed è da lì che parte tutto! Dalla visione lungimirante del territorio. Abbiamo davvero tanto e nonostante i rischi, di cui sono la prima ad essere consapevole, spero che i giovani che sono innamorati della loro terra, tornino e si buttino nei loro sogni più disparati.»
Non è semplice essere giovani in Sardegna, la ragazza lo sa, e anche nel resto dell’Italia le cose non sono semplici ma c’è un ma: «Per quanto mi riguarda, sentirmi dire che in Sardegna ci sono poche alternative o pochi sbocchi, se non la ricerca incessante del “posto fisso”, mi ha dato la carica per dire “ok, da questa tabula rasa voglio creare qualcosa!”, conoscendo perfettamente il lato crudo della realtà» dice. «Non abbiate paura di partire all’estero: si impara tanto, tantissimo da ogni punto di vista, lavorativo ed umano così come non si deve aver paura di tornare, di creare o di sbagliare. La vita è una, abbiamo tutto il diritto di credere nei nostri progetti. Non mi ricordavo ma mia sorella mi ha detto che sin da piccola dicevo “Crederci sempre”. E così continuerò a ripeterlo: crederci sempre, vada come vada!»

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