Con forza ed ironia Mamma Manuela Littarru racconta la vita con quattro figli diabetici

Con l’ironia e la forza che la contraddistinguono, Manuela Littarru – 53enne originaria di Cagliari ma a Sinnai da anni insieme al marito Ignazio Moricio – ci racconta come sia la vita di una mamma e di un papà con quattro figli diabetici.
«Non potrò mai portare i miei figli a un concerto di Zucchero!»
Con l’ironia e la forza che la contraddistinguono, Manuela Littarru – 53enne originaria di Cagliari ma a Sinnai da anni insieme al marito Ignazio Moricio – ci racconta come sia la vita di una mamma e di un papà con quattro figli diabetici.
«Non l’ho mai chiamata “malattia”» spiega, perentoria «che brutta parola. Certo, inizialmente non è stato semplice per noi addentrarci in questo mondo nuovo, capire cosa accadeva e agire di conseguenza, adeguarci a quella che era diventato il nostro percorso. Ma io sono un’infermiera, non ho quasi mai lavorato ma ho potuto occuparmi dei miei figli in maniera totale. E ho cercato sempre di farlo con sorriso e ironia, perché a loro non pesasse.»
Momenti di sconforto per i ragazzi? Ci sono stati, racconta, specialmente nell’adolescenza, ma una famiglia unita fa miracoli.
Tutti e quattro i figli della coppia hanno il diabete, che ha fatto il suo esordio in anni differenti ma sempre quando avevano meno di 10 anni. Ci sono Silvia, la più grande, oggi trentenne, la 26enne Marta, il 23enne Emanuele e la piccina, cucciola della covata, Alice, 12enne.
«Quando i miei figli hanno avuto la diagnosi non si sentiva ancora tanto parlare di diabete, poi quando dicevo che tutti i miei figli ne soffrivano la gente sgranava gli occhi. “Ma come fate?” mi dicevano. A me però non è mai piaciuto il vittimismo e quindi rispondevo che bastava avere pazienza.»
Anche per mamma Manuela però qualche momentino di sconforto, nonostante la forza granitica di donna sarda, arriva, ma lo scaccia subito. «Mi riprendevo in fretta,» dice «poi quando è arrivata, dopo tanti anni, l’ultima figlia tutti speravamo che almeno lei fosse indenne e invece no.»
Un ruolo importante lo gioca l’unione tra i quattro: «Fratelli e con la stessa patologia: questo li ha aiutati a supportarsi a vicenda, senza sentirsi soli.»
Ora poi le cose sono, per fortuna, cambiate: «Per i primi tre dovevo sempre correre a scuola o all’asilo per i controlli di glicemia che si facevano col classico glucometro. Ora grazie a Dio la tecnologia è andata avanti di tanto e con Alice abbiamo conosciuto i sensori freestyle. Insomma, il fatto che non si debbano pungere più è bellissimo!»
«Ormai siamo vent’anni che viviamo con Mister D, come lo chiamiamo. Sono cambiate tante cose: la tecnologia è andata avanti e ha migliorato la vita e tolto più limitazioni possibili. La mia figlia più grande, per esempio, ha il microinfusore da più di dieci anni e si è sempre trovata bene. Ha migliorato la sua qualità di vita e ora è diventata pure mamma!» dice con entusiasmo. «Gli altri due miei figli usano le penne per le iniezioni di insulina quotidiana, mentre la piccola seguirà a breve un percorso per il microinfusore.»
La famiglia Littarru-Moricio non molla, anzi. Forse complice la dolcezza, la tenacia e la simpatia della mamma ha una corazza in più.

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