Marcello Mura, 82 anni, falegname: “Il mio sogno? Che i giovani imparino il mio mestiere”

La storia di Marcello Mura, il falegname che plasma la materia lignea e la rende viva.
Articolo di Giulia Massa e Rita Coda Deiana.
Il filo che connette il passato con il presente, questa volta ci ha guidate a conoscere un mestiere
antichissimo quello del “falegname.” Un antico mestiere che risale alla notte dei tempi anche perchè il
legno era una delle materie prime più utilizzate dall’uomo per provvedere alle proprie esigenze. Pensare al legno come materia prima significa connettersi col possibile, su ciò che già esiste ma resta nascosto
all’occhio dell’inesperienza. Il legno è materia in divenire che cela in sè la forma. Come le sculture di
Rodin, nel legno l’opera è indefinita, celata, in continua trasformazione. Sembra quasi che l’opera esca
prepotentemente dalla sua stessa materia base senza mai distaccarsene del tutto, celandosi agli occhi dei
più.
E’ interessante notare come nel lavoro di un antico mestiere come quello del falegname, il legno si
avvicini alla manualità anche nella sua accezione di linea o di nervatura. Infatti la mano cela in sè la linea
o meglio le linee del suo passato e del suo futuro, esattamente come fa il legno con le sue nervature e vene lignee. In questo senso allora il legno diviene narratore, si fa cantastorie, la voce con cui si ripercorrono gli anni a ritroso e si auspicano quelli avvenire.
Ma come e quando nasce la passione per questo antico mestiere?
Il falegname è un mestiere antico che amo e dovendo ritornare a ritroso nel tempo, rifarei sempre questo
mestiere. E’ un mestiere indispensabile e di precisione…così esordisce signor Marcello Mura 82enne di
Sadali che nasce con la passione per il legno. Leggere tra le nervature del legno è come leggere nel
Tempo di tutti noi, quando ancora non c’eravamo o quando per svariati motivi eravamo distratti dalla
quotidianità. Il legno si fa portavoce di tutti noi, diventa l’autore di una storia nella quale tutti noi siamo
presenti, consapevolmente o inconsapevolmente. La sua è una passione tramandata dal padre Salvatore “maestro-falegname” (maistru ‘e linna), un eccellente artigiano che realizzava con grande maestria, oltre ai lavori di falegnameria per l’utenza locale, anche carri in legno di leccio e olivastro per bovini che poi venivano trasferiti nel campidano della Sardegna in base alle richieste degli utenti.
Un antico Sapere, quello della costruzione dei carri lignei che imparò nel paese di Monserrato (Pauli-Palude). A quei tempi gli artigiani venivano remunerati per le loro opere alla fine del grande raccolto (S’incungia), quando si tiravano le somme dell’attività contadina dell’anno in corso. Signor Marcello ricorda che infatti il padre aveva una stanza dove veniva raccolto il grano che riceveva in cambio dei lavori eseguiti, grano che poi veniva utilizzato dalla famiglia a seconda delle esigenze.
Signor Marcello ha iniziato l’antico mestiere del falegname, seguendo l’insegnamento del padre. Quando
era bambino, il mestiere del falegname era molto difficoltoso perchè tutte le opere venivano realizzate a
mano con il tornio per il legno, raspe, seghe, tenaglie, lime, scalpelli, pialletti…non esistevano i
macchinari moderni di oggi. Il legno è una materia viva che si comporta in modo diverso a seconda delle stagioni, anche se è stagionato. E’ una materia prima che anche in passato, doveva subire varie fasi di lavorazione, come la stagionatura, l’essiccazione o l’evaporazione, tutti processi che richiedevano conoscenza del legno e del processo di lavorazione e dove la manualità rivestiva un ruolo fondamentale per il progresso dell’umanità.
All’età di 18 anni, con il consenso del padre, perchè allora si diventava maggiorenni a 21 anni, partì come
emigrato in Germania, dove vi era una grande richiesta della figura del falegname. Racconta che il
viaggio verso la Germania fu drammatico a causa delle numerose visite mediche da effetturare prima
della partenza e all’arrivo a Monaco. Il suo lavoro come falegname ebbe inizio in una fabbrica di mobili
ed infissi nella città di Biberach. Ricorda il lungo viaggio in treno per raggiungere la città di Biberach, un
giovane ragazzo che non conosceva la lingua tedesca e comunicare era un vero e proprio problema, ma
per fortuna al suo arrivo lo attendeva un accompagnatore che lo condusse in fabbrica, dove poi trovò una
realtà quasi familiare. Signor Marcello soggiornò nella città di Biberach per 7/8 mesi dove il suo lavoro
come falegname venne apprezzato tantissimo.
Ma la grande nostalgia per la sua terra… la Sardegna, lo portò a riprendere il viaggio, ma questa volta verso casa, con un bagaglio di conoscenza e nuova esperienza di vita. A 21 anni cominciò a lavorare in proprio, si iscrisse all’albo delle imprese artigiane e da allora ha sempre continuato a lavorare come falegname e restauratore. Esercitò il mestiere del falegname prima nella falegnameria del padre, poi optò per un locale più idoneo e prese in affitto un garage e in seguito realizzò la sua falegnameria nei locali adiacenti alla sua abitazione attuale dove è presente anche un negozio. Ma poichè il lavoro era tantissimo ed era necessario un locale più capiente per la sistemazione dei nuovi macchinari, si trasferì poi nell’attuale falegnameria.
Il lavoro del falegname è un lavoro duro ma gratificante, così racconta signor Marcello perchè ritiene che sia un lavoro creativo, dove la passione e la fantasia sono indispensabili… il falegname è un artista che plasma la materia lignea che è anche memoria naturale, derivando dall’albero quale depositario del Tempo. Proprio questo suo legame con la Natura rende l’opera del falegname, del restauratore o dell’intagliatore un continuo rinnovarsi e reinventarsi senza mai trovare una vera conclusione. Il Tempo diviene fluidità con cui creare, con cui alimentare la reminiscenza. Nel legno si riversa il fuoco dell’ingegno umano, rendendolo vivo. Ogni manufatto ligneo racchiude in sé una forza nascosta, un’energia calda che si amplifica nell’atmosfera quasi ad indicare che l’albero vive ancora e che non è altro che l’essenza stessa che impregna di sé l’opera.
Signor Marcello ci narra le difficoltà che ha dovuto affrontare durante il percorso del mestiere del
falegname, anche perchè da giovanissimo era impegnato ed esposto politicamente e questa sua scelta ha
influenzato la sua attività lavorativa, penalizzandolo con il ritardo dei pagamenti da parte degli
acquirenti per i lavori realizzati, ma non solo, ha subito anche delle delusioni. Ma come afferma signor
Marcello, un artigiano che lavora in proprio è consapevole dei rischi ai quali può andare incontro nel suo
mestiere. La sua determinazione e passione per questo antico mestiere, lo hanno portato ad andare sempre avanti, a continuare a lavorare e ad impegnarsi, realizzando opere di grande prestigio nel nord-est della Sardegna (Costa Smeralda), nella zona dell’Ogliastra (Cardedu) nel basso Lazio e in diverse altre località.
Negli anni ’60/’70, come materia prima utilizzava il legno di castagno al 95% perchè presente nei boschi
della zona, poi con il tempo ha utlizzato il legno che arrivava dall’estero, come il mogano, il pino di
Svezia, il meranti. Ma il processo di introduzione del legno in Sardegna, proveniente soprattutto dai
paesi dell’est, comportava costi gravosi di trasporto, anche a causa delle frontiere chiuse, costi che poi
andavano ad influenzare l’attività economica della figura del falegname. Negli anni successivi fino al
2010 ha avuto diversi dipendenti nella sua falegnameria.
Signor Marcello ha un grande sogno che è quello di dare in comodato d’uso gratuito la sua falegnameria a chiunque fosse interessato per 5 anni, mettendo a disposizione non soltanto il locale ma anche tutti i
macchinari presenti. Un sogno e gesto nobile che nasce dall’amore e la passione che nutre per il lavoro del falegname che gli è stato tramandato dal padre…un antico mestiere che è ispirazione e creazione allo
stesso tempo, fantasia e tecnica, maestria e precisione. Un sogno che crea un ponte tra antico mestiere e
tempo moderno, per unire e preservare un antico sapere che altrimenti andrebbe dimenticato, per
evidenziarne il ruolo in un’ottica di sviluppo sociale.

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