Da Macomer al quadrilatero della moda: la storia della stilista e imprenditrice Barbara Pala
Barbara Pala, stilista e creatrice dell’omonimo brand, ci dimostra come la passione e il sacrificio possano davvero permettere di realizzare i propri sogni. Se amate la moda e le storie a lieto fine, non potete perdervi questa intervista!
Barbara Pala, stilista e “madre” dell’omonimo brand, originaria di Macomer, comincia il suo percorso nella moda a Milano. Oggi ha 41 anni e, dopo numerosi sacrifici e altrettanti traguardi, ci racconta della sua crescita personale e professionale.
Quando hai iniziato questo percorso e quali sono state le tappe fondamentali che hai seguito per la tua formazione?
Il mio percorso nel mondo della moda comincia nel 2002 quando, assolutamente ignara di cosa volesse dire vivere a Milano e studiare fashion, dal paesello (Macomer), sono partita per frequentare L’istituto Marangoni. Ho seguito un corso accademico di quattro anni e conseguito il mio diploma nel 2006. Dopo diverse esperienze deludenti, nel 2007 sono tornata in Sardegna, delusa e disperata. Ho iniziato così a collaborare con una modellista e nel 2009 ho deciso di aprire una sartoria con lei. Nello stesso anno ho vinto grazie ad Elle Italia una borsa di studio completa, per frequentare il master in Fashion Design, sempre a Milano, alla Domus Academy. Ero l’unica italiana della classe e qui ho avuto l’occasione di conoscere moltissime persone che tutt’ora fanno parte della mia vita, sia nella sfera privata che professionale. Tra tutti spicca il mio mentore, il couturier Maurizio Galante.
Quali sono stati i traguardi più importanti raggiunti con il tuo lavoro?
Tra il 2010 e il 2017 ho portato avanti la collaborazione con la modellista e alla fine del 2018 è nato il brand “Barbara Pala”. Il traguardo più importate è il mio presente, essere un brand indipendente oggi è veramente impegnativo.
Raccontaci qualche curiosità sul tuo processo di creazione: come nasce l’ispirazione? Esiste un messaggio che intendi trasmettere con i tuoi abiti?
Per arrivare alla mia attuale sintesi creativa ci sono voluti 20 anni, ma una cosa non è mai cambiata, ossia la mia identità, la mia terra e i suoi usi e costumi. La linea che porto avanti è un processo creativo in continua evoluzione, un viaggio attraverso le mie radici, il mondo che mi circonda e ovviamente anche ciò che richiede il mercato. Non seguo stagionalità né tendenze, creo un prodotto attuale e che resta nel tempo. Le materie prime sono o in deadstock o comunque ottenute con certificazioni di sostenibilità. Non produco in esubero e aggiungo uno o due pezzi nuovi all’anno, sono dei pezzi perpetui, che mutano però nei materiali. È un progetto che possiamo assolutamente definire di slow-fashion. I pezzi, per esempio, hanno dei nomi tratti dalla nostra storia. Anima è la prima camicia nata ed è la “camicia dell’abito tradizionale”… anima della festa, di un popolo…ecc. Il messaggio è quello di acquistare consapevolmente e di fare attenzione a ciò che indossiamo. Un buon prodotto è duraturo, non si distrugge dopo un lavaggio. La consapevolezza oggi è fondamentale. L’ispirazione per me è assolutamente un incontro casuale, un colpo di fulmine, su cui poi ci lavoro sopra.
Quali progetti stai attualmente sviluppando?
Io porto avanti sempre diverse cose assieme, fa parte della mia natura poliedrica… moda, illustrazione, arte e immagine convivono vivacemente. Attualmente sto lavorando a dei pezzi più “invernali” e ho in mente un lavoro a cui tengo particolarmente che vorrei far uscire in autunno, ma non posso ancora parlarne.
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