Lo sapevate? In Sardegna esiste il Museo del Carbone: ecco dove
Il progetto per il recupero e la valorizzazione del sito ha reso fruibili gli edifici e le strutture minerarie che oggi costituiscono il Museo: ecco come e quando visitarlo
Il sito minerario di Serbariu, attivo dal 1937 al 1964 nel Sulcis, ha caratterizzato l’economia del Sulcis e rappresentato tra gli anni ’30 e ’50 una delle più importanti risorse energetiche d’Italia. Il complesso è stato recuperato e ristrutturato a fini museali e didattici. Il progetto per il recupero e la valorizzazione del sito ha reso fruibili gli edifici e le strutture minerarie che oggi costituiscono il Museo del Carbone.
La visita include i locali della lampisteria, della galleria sotterranea e della sala argani.
Nella lampisteria ha sede l’esposizione permanente sulla storia del carbone, della miniera e della città di Carbonia. L’ampio locale accoglie una preziosa collezione di lampade da miniera, attrezzi da lavoro, strumenti, oggetti di uso quotidiano, fotografie, documenti, filmati d’epoca e videointerviste ai minatori.
La galleria sotterranea mostra l’evoluzione delle tecniche di coltivazione del carbone utilizzate a Serbariu dagli anni ’30 fino alla cessazione dell’attività, in ambienti fedelmente riallestiti con attrezzi dell’epoca e grandi macchinari ancora oggi in uso in miniere carbonifere attive.
La sala argani, infine, conserva al suo interno il macchinario con cui si manovrava la discesa e la risalita delle gabbie nei pozzi per il trasporto dei minatori e delle berline vuote o cariche di carbone.
Attentato Bitti, il Comune: “Piena solidarietà all’imprenditore Sebastiano Giovanetti”
Il Consiglio Comunale: "Dialogo e confronto sono le uniche armi che devono usare le persone. La violenza è dei vili".
Attentato a Bitti: il Consiglio Comunale condanna l’atto criminale.
“Come Consiglio Comunale di Bitti, in forma congiunta tra forze di maggioranza e opposizione, esprimiamo la più sincera solidarietà all’imprenditore Sebastiano Giovanetti, e a tutta la sua famiglia, per l’attentato dinamitardo che nella notte tra il 20 e il 21 aprile ha devastato la sua casa di campagna, a pochi chilometri dal paese. Con questo documento vogliamo ribadire che il dialogo e il confronto, anche accalorati, sono le uniche armi che devono usare le persone: in qualsiasi contesto e per qualsiasi tema, sempre. La violenza appartiene ai vili, a chi si nasconde nell’ombra e che dall’ombra lancia i peggiori semi che alimentano tensioni e paure, insicurezza e timori nelle famiglie, nei giovani e nelle comunità intere. Per nostra fortuna, Bitti ha gli anticorpi necessari per combattere il virus della violenza. E possiamo farlo lavorando assieme per il bene e per il futuro dei singoli e dei tanti.
Sebastiano Giovanetti e la sua famiglia non sono soli. Hanno dalla loro parte le persone perbene, la stragrande maggioranza dei bittesi e non solo dei bittesi, che in questi giorni si sono sentiti feriti per questo atto che ha destabilizzato una serenità su cui nessuno e per niente al mondo ha il diritto di insinuarsi con la cattiveria. Ci appelliamo quindi alle forze dell’ordine, affinché assicurino quanto prima alla giustizia chi si è macchiato di questa vergogna. Per quanto riguarda le istituzioni comunali continueremo a operare per la legalità e in favore della difesa dei più alti valori di libertà e democrazia”.
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