Sardi in Emilia, Sebastiano Oggianu: «In questi momenti gestire un figlio autistico è molto difficile»
Sebastiano Oggianu e Paola Belli – trasferiti da Nuoro a Forlì nel 2020 – son rimasti soli a gestire la difficile situazione di un figlio autistico grave, “con tutti i disagi che comporta la chiusura dei centri che offrono loro un piccolo aiuto, anche se di poche ore”. La loro storia.
Le devastanti immagini dell’inferno che sta vivendo l’Emilia Romagna spezzano il cuore. Tante le persone che hanno dovuto abbandonare le proprie case, tante le persone che una casa invece non ce l’hanno più.
A scriverci la storia del fratello, Sebastiano Oggianu, è la scrittrice Pietrina che ci riporta quanto la natura sia potente di fronte a noi, piccoli esseri umani.
“C’è chi pubblica sui social foto che raccontano la solidarietà dei tanti volontari accorsi da tutta Italia, chi la foto di due ragazzi che si baciano mentre spalano il fango. Quasi volessero ricordarci che l’amore vince su tutto” scrive. “E poi c’è chi piange chi non c’è più a causa di un’alluvione che ha messo in ginocchio il Paese. Certo è che ci si ritrova sempre impreparati davanti a simili tragedie, e quando pensavamo di esserci rialzati da un interminabile lockdown, ritorna la sensazione di ricominciare da capo, di rivivere il terrore, l’angoscia di non saper cosa fare, quella paura di essere rimasti nuovamente soli a vivere l’inferno.”
La scrittrice originaria dell’Isola ma a Milano da tanti anni, vuole dare voce, con il suo racconto, alle “voci rimaste in silenzio, perché nonostante il caos le loro urla di dolore non fanno rumore”.
“Sono le voci delle tante famiglie che si sono ritrovate ancora una volta a dover vivere il terrore, chiuse in casa con una persona disabile, magari allettata a causa della Sla, o in carrozzina con la paura di non riuscire a uscire di casa in tempo se l’acqua arriva anche da loro.”
Come, appunto, il fratello e la cognata, Sebastiano Oggianu e Paola Belli, che – trasferiti da Nuoro a Forlì nel 2020 – son rimasti soli a gestire la difficile situazione di un figlio autistico grave, “con tutti i disagi che comporta la chiusura dei centri che offrono loro un piccolo aiuto, anche se di poche ore, per poter riprendere fiato dalla sofferenza che causa lo spettro dell’autismo.”
«È veramente complicato stare appresso ad Antioco, mio figlio autistico di 17 anni» afferma suo padre. «Devi sempre avere mille occhi, lo devi inseguire ogni volta che si sposta per paura che si faccia del male, e in questi giorni che non esce, diventa più nervoso e ingestibile.»
E la difficoltà più grande in tutto ciò? «Non c’è una difficoltà maggiore o minore, tutto diventa una difficoltà costante 24 ore su 24, Antioco non sta mai fermo, prende tutto ciò che gli passa sotto mano, bisogna chiudere cassetti, mobili, qualsiasi cosa per lui diventa un pericolo, per questo quando chiudono le strutture per noi è come vivere l’inferno senza tregua. Basta vivere le difficoltà con dignità e coraggio, le medaglie le lasciamo a chi vuole glorificare se stesso, noi vorremmo solo che la gente capisse che ci sono tragedie che nessuno conosce, e che ci vorrebbero più aiuti per chi vive con persone disabili, per il resto speriamo di ritornare a vedere il sole al più presto.»
“Mi commuovo nell’ascoltare le parole di questi genitori coraggio che ci ricordano che a volte non servono medaglie per essere eroi” spiega la scrittrice, aggiungendo che “a noi non resta che fare i complimenti a tutte queste famiglie che con forza e coraggio, affrontano una malattia o accudiscono una persona disabile, col migliore augurio che anche questa prova ci unisca nell’amore e renda più forti”.
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