Lo sapevate? Un tempo a Castiadas c’era uno dei carceri agricoli più grandi d’Italia
Il carcere era dotato di una falegnameria, un’officina meccanica, una farmacia, una stazione postale, una officina dei fabbri e una stazione telefonica. Intorno, ettari di coltivazioni
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La storia del carcere di Castiadas ebbe inizio, per volere di Eugenio Cicognani, nel 1875 in un periodo dell’anno che somigliava all’inferno. Ma i condannati ai lavori forzati, in fila con i loro carcerieri, sbarcarono lo stesso sulla spiaggia di Cala Sinzias. La loro fatica sarebbe stata enorme: doveva sorgere il carcere agricolo più grande della Sardegna e dell’intera Italia e non c’era tempo da perdere.
Mano a mano che il tempo passava, altri detenuti furono trasferiti a Castiadas per contribuire ai lavori. Il carcere era dotato di una falegnameria, un’officina meccanica, una farmacia, una stazione postale, una officina dei fabbri e una stazione telefonica. L’area intorno al carcere venne bonificata e avviata alla coltivazione di ogni sorta di colture agricole come cereali, legumi, frutta e verdura, servite non solo a sostentamento dei reclusi e del personale, ma anche a fini commerciali. Inoltre, il carcere di Castiadas divenne famoso per la produzione di carbone. Il compenso dei detenuti era determinato dal tipo di lavoro svolto.
Il carcere resistette fino al 1952, ma non fu certo un posto lieto: molte persone decisero di porre fine alla loro vita piuttosto che sopportare le dure condizioni del carcere.
Oggi, però, il vecchio carcere è stato recuperato e trasformato in una meta turistica, soprattutto in primavera quando la zona non è ancora presa d’assalto dai turisti e la temperatura è mite. Nel 2015, l’opera di recupero ha riguardato la casa del direttore, le scuderie e un’intera ala del carcere.
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Lanusei, truffa da oltre 100mila euro ai danni di una pensionata. Denunciati tre uomini, ecco come l’hanno raggirata

Una truffa da quasi 120mila euro ai danni di una 73enne di Lanusei è stata sventata grazie alla pronta denuncia della vittima. Ecco come è andata
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Una truffa da quasi 120mila euro ai danni di una 73enne di Lanusei è stata sventata grazie alla pronta denuncia della vittima. Tre uomini, due residenti in provincia di Caserta e un 58enne napoletano, sono stati identificati e denunciati dai Carabinieri della locale Stazione.
Secondo quanto ricostruito, la donna ha ricevuto un sms apparentemente inviato dalla società “Nexi”, che segnalava un’operazione bancaria di 990 euro non riconosciuta e forniva istruzioni dettagliate per annullarla, comprese le indicazioni di un numero di telefono da contattare.
Al telefono, un presunto operatore di “Nexi” l’ha informata di una probabile frode e l’ha convinta che fosse necessario coinvolgere i Carabinieri. Poco dopo, la vittima ha ricevuto una chiamata da un numero corrispondente a quello della Centrale Operativa di Lanusei, falsificato tramite la tecnica del “caller ID spoofing”. L’uomo, qualificatosi come Carabiniere di nome Giuseppe, ha guadagnato la fiducia della donna, convincendola a recarsi in banca e a effettuare tre bonifici verso conti correnti “Findomestic” per un totale di 119.800 euro.
Grazie alla tempestiva segnalazione, i militari hanno individuato i responsabili e, in collaborazione con l’Autorità Giudiziaria, recuperato 30.800 euro, già restituiti alla vittima.
I Carabinieri invitano la cittadinanza a prestare attenzione: mai fornire denaro, dati bancari o personali a interlocutori telefonici, sms o email, anche se apparentemente ufficiali.
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