Il “non finito”, quel fenomeno architettonico-antropologico tutto sardo

Una vera e propria piaga architettonica che caratterizza il nostro paesaggio.
Oggi tratteremo uno degli aspetti che caratterizzano la realtà architettonica delle campagne e dei centri abitati un po’ fuori città: il cosiddetto non finito sardo. Chi di noi non ha mai visto nei paesaggi isolani palazzine e/o villette costruite del tutto o per metà con i mattoni a vista, alluminio, coperture in eternit e altre brutture?
Siamo sicuri che non esiste sardo che non si sia mai trovato di fronte una costruzione simile e che non abbia storto il naso al suo cospetto. Ecco: questo è quello che viene definito il non finito sardo, un fenomeno architettonico, ma anche antropologico, che caratterizza il nostro paesaggio con decine di incompiute, private e pubbliche.
C’è chi dietro vuole vederci uno sfondo romantico: leggenda narra che i blocchi a vista e le abitazioni concluse a metà non siano frutto di mancanza di cura e attenzione all’estetica ma un lascito dei genitori ai figli affinchè quella casa prima o poi venga finita come vorranno loro, una volta messo su famiglia. Insomma una tela bianca da colorare e dipingere a proprio piacimento.
Ne siamo proprio sicuri? Resta il fatto che il non finito sardo è una vera piaga architettonica ed estetica, divenuta addirittura oggetto di testi di laurea e protagonista di un gruppo Facebook di cui vi indichiamo il link, se avete voglia di farvi qualche risata (sigh).

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