Adelaide Ladu, l’ingegnera che capta le onde radio da stelle e galassie: «Le donne? Possono tutto»

Adelaide Ladu è la responsabile dei ricevitori installati sul Sardinia Radio Telescope, fa parte di un progetto europeo, collabora con il gruppo SETI e col gruppo back-end, è nel team di progettazione di altri tre ricevitori e dà supporto tecnico ai ricercatori: «Le donne sono in grado di fare qualsiasi lavoro, così come gli uomini»
«Le donne sono in grado di fare qualsiasi lavoro, così come gli uomini. Non è il genere, femminile o maschile, che determina la bravura in un determinato lavoro ma l’attitudine. Sapere che al giorno d’oggi esistono ancora persone che la pensano in un altro modo non mi fa piacere. La strada da fare per l’equiparazione tra uomo e donna è ancora molto lunga. Basti pensare che, solo per fare un esempio, nelle disposizioni di reclutamento del personale del PNRR c’è l’obbligo di dedicare il 40% dei posti alle donne. Oppure alle quote di genere durante le elezioni legislative. Questo la dice lunga su quanto sia lungo il percorso di equiparazione. Queste cose non dovrebbero essere imposte, dovrebbero essere la norma.»
A parlare è l’ingegnera olianese Adelaide Ladu, laureata magistrale in Ingegneria elettronica che ad oggi lavora all’Osservatorio Astronomico di Cagliari.
Molti i traguardi di Ladu che, ad oggi, vanta un curriculum di tutto rispetto. Tra le sue perle, la progettazione e la creazione di un accoppiatore ancora oggi in funzione in un ricevitore radioastronomico.
«Non ricordo che da bambina avessi una particolare predisposizione per l’elettronica, ma mi piaceva tantissimo la matematica, la trovavo divertente e semplice nonostante la sua “complessità”» spiega l’ingegnera.
Ma è al liceo che, grazie al suo professore, nasce una passione per la fisica. Be’, soprattutto grazie al fatto che il docente organizzi delle lezioni inserendo attività da laboratorio. «Questo ci permetteva di toccare con mano quello che si studiava nei libri. Così, l’ultimo anno delle superiori, quando dovevo scegliere quale università frequentare a Cagliari, ho optato per il corso di laurea in Ingegneria elettronica. Ritenevo che questa facoltà mi potesse dare la possibilità di studiare quello che mi piaceva con un approccio più ingegneristico e non solo teorico. Inoltre, data la sua struttura mi prospettava un “facile” ingresso al mondo del lavoro rispetto ad altre facoltà.»
Nella triennale, poco entusiasmo: i corsi, quasi tutti obbligatori, non prevedono molte attività in laboratorio. Nella triennale, come spiega Ladu, il corso di laurea deve spaziare toccando tutti e cinque i campi necessari: elettromagnetismo, elettronica, informatica, telecomunicazioni e automazione. «Durante la laurea magistrale, invece, mi sono potuta dedicare di più a quello che mi piaceva, ossia elettromagnetismo e elettronica, limitando al minimo i corsi sugli altri 3 argomenti» continua. «Ho chiesto la tesi di laurea al mio professore di Campi elettromagnetici. In quel periodo, oltre alla tesi mi mancavano 2 crediti in Altre Attività Didattiche. Sono crediti che si accumulano seguendo seminari, per esempio. Ho chiesto al professore se potesse esserci la possibilità di fare qualche tirocinio finalizzato alla tesi. La risposta è stata affermativa, da poco più di un anno il dipartimento aveva istituito una collaborazione con l’Osservatorio Astronomico di Cagliari.»
Ed ecco che l’ingegnera e l’Osservatorio si danno la mano per la prima volta. Due i mesi di tirocinio che Adelaide Ladu trascorre in quello che è il suo attuale posto di lavoro, «progettando, realizzando e misurando un classico ibrido 180° in tecnologia planare per poi usare le conoscenze acquisite per la mia tesi di laurea “Accoppiatori ibridi 180° in tecnologia planare”, sempre in collaborazione con l’Osservatorio dove ho progettato, realizzato e caratterizzato un nuovo modello accoppiatore ibrido 180° da impiegare nel ricevitore LP attualmente installato nel Sardinia Radio Telescope.»
Quest’esperienza è illuminante per l’ingegnera Ladu: «Mi sono resa conto che l’ambiente lavorativo dell’Osservatorio mi piaceva parecchio. All’epoca, il mio co-relatore di tesi mi aveva suggerito di fare un’esperienza all’estero per avere delle possibilità di lavorare in questo ambiente. Così, sfruttando il programma Master and Back, ho fatto una working experience di un anno presso il dipartimento di Fisica e Astronomia dell’università di Manchester.»
Ladu rientra in Italia e, non avendo un’occupazione, decide di partecipare al concorso per il Dottorato di ricerca in ingegneria elettronica e informatica bandito dall’Università di Cagliari e vince un posto senza borsa di studio.
«Poco dopo è uscito anche il bando per il percorso di rientro del programma Master and Back dove ho ottenuto un assegno di ricerca di 2 anni da svolgere presso l’Osservatorio astronomico. Durante quel periodo ho portato avanti entrambe le attività facendo in modo che il mio lavoro presso l’Osservatorio mi fosse utile anche per il dottorato di ricerca. Infine, nel 2017 ho conseguito il titolo di dottore di ricerca con una tesi dal titolo” Design of microwave subsystems for radio astronomical receivers.”»
Nel 2018 vince – dopo sette anni di precariato sempre presso l’Osservatorio – un concorso a tempo indeterminato per il ruolo di tecnologo III livello.
«Al momento sono la responsabile dei ricevitori installati sul Sardinia Radio Telescope. Mi occupo sia della progettazione, manutenzione e revisione dei ricevitori radioastronomici e dei sistemi a radio frequenza installati o di futura installazione sul Sardinia Radio Telescope sia del coordinamento di tutte le attività di gestione tecnica degli apparati di Stazione e Antenna direttamente connessi alla piena e ottimale funzionalità dei ricevitori. In più, faccio parte di un progetto europeo, collaboro con il gruppo SETI e col gruppo back-end, sono nel team di progettazione di altri 3 ricevitori oltre a dare supporto tecnico ai ricercatori.»
Ma – viene da chiedere quando si pensa all’accoppiatore che ha progettato e creato e che ancora oggi è in funzione in un ricevitore radioastronomico – di cosa si tratta?
«Non è semplice da spiegare per i non “addetti ai lavori”. In sintesi, l’accoppiatore ibrido 180° è un dispositivo passivo a quattro porte che prende il segnale di ingresso e lo divide in due segnali di egual potenza sfasati di 180°. Ovviamente può essere usato anche al contrario, ossia per ricombinare due segnali sfasati di 180°. Nel caso specifico del ricevitore è stato usato in quest’ultimo modo: ossia per ricombinare due segnali prelevati dall’antenna di egual potenza ma sfasati di 180° in uno solo. La particolarità del mio progetto è quella di essere un dispositivo a banda larga, dal design innovativo e soprattutto compatto per le frequenze in gioco.»
In un mondo pieno di pregiudizi verso le donne – e nel quale la parità di diritti sembra un miraggio – viene da chiedere quanto sia stato difficile per l’ingegnera affermarsi in un mondo che da sempre viene considerato “maschile” – come se la distinzione di genere dovesse influenzare anche l’occupazione, ma tant’è: «Alcune volte neanche ci si rende conto e non posso negarti che non sia stato sempre semplice. Si dà per scontato che questo ambiente sia prettamente maschile. Ti basti pensare che a Cagliari sono l’unica tecnologa in un gruppo di una ventina di persone.»
E alle ragazze che, appassionate, rischiano di farsi scoraggiare, risponde in modo perentorio: «Consiglio di non ascoltare coloro che dicono che quel tipo di lavoro non sia adatto ad una donna. Non esiste un lavoro non adatto solo perché si è donna. Se ti piace quello che fai e hai la passione si può fare tutto quello che si desidera.»
«Amo molto il mio lavoro» conclude. «Lo trovo stimolante e mi dà parecchie soddisfazioni. È un lavoro in continua evoluzione e forse è una delle cose che mi piace di più del mondo della ricerca: cercare sempre di superare i limiti per realizzare qualcosa di nuovo e innovativo.»

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