Una passeggiata nelle campagne di Arzachena per scoprire un paesaggio fatto di vigneti e campi destinati al pascolo, un territorio abitato da sempre, che custodisce un ricco patrimonio archeologico ereditato dalle civiltà che popolarono l’area nella preistoria. Ad appena due chilometri e mezzo di distanza dall’abitato arzachenese c’è il nuraghe Albucciu, uno dei più caratteristici e rilevanti esempi di edificio ‘a corridoio’ (o protonuraghe), ossia gli antenati dei nuraghi, anche se le coperture tronco-ogivali risentono della successiva tecnica di edificazione a tholos.
Foto Marco Secchi da Nurnet
Risalente all’età del Bronzo Medio (XV secolo a.C.), i secoli, anzi i millenni, hanno fatto sì che il nuraghe sia del tutto nascosto in un frastagliato boschetto di olivastri e di macchia mediterranea. La peculiarità, che lo differenzia da vari nuraghi della zona, è la tecnica costruttiva. Gli imponenti blocchi di granito furono addossati con cura a un’imponente roccia granitica chiara che costituisce parte della muratura dell’edificio principale, nonché parte preponderante di tutto il nuraghe.
Foto Marco Secchi da Nurnet
La struttura è molto ben conservata nonostante alcuni crolli. La pianta è irregolare, tipica dei protonuraghi (o ‘pseudonuraghi’). La forma è rettangolare con orientamento a nord-sud e facciata a oriente. All’ingresso a sinistra, sovrastato da un’architrave e aperto sull’ampia facciata, si trova un profondo ripostiglio e, a destra, un’ampia camera ellittica coperta a tholos. Anche una serie di mensoloni che, in passato, dovevano reggere una balaustra a protezione del terrazzo. Nel versante meridionale si estende l’ambiente più ampio del pianoterra. La copertura molto alta permise la creazione di un soppalco in legno che divideva la sala in due piani. In quello inferiore su un lato è aperta una finestra bifora, mentre nel pavimento un sedile vicino al focolare e un armadietto a muro danno ancora oggi l’impressione di ‘vissuto’. Il piano superiore è uno degli ambienti più ampi dell’intero edificio: ci accederai tramite una scala. È composto da un’area semicircolare a cielo aperto e da una serie di vani, tra cui una vasta camera circolare, la più grande del nuraghe, accessibile soltanto dalla terrazza. Nel piano superiore si svolgevano le principali attività quotidiane: lavorazione di latte e cereali, la cottura di pane e altri cibi.
Tra i reperti più importanti che il sito ha restituito, spiccano un pugnaletto a elsa gammata, una statuetta di offerente e un ripostiglio di bronzi. Gli oggetti permettono di datare il nuraghe Albucciu tra fine del Bronzo Medio ed età del Ferro (1400-650 a.C. circa). L’area archeologica, oltre al nuraghe, comprende anche i resti di capanne circolari, che formavano il villaggio nuragico, e a 80 metri dal complesso i resti della tomba di Giganti detta tomba Moro, probabilmente collegata alla vita dell’Albucciu. Non lontano si trova anche il tempietto nuragico di Malchittu. Fonte Sardegna Turismo.
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