Socievole, amico di tutti, di un’ironia disarmante e sempre con il sorriso stampato sul viso. Così lo ricordano le persone che hanno avuto il piacere di conoscerlo. Parliamo del pittore ogliastrino Aldo Pittalis, mancato nel 2020 e che ha lasciato un’impronta indelebile nell’arte e nella storia di Gairo Sant’Elena.
Aldo Pittalis ha coltivato sin da piccolo la passione per l’arte. L’incontro con la pittura avvenne negli anni delle medie durante l’ora dedicata alla creatività: impara ad usare i colori, disegnare i primi schizzi a matita e scopre la pittura a olio che diventerà poi il suo mezzo espressivo.
Lavorando instancabilmente da autodidatta, studiando le tecniche dei grandi nomi impressionisti e del post impressionismo del passato, inizia a rivisitare opere importanti di Van Gogh, Picasso e Caravaggio sino ad arrivare al suo stile, quello che l’ha reso noto ai più.
La sua dedizione e il suo talento, negli anni, l’hanno portato ad essere conosciuto in tutta l’Ogliastra per i suoi quadri paesaggistici, e per le sue mostre che ogni anno organizzava nel suo paese natale, Gairo Sant’Elena.
Perd’e Liana, Su Sirboni, I nuraghi, la raffigurazione di leggende sarde, come la famosissima “Accabbadora”: sono solo alcuni dei soggetti prediletti dalle sue tele. Ma uno in particolare vive in quasi tutte le sue opere: Gairo Vecchio, paese che nel 1951 fu distrutto da un’alluvione, e adesso il borgo fantasma più famoso di tutta la Sardegna.
Infatti, nonostante avesse vissuto nel vecchio paese solo pochi anni della sua vita, nutriva un legame quasi viscerale con il vecchio borgo, come tutti i gairesi. Prima di ogni suo quadro, amava passeggiare nella natura, perdersi tra i sentieri del borgo antico, osservare per ore gli scorci delle case ormai distrutte, documentarsi tramite gli anziani del paese sulle tradizioni antiche.
La sua impronta indelebile è presente in ogni abitazione, grazie alla sua arte, e nel cuore di ogni abitante di Gairo Sant’Elena, grazie alla sua personalità. Era conosciuto nel resto della Sardegna per la sua generosità, per il suo talento calcistico e per la sua allegria. Nei mesi precedenti alla sua morte aveva donato una sua opera al paese di Bitti distrutto dall’alluvione, raffigurante Gairo Vecchio, per mostrare la vicinanza della comunità gairese e dimostrare che dalle tragedie ci si può sempre rialzare.
La famiglia ha creato un album digitale, che è ancora a metà della sua realizzazione, per far sì che neanche una sua opera venga mai dimenticata.
A lui il merito di aver provato a raccontare, tramite la sua arte, la realtà dei paesaggi sardi, di Gairo, la loro storia e cultura. Le sue opere sono un prezioso lascito per le nuove generazioni.
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