Lo sapevate? Gli accusati di furto, in epoca nuragica, venivano sottoposti al “Giudizio dell’acqua”
Nella Sardegna nuragica quando si verificano dei furti, l'accusato veniva portato all'interno del pozzo sacro, affinché potesse sottoporsi al "Giudizio dell'acqua": ecco di cosa si trattava
Come sappiamo, l’edificio che caratterizza meglio la religione dell’età nuragica è il pozzo sacro, dove si venerava l’acqua come elemento primordiale. Facile comprendere come un popolo spesso messo in crisi dalla siccità venerasse questo elemento.
Legata all’acqua, alla religione e alla magia, c’era un’usanza, nella Sardegna nuragica, che ci è stata tramandata dagli autori classici.
Quando si verificano dei furti ( ad esempio di bestiame) l’accusato veniva portato all’interno del pozzo sacro, affinché potesse sottoporsi al “Giudizio dell’acqua”: i suoi occhi, dopo essere venuti a contatto con l’elemento, in base alla colpevolezza potevano diventare più potenti oppure spegnersi del tutto.
La cerimonia, come ricorda lo studioso Caocci nel suo libro “La Sardegna” ( Edizioni Mursia) anticipava di molti secoli il famoso “Giudizio di Dio” ( ordalia) praticato dalle tribù germaniche.
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