Imprenditorialità giovanile in Sardegna: il “Tyche Loungebar”, la “dea fortuna” del 32enne Luca Ghiani
Il “Tyche Loungebar”, che deve il suo nome alla traduzione dal greco di “dea fortuna”, nasce nel momento più critico per l’imprenditorialità: durante il periodo delle quarantene per il covid. Il proprietario, Luca Ghiani, trentaduenne di Quartu, ci parla della situazione attuale dei giovani imprenditori sardi.
Abbiamo di recente intervistato Luca Ghiani per il suo ruolo nel mondo del padel come manager tecnico e istruttore certificato. Abbiamo rivolto qualche domanda al trentaduenne anche sul suo
percorso da imprenditore, con lo scopo di trattare proprio il tema dell’imprenditorialità giovanile in Sardegna.
– Ciao Luca, cominciamo con qualche informazione sul panorama generale della nostra regione per quanto riguarda i giovani imprenditori sardi.
Le possibilità che dovrebbero essere offerte dalla Sardegna, potrebbero essere nettamente superiori, soprattutto per quanto riguarda le nuove imprese create dai giovani. Uno dei limiti principali è
sicuramente la lentezza e la complessità della burocrazia. Infatti, i numeri parlano chiaro: circa un giovane su quattro, appena coglie un’occasione di lavoro fuori regione, prepara i bagagli e parte lontano dalla propria terra. Gran parte di questi sono giovani laureati e diplomati che non trovano soddisfazioni e sbocchi lavorativi che li valorizzino. Non ci sono margini di crescita in termini di progetti da poter concretizzare, soprattutto per chi vuole mettersi in proprio. Ultimamente, un risvolto positivo deriva dalla crescita delle start up che accompagnano e aiutano i giovani imprenditori che vogliono creare il proprio business. Per quanto riguarda il mio caso specifico, paradossalmente ho deciso di assumermi tutti i rischi del creare un’attività e investire durante il periodo della pandemia.
– Ecco, parliamo proprio della tua attività: quando e come è nato “Tyche Loungebar”?
Decisi di aprire a novembre del 2021, speranzoso del fatto che stessimo uscendo da questo periodo assai negativo. Purtroppo, subito dopo l’apertura dell’attività, si complicarono nuovamente le cose a causa della seconda ondata del COVID. Come tutti sappiamo, moltissime attività hanno avuto grosse difficoltà ad andare avanti, in quanto c’era tanta confusione sulle normative in vigore che cambiavano repentinamente e troppi pochi aiuti sia per le piccole che per le grandi aziende. Fortunatamente, nonostante tutte questa difficoltà, dopo sei o sette mesi siamo riusciti a riprendere la normale attività, cercando di garantire il servizio pre-COVID senza troppe restrizioni o limitazioni. Queste difficoltà sono state superate anche grazie agli aiuti dei professionisti del settore che mi hanno dato una mano, come Giuseppe, il mio commercialista e consulente, di grande supporto anche a livello morale. La scelta del nome del bar ha una sua storia molto particolare: nella mitologia greca, Tiche o Tyche (in greco antico: Τύχη, Týchē) era la personificazione della fortuna, la divinità che garantiva la floridezza di una città e il suo destino. La sua equivalente romana è la
dea Fortuna. Un nome di buon augurio per i miei primi passi da imprenditore. Anche lo stile del locale riprende infatti la mitologia greca. Gli obiettivi per il 2023 sono di provare a espandermi con nuovi locali che avranno una storia e uno stile diversi dal Tyche, ma che rappresenteranno i miei obiettivi di crescita a livello umano e professionale.
– Sei sicuramente d’esempio per i giovani sardi che vogliono intraprendere un percorso simile al tuo. Quali consigli vorresti dare? Quali devono essere i punti di forza di un imprenditore?
Sicuramente occorre confrontarsi e conoscere varie realtà per imparare e prendere spunto da chi ha esperienza nel settore. È molto importante relazionarsi con vari imprenditori per poter captare e assorbire tecniche di sviluppo. La mia forza è stata infatti quella di iniziare il mio percorso lavorativo all’età di diciott’anni sotto la guida di un grosso imprenditore, cominciando con la mansione di cameriere. Ho lavorato un po’ ovunque, fino ad arrivare nella zona nord della Sardegna, ovvero la Costa Smeralda, dove ho conosciuto realtà molto grandi sia a livello professionale che a livello imprenditoriale. Così sono riuscito, dopo tanti sacrifici, a mettere dei soldi da parte, che hanno fondato la base economica di partenza per creare la mia attività. Avrei voluto ottenere dei fondi regionali, ma è stato molto difficile, poiché sia a livello burocratico che a livello di disponibilità regionali, spesso non vengono erogati. Di base sono pochi i fondi per poter aiutare i giovani ad aprire un’attività. Il primo miglioramento che potrebbe essere fatto è proprio questo: rendere più accessibili i fondi, più comprensibili le modalità per ottenerli e dare una mano in più a chi sceglie di investire nella nostra regione per evitare che scelga di avviare un’attività altrove.
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