Lo sapevate? Antioco, santo venerato in Sardegna, era africano: arrivò dalla Mauritania
Lo sapevate? Antioco, santo venerato in Sardegna, era africano: arrivò dalla Mauritania
Lo sapevate? Antioco, santo venerato in Sardegna, era africano: arrivò dalla Mauritania
In Sardegna guarì malati e predicò il Vangelo. Scappava dalla persecuzione sfidando il mare e le difficoltà di un viaggio ancora più pericoloso di quelli odierni e portava alle genti sarde un messaggio di amore e di pace. Una figura che colpisce per la sua modernità.
Lo sapevate? Antioco, santo molto venerato in Sardegna, era africano: arrivò dalla Mauritania.
Antioco è il “Santo che viene dal mare”, arrivò dalla Mauritania Cesarea (zona del Nord Africa che comprende Algeria e Marocco) durante il periodo dell’impero romano sotto Adriano (117-138 d.C). Antioco era stato esiliato ed era giunto in Sardegna per professare la fede in Cristo. Qui aveva stabilito dimora nell’isola sulcitana, collegata alla Sardegna per mezzo di alcuni ponti in modo da essere raggiunta agevolmente dai fedeli.
Antioco abbandonò da giovane i suoi promettenti studi di medicina, a causa delle vessazioni che i cristiani subivano dall’Impero romano, fuggì dalla Mauritania e riparò in Sardegna dopo che Adriano tentò invano, più volte di farlo abiurare con la tortura. Antioco resistette alle torture e secondo la leggenda nemmeno le fiere lo vollero sbranare.
In Sardegna guarì malati e predicò il Vangelo. Scappava dalla persecuzione sfidando il mare e le difficoltà di un viaggio ancora più pericoloso di quelli odierni e portava alle genti sarde un messaggio di amore e di pace. Una figura che colpisce per la sua modernità.
(FOTO) Lo sapevate? A Villagrande c’è il più importante centro metallurgico nuragico dell’Isola
Ma non solo, S’Arcu e is Forros era un po’ un Lourdes nuragico: le persone accorrevano dai villaggi vicini per chiedere la grazia di una guarigione o la risoluzione di un problema e lasciavano nei templi dei doni
S’Arcu e is Forros, a pochi chilometri dal passo di Correboi – ancor oggi uno dei più importanti punti della viabilità sarda –, è considerato dagli studiosi il più importante centro metallurgico nuragico in Sardegna e non solo: si trattava di una specie di Lourdes nuragico. Ma andiamo per gradi.
Qui, ben 3500 anni fa, i nuragici costruiscono un nuraghe monotorre e un primo insediamento di capanne, ma il cambiamento avviene nel 1200 a.C.: è allora che soffia il vento della rinascita. Nasce una nuova architettura sacra, che si basa sull’acqua, vista ovviamente come elemento vitale, e S’Arcu e is Forros, santuario nuragico ricco di templi, diventa crocevia di “pellegrini”: «Forse in occasione di feste o ricorrenze legate all’annata agraria, arrivavano dai villaggi vicini numerose persone a piedi o con i carri» racconta Alessandra Garau, una delle guide turistiche di Archeonova, squadra composta da eccellenti professionisti.
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S'arcu e is forros Villagrande9
Ma non solo: come abbiamo detto, S’Arcu e is Forros era per le persone di allora una specie di Lourdes nuragico. «In queste occasioni ci si incontrava, si scambiavano merci o animali, si stipulavano contratti, si banchettava e naturalmente si pregava nei pressi dei templi. I sacerdoti accoglievano i fedeli si invocavano alla Divinità lasciando nei templi pregiati doni che, oltre al loro valore materiale, portavano in sé l’immenso valore delle speranze e delle preghiere che imploravano la grazia di una guarigione o di risoluzione di un problema. I preziosi bronzi ritrovati nei templi, oggetti di uso comune ma anche i celebri bronzi figurati che conosciamo con il nome di “bronzetti”, sono dei veri e propri ex voto che avevano la stessa funzione di supplica e preghiera degli ex voto che ancora oggi vengono lasciati nelle chiese dedicate ai Santi dalle proprietà miracolose.»
Così arriviamo al primato importante che dà a S’Arcu e is Forros il riconoscimento di più importante centro metallurgico della Sardegna. Durante la loro storia millenaria, dall’Età del Bronzo medio a quella del Ferro, tra il 1600 e il 600 a.C., i nuragici hanno sviluppato abilità artigianali eccellenti. Non erano solo contadini, pastori e costruttori – spiega Garau – ma anche bravissimi fabbri. «Nelle officine fusorie nuragiche venivano realizzati attrezzi per l’edilizia e il lavoro sui campi,» continua Garau «venivano forgiati accessori per l’abbigliamento, monili e manufatti preziosi che venivano scambiati in segno di amicizia e benevolenza tra capi nuragici oppure donati ai navigati che si fermavano in Sardegna: l’economia si basava sugli scambi di beni e oggetti di valore perché ancora non esisteva la moneta.»
Ed ecco che culto e metallo si uniscono: nei bronzetti che venivano appunto “venduti” alle persone, che poi li donavano per ricevere favori dalle divinità.
Ciò che distingue però S’Arcu e is Forros dagli altri villaggi nuragici è la presenza di vere e proprie officine fusorie: qui venivano prodotti gli oggetti che venivano scambiati durante le feste e che venivano consegnati in dono ai sacerdoti.
Unico ed eccezionale: così viene definito un monumento in particolare.
Dopo un attento studio, è emerso qualcosa di stupefacente: «Il ritrovamento di scorie di metallo e resti di fusione ha fatto capire agli archeologi che poteva trattarsi di fornaci per l’estrazione dei minerali: dalle piccole aperture messe alla base, con dei grossi mantici, veniva soffiata l’aria per alimentare i fuochi e raggiungere le alte temperature necessarie a fondere i metalli. È suggestivo pensare che, a distanza di tremila anni, il sito conserva nel suo nome l’essenza della vocazione che aveva in epoca nuragica: S’Arcu ‘e is Forros si potrebbe tradurre come il Valico dei Forni. Questo nome evocativo riassume l’importanza del sito e la potenza della comunità che lo abitava: era situato nei pressi di un valico appunto, luogo di passaggio, di confine ma anche di incontro, da dove era possibile controllare la porta occidentale dell’Ogliastra. I forni richiamati nel nome poi sembrano voler riassumere la vocazione, oltre che sacra, produttiva connessa alla metallurgia e alla ricchezza dovute alla straordinaria capacità di lavorare e gestire i preziosi metalli da parte di abili artigiani e di potenti sacerdoti.»
Una grotta da record. La Sardegna nasconde un passaggio carsico eccezionale. A Urzulei c'è un passaggio subacqueo che porta alla grotta di Su Molente. Un sistema carsico di passaggi comunicanti…
Un panorama mozzafiato che deriva il suo nome dalla straordinaria particolarità delle falesie di porfido affioranti dal mare. Il loro riflesso dona all’acqua un colore cangiante sul verde smeraldo. [caption…
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