Lo sapevate? A Baunei c’è un’antichissima pietra decorata che sembra riprodurre le sinapsi del cervello.

La roccia con le sinapsi
Il mistero della pietra di Baunei: tra sinapsi, antichi riti e visioni ancestrali.
Lo sapevate? Nella periferia di Baunei, silenziosa e selvaggia, si cela un’antichissima pietra decorata che continua a lasciare senza parole chiunque la osservi da vicino. Collocata all’ingresso di una grotta che i sardi dell’età della pietra utilizzavano per i loro rituali, questa straordinaria testimonianza del passato è avvolta dal mistero e dalla suggestione. La sua superficie, lavorata o forse solo levigata dal tempo, evoca immagini potenti e primordiali: c’è chi vi riconosce le sinapsi del cervello, come se volesse raccontare una conoscenza arcana delle connessioni tra mente e spirito; altri ci vedono la corsa frenetica degli spermatozoi verso l’ovulo, simbolo di fecondità e vita; qualcuno ci legge un sole radiante, con i suoi raggi scolpiti nella roccia, oppure una medusa, una creatura marina che si perde tra mito e realtà; per altri ancora è un mostro con i capelli di serpente, una creatura fantastica che sorveglia il confine tra il mondo visibile e l’invisibile. Tanti significati, nessuna certezza: ed è forse proprio questo a rendere questa pietra un enigma così affascinante. Un’opera della natura? Una scultura rituale? Un messaggio lasciato da un popolo che comunicava con simboli incisi nella roccia? Quel che è certo è che, ancora oggi, chi si avvicina a quella grotta resta rapito da una forza antica e inspiegabile.

La roccia con le sinapsi
Stiamo parlando di Grutta ‘e Janas, una cavità che si trova a circa 600 metri sul livello del mare. La particolarità di questa grotta, che la rende “unica” al mondo nel suo genere, è un incisione eseguita su una grande pietra pianeggiante posizionata all’ingresso. Il masso presenta delle conche da cui si dipartono delle sottili nervature, che sfociano in altri piccolissimi avvallamenti.

La roccia con le sinapsi
Si è inizialmente ipotizzato che la pietra venisse utilizzata per eseguire dei riti ancestrali, legati a religioni pagane e sacrifici. Nella grotta sono state trovate altre piccole coppelle poste in modo sparso sul pavimento di roccia all’imboccatura della grotta e altri diversi simboli di difficile interpretazione.

I dintorni della roccia
La natura in questo caso non c’entra nulla, i disegni sono stati eseguiti dall’uomo in epoca remota, tanto che proprio per le caratteristiche peculiari del motivo presente sul masso, la grotta è stata oggetto nel 2005 di una campagna di scavi archeologici condotta sotto la direzione dell’archeologa Maria Ausilia Fadda.
Tutta da dimostrare ma sicuramente affascinante è l’idea che mette in evidenza la straordinaria somiglianza tra il bassorilievo della roccia della grotta di Baunei con l’immagine di una “nuvola” di spermatozoi che tentano di fecondare un ovulo. C’è anche chi ha parlato di sinapsi, i collegamenti tra neuroni che consentono la comunicazione tra gli stessi attraverso la propagazione dell’impulso nervoso cervello: una teoria sicuramente azzardata visti i tempi e le conoscenze che potevano avere gli uomini preistorici, ma sicuramente intrigante.

La roccia di Baunei
Questa piccola grotta è nascosta nel costone ai piedi di “Montargia”, il bastione calcareo che sovrasta la parte alta del centro abitato di Baunei (il rione chiamato “Bidda ’e Susu”, letteralmente “Paese di sopra”). “Grutta ’e Janas” in sardo significa “grotta delle fate, delle streghe”, epiteti che ritornano anche per le necropoli prenuragiche scavate nella roccia, presenti in tutte le zone della Sardegna, chiamate “Domus de Janas” (“case delle fate, delle streghe”).

Le sinapsi
“Grutta ’e Janas” è aperta al pubblico (è stato creato un sentiero di accesso, alla base della parete di “Montargia”). La raffigurazione presente nel masso è formata da 18 canalette poco profonde che si diramano da una conca principale profonda alcuni centimetri, per congiungersi a varie coppelle terminali disposte senza apparente criterio. Sulla base dei testi della Fadda si legge che “la grotta si contraddistingue per la presenza di un’articolata raffigurazione incisa, riferibile al Neolitico finale (4000-3200 a.C.) usata probabilmente per riti propiziatori legati alla fertilità”. Incisioni simili sono state scoperte e studiate anche in Piemonte e Liguria, analogie che sempre secondo la Fadda “potrebbero confermare ulteriormente i forti legami dell’area continentale con la Sardegna, che esportava l’ossidiana dei ricchissimi giacimenti del Monte Arci fin nel sud della Francia. Questi contatti di carattere commerciale hanno fortemente influenzato la produzione di manufatti ceramici, come i vasi a bocca quadrata, molto simili a quelli di produzione ligure, e i vasi con superfici lavorate a stralucido, come quelli del Midi francese”.
Recentemente c’è chi ha ipotizzato, possa trattarsi di un’antica mappa rupestre della zona, di oltre 4mila anni fa.
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