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In Sardegna esisteva la iena cacciatrice | Ogliastra - Vistanet
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Lo sapevate? Un tempo in Sardegna viveva la “iena cacciatrice”, un super predatore

Lo sapevate? Un tempo in Sardegna viveva la “iena cacciatrice”, un super predatore

Lo sapevate? Un tempo in Sardegna viveva la “iena cacciatrice”, un super predatore

Le “iene cacciatrici” si differenziano da quelle odierne per una serie di caratteristiche morfologiche che indicano una dieta più ipercarnivora e una più marcata attitudine alla caccia. Tra queste caratteristiche vi sono arti lunghi e snelli adatti alla corsa, un muso largo e denti più adatti a tagliare la carne che a frantumare le ossa. La parola al dottor Zoboli, paleontologo dell’Università di Cagliari

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6 Gennaio 2023 10:29 Federica Cabras

«Le isole solitamente sono territori poveri di grandi predatori, tuttavia la Sardegna è un’eccezione (o meglio era) dal momento che nel suo recente passato (in termini geologici) è stata popolata da diversi grandi carnivori.»

In questa nuova puntata de “La Sardegna in epoche lontane”, il dottor Daniel Zoboli, paleontologo dell’Università di Cagliari, ci spiega di più su un animale particolare, vissuto nella nostra Isola molti anni or sono.

Figura 1. Ricostruzione ideale di “iena cacciatrice” (D. Zoboli)

«Durante il Pleistocene Inferiore,» spiega Zoboli «stiamo parlando di circa 2 milioni di anni fa, viveva nell’Isola quello che possiamo definire un “super predatore”, una iena cacciatrice che è stata battezzata Chasmaporthetes melei (in onore del suo scopritore Giampietro Mele). Il fossile di questa iena sarda è stato ritrovato negli anni ’90 in un riempimento carsico del versante sud-orientale del massiccio calcareo del Monte Tuttavista, nel territorio comunale di Orosei. Le attività di cava hanno infatti “sventrato” questa parte della montagna mettendo a vista quelli che un tempo erano dei crepacci che si aprivano nelle rocce calcaree mesozoiche. All’interno di questi, nel corso degli ultimi due milioni di anni, si sono accumulati sedimenti (argille e sabbie) e ossa di animali preistorici… delle vere e proprie trappole naturali!»

Figura 2. Fossile del cranio della iena cacciatrice sarda (Museo Archeologico Nazionale di Nuoro)

«Chasmaporthetes appartiene a un gruppo di iene, oggi estinte, a cui i paleontologi hanno dato il nome di “iene cacciatrici”. Questi ienidi erano predatori caratterizzati da buone capacità cursorie che vissero durante il Pliocene e il Pleistocene Inferiore in Eurasia, Africa e America settentrionale. Le “iene cacciatrici” si differenziano da quelle odierne per una serie di caratteristiche morfologiche che indicano una dieta più ipercarnivora e una più marcata attitudine alla caccia. Tra queste caratteristiche vi sono arti lunghi e snelli adatti alla corsa, un muso largo e denti più adatti a tagliare la carne che a frantumare le ossa. Chasmaporthetes melei era dunque il super predatore della Sardegna del Pleistocene Inferiore, tra le sue prede preferite rientravano sicuramente alcuni animali ad essa coevi come il cinghiale nano e diverse specie di bovidi endemici. Il fossile della iena sarda e quelli di tanti altri animali preistorici ritrovati a Orosei possono essere ammirati nelle vetrine del Museo Archeologico Nazionale G. Asproni di Nuoro.»

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Alla scoperta di S’Arcu ‘e is Forros: archeologia, paesaggio e spiritualità nel cuore dell’Ogliastra



Scopri S’Arcu ‘e Is Forros, un sito archeologico straordinario nel cuore di Villagrande Strisaili. Il nostro nuovo articolo ti guiderà alla scoperta di testimonianze antiche e di un paesaggio che racconta la storia millenaria di questa terra. Che tu sia un turista, un appassionato di archeologia, un residente o uno studente, questo viaggio nel passato saprà sorprenderti e arricchire la tua conoscenza del territorio.

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29 Giugno 2025 11:12 Michela Girardi

Alle porte dell’Ogliastra, lungo la suggestiva strada che la collega alla Barbagia, si trova il sito archeologico di S’Arcu ‘e is Forros, un ampio villaggio-santuario risalente all’epoca Nuragica che rappresentava il fulcro culturale, spirituale, sociale ed economico delle comunità che abitavano questi luoghi di incomparabile bellezza paesaggistica. Era infatti un santuario, un centro di culto di grande rilievo e uno snodo vitale per la vita quotidiana e le attività economiche delle popolazioni del territorio circostante, molto popolato.

Su un insediamento preesistente, circa 3.000 anni fa, i Nuragici edificarono due grandi templi a megaron, una tipologia architettonica rettangolare rara e insolita nel panorama Nuragico, all’interno dei quali si svolgevano riti e culti che richiamavano numerose persone durante feste e ricorrenze di grande importanza sociale e religiosa.

Il complesso archeologico è costituito da un tempio principale a megaron di circa 17 metri di lunghezza, caratterizzato da più ambienti in successione e circondato da un recinto sacro detto temenos.

Nella cella più profonda si trovano le pietre — le basi votive — dove venivano inseriti i bronzetti portati in offerta dai fedeli. Davanti al tempio si estende il recinto sacro, con sedili di pietra dove i fedeli potevano sedersi, pregare e attendere, come ancora oggi è possibile fare durante la visita, sedendosi su quelle pietre antiche di oltre 3.000 anni. Sebbene non ci siano testimonianze scritte che indichino quali divinità fossero venerate, sappiamo con certezza che si praticavano riti legati all’acqua, elemento sacro e centrale nel culto, come testimoniano analogie con i coevi pozzi e fonti sacre presenti in Sardegna.

Più recentemente è stato messo in luce un secondo tempio a megaron, che presenta un focolare rituale realizzato con blocchi squadrati di pietra di due colori — basalto e arenaria rossa — che riproduce la torre di un nuraghe. Pur non essendo più costruiti all’epoca del tempio, i nuraghi restavano un simbolo forte di appartenenza e identità per questa civiltà.

Il sito comprende inoltre una struttura unica in Sardegna, interpretata come un’officina per la lavorazione dei metalli: due forni contigui utilizzati per la riduzione di minerali di rame, piombo e ferro provenienti dai ricchi giacimenti della zona.

Qui, la metallurgia non era solo un mestiere, ma un’attività centrale per la società nuragica, strettamente connessa anche agli aspetti religiosi e rituali del villaggio santuario. Qui venivano prodotti numerosi oggetti, dai bronzetti votivi agli utensili per la vita quotidiana. I reperti metallici rinvenuti comprendono principalmente oggetti in bronzo, ma anche in rame e ferro, nonché manufatti provenienti dagli intensi scambi commerciali con altre popolazioni del Mediterraneo. Si può quindi dedurre che uno degli aspetti più significativi del villaggio fosse quello legato a queste attività metallurgiche finalizzate alla produzione di oggetti votivi, di strumenti per il lavoro e di armi.

S’arcu ‘e is Forros, Villagrande PH Cristian Mascia

Il villaggio si estende su un vasto territorio tra il Rio Baccu Alleri e il Rio di Iscra Abbatrula, affluenti del fiume Flumendosa, e ospita anche un nuraghe complesso a pianta trilobata. I monumenti oggi visitabili sono realizzati in grossi blocchi di granito locale, caratterizzati dalla compattezza del materiale, che ha consentito una conservazione straordinaria.

S'arcu 'e is Forros, Villagrande PH Cristian Mascia (2)

S’arcu ‘e is Forros, Villagrande PH Cristian Mascia

Il territorio di Villagrande Strisaili conserva un ingente patrimonio storico e archeologico, perfettamente integrato in un contesto paesaggistico che toglie il fiato. Emergono con particolare rilievo i siti di S’Arcu ‘e is Forros e di Sa Carcaredda, che con i loro templi, officine fusorie, estesi villaggi e i reperti che hanno restituito, raccontano la civiltà nuragica in modo unico.

S’Arcu ‘e is Forros è oggi riconosciuto come il più importante centro metallurgico della Sardegna nuragica e la visita guidata permette di scoprire aspetti insoliti e sorprendenti di questa civiltà antica. Un’esperienza unica per chi desidera conoscere la storia profonda della Sardegna.

Ringraziamo Archeonova, società in house del Comune di Villagrande, che si avvale di 11 professionisti dediti alla cura e alla promozione del patrimonio archeologico e ambientale del territorio. Villagrande ospita infatti numerosi siti sparsi e, da circa un anno, Archeonova ha attivato escursioni di carattere sia archeologico che naturalistico.

La cooperativa lavora anche a stratto contatto con le scuole, organizzando laboratori di ceramica, scavi archeologici, panificazione e tessitura, permettendo alle nuove generazioni di avvicinarsi in modo pratico e coinvolgente alle tradizioni e alla storia locale. Durante l’estate, Archeonova anima il territorio con eventi culturali quali proiezioni di film, spettacoli teatrali e concerti, offrendo una ricca esperienza culturale e turistica.

Un ringraziamento particolare a Luca Casari e Barbara Pistis per averci accompagnato con grande professionalità e passione in questa visita, e al fotografo Cristian Mascia per le splendide immagini che raccontano la magia di S’Arcu ‘e is Forros.

 

S’arcu ‘e is Forros, Villagrande PH Cristian Mascia

S’arcu ‘e is Forros, Villagrande PH Cristian Mascia

S'arcu 'e is Forros, Villagrande PH Cristian Mascia (3)

S’arcu ‘e is Forros, Villagrande PH Cristian Mascia

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