«Manca il sostegno delle istituzioni»: la storia della pastora ogliastrina Fabrizia Olianas

A parlarcene è la pastora villanovese 38enne Fabrizia Olianas, in attivo fin dal 2013. «La motivazione deve essere tanta. Io la avevo ma non nego che in questa situazione parte dell’entusiasmo se ne sia andata.»
Non ci sono giorni liberi, in alcuni periodi le giornate dovrebbero diventare di 45-50 ore tanta è la mole di lavoro e – soprattutto ultimamente, tra aumenti e altre cose – sopravvivere non è semplice: stiamo parlando della vita dei pastori, lasciati liberi a se stessi.
A parlarcene è la pastora villanovese 38enne Fabrizia Olianas, in attivo fin dal 2013. «Carriera impegnativa senza riposo, non si stacca mai del tutto,» dice «nemmeno la notte. Torni a casa e pensi a quell’animale che sta poco bene, a quello che non ce l’ha fatta Nonostante ciò, mi piace tantissimo.» La motivazione deve essere tanta: «Io la avevo» ammette. «Non nego che ora la stragrande maggioranza dell’entusiasmo se ne sia andata.»
Olianas, che alleva mucche e capre, lamenta la mancanza delle istituzioni nel risolvimento dei problemi relativi a quello che, nell’Isola, è un settore trainante: «In Sardegna, ormai, gli animali vengono colpiti da tantissime malattie. Siamo lasciati soli, manca proprio un piano preciso di risanamento delle greggi, mancano i veterinari che dicano come fare, che aiutino nell’arginarle. Il problema, ad oggi, è più che altro pratico.»
Ma non manca il problema economico. Olianas è perentoria: con gli attuali prezzi di mangime è difficile poter arrivare a fine mese sereni, senza contare il prezzo bassissimo del latte – che negli anni scorsi portò a una violenta rivolta popolare.
«Le capre si ammalano di CAEV, di paratubercolosi e c’è anche il tumore nasale enzootico che le affligge per il quale non c’è cura, non ci son vaccini. Per i bovini, adesso, ci mancava solo la malattia emorragica epizootica del Cervo, che sta portando conseguenze disastrose. Una moria di animali non indifferente, che rischia di mandare tutto sul lastrico. Senza considerare che quelli che restano in stalla, fermi, non procurano soldi ma solo spese.»
«Le malattie che ci sono sembra quasi non le vogliano debellare, mentre ci si concentra su quelle quasi sparite, a mio parere.»
Oltretutto, in questo periodo non è nemmeno possibile organizzare o partecipare a proteste: «Siamo a novembre, non ci si può allontanare nemmeno mezza giornata. Le proteste si possono fare d’estate, non ora che sarebbe dannoso spostarsi.»
Tanto si parla di biodiversità che Fabrizia aveva anche l’idea, che pensava di concretizzare a breve, di allevare la tipica capra sarda: «Fanno solo un litro di latte, sono molto piccole, ma quel litro è veramente buonissimo. Ho fatto anche corsi per fare il formaggio e altre cose, ma purtroppo ormai si munge poco. Tra prezzo del latte e rincaro sul mangime non è possibile fare passi simili.»
Una situazione disastrosa, come lamenta Olianas, che è destinata ad andare sempre peggio, a meno che le istituzioni, con una mano sul cuore, non si impegnino a salvare quello che è un settore importantissimo per l’Isola.

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