Nel cuore del borgo marinaro di Arbatax, tra le case affacciate sul mare e il profumo del pescato fresco, ha vissuto una figura straordinaria che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva della comunità ogliastrina: Silverio Calisi, conosciuto da tutti come Zio Cilormo. Nato a Ponza il 20 giugno 1915, giorno di San Silverio, si trasferì giovanissimo in Sardegna, dove trascorse gran parte della sua lunga vita fino alla morte, avvenuta nel 2009 all’età di 94 anni. Dopo una vita dedicata agli altri, Arbatax ha voluto rendergli omaggio dedicandogli una piazza: un simbolo concreto di riconoscenza e affetto.

Silverio Calisi era stimato dall’intera comunità arbataxina e tortoliese per essere un instancabile lavoratore, per la sua grande bontà d’animo e per il suo prezioso dono: nella sua lunga vita, infatti, alleviò le sofferenze di tantissime persone afflitte da malattie della pelle, curandole con la sua saliva “miracolosa” e accompagnando sempre quel gesto con una preghiera. Non ha mai preteso nulla in cambio. In centinaia, provenienti da ogni angolo della Sardegna e anche dal continente, si recarono nel corso degli anni nella sua casa per beneficiare gratuitamente del suo dono.
Zio Cilormo non era un medico né un santone, ma un uomo semplice e profondamente credente, che aveva ricevuto – come raccontava – questo potere dalla madre. Curava micosi, punture di insetti, porri, fuoco di Sant’Antonio. Accoglieva chiunque con pacatezza, ricevendoli per tre giorni consecutivi fra colazione e pranzo, con una gentilezza che infondeva speranza.
La sua fama varcò i confini dell’Isola, arrivando persino agli studi televisivi nazionali. Le sue straordinarie capacità attirarono ad Arbatax una troupe della Rai, che gli dedicò un servizio trasmesso su Rai Uno. Un documento raro, caricato anni dopo su YouTube da Adriano Romano, che testimonia quanto fosse sentita e diffusa la sua fama già allora.

Zio Cilormo pescatore guaritore Arbatax (9)
Margherita Musella, scrittrice arbataxina, gli ha dedicato un toccante ricordo: «Zio Cilormo, come tutti lo chiamavano, ad Arbatax ci venne all’età di 13 anni. Faceva il pescatore, non il santo, ma ha avuto modo di aiutare così tante persone con il suo dono che non viene difficile pensarlo con una tenerezza e una gratitudine infinita». Anche lei, come tanti, beneficiò del suo aiuto: dopo la puntura dolorosissima di uno scorfano, trovò sollievo grazie a lui. E come lei tanti altri, inclusi amici e familiari, hanno visto scomparire i segni delle malattie e delle sofferenze con il semplice tocco di quella saliva benedetta da una fede incrollabile.
La sua generosità era disarmante: viveva con la pensione, non accettava denaro e si accontentava, quando veniva offerto, di un po’ di caffè, vino o zucchero. Rifiutò anche le offerte delle case farmaceutiche che volevano analizzare la sua saliva, temendo che quel dono potesse essere sfruttato a fini commerciali.
Zio Cilormo era un uomo del popolo, con i piedi ben piantati nella terra e lo sguardo rivolto al cielo. È morto povero, quasi cieco, ma ricco dell’amore e della riconoscenza di chi aveva aiutato. La sua eredità vive oggi nei racconti, nei ricordi, nelle guarigioni misteriose che ancora alimentano il passaparola.

.
© RIPRODUZIONE RISERVATA