L’arzanese Monica Ferreli e il suo libro “Arzana”: «Grande attaccamento al mio paese natale»

“Arzana. Risorse ambientali. Testimonianze di età prenuragica e nuragica", parla l’autrice, Monica Ferreli: «Il libro rappresenta per me un tributo a mio padre, un modo mio per continuare ad onorare la sua presenza così preziosa nella mia vita, nel mio percorso di crescita anche dal punto di vista formativo»
Una laurea in Lettere Classiche con orientamento archeologico preistorico e protostorico, un grande attaccamento al suo paese d’origine e la necessità sentita come impellente di dare lustro a quei territori ricchi di perle: è da tutto questo che nasce il volume “Arzana. Risorse ambientali. Testimonianze di età prenuragica e nuragica” di Monica Ferreli, arzanese di nascita ma quartese d’adozione.
«Il volume nasce dopo una lunga e complicata gestazione dovuta alla complessità della mia tesi universitaria consistente in un saggio di catalogo archeologico degli insediamenti e dei monumenti censiti nel territorio di Arzana, con lo scopo di illustrare la situazione insediativa dell’età prenuragica e nuragica attraverso i dati raccolti durante i lavori di prospezione sul campo» racconta Ferreli. «Per l’adattamento dei contenuti è stato necessario snellire l’articolazione del saggio di tesi in quanto corredato di album fotografico con relativi rilievi grafici per poter poi realizzare un volume unico più maneggevole e più fruibile.»
Ma non solo: «Il libro rappresenta per me un tributo a mio padre, un modo mio per continuare ad onorare la sua presenza così preziosa nella mia vita, nel mio percorso di crescita anche dal punto di vista formativo, tant’è che ho inserito nel volume una foto che ci ritrae insieme in un momento di studio.»
Andamento discontinuo per il lavoro di realizzazione del libro, fino a quando un evento infausto dà a Monica la grinta per portare avanti quest’idea editoriale: «Ciò è accaduto in seguito alla perdita di mio padre, avvenuta nel 2019, che ha lasciato in me un profondo vuoto che la scrittura mi ha aiutato a colmare.»
Calore, manifestazioni di stima e grande curiosità: ecco come il libro è stato accolto dai compaesani della donna: «I numerosi attestati di apprezzamento ricevuti dimostrano come sia arrivato in maniera forte e chiara il mio intento, che è stato quello di onorare le mie origini offrendo ad Arzana un contributo che illustra quali sono le risorse ambientali e storico – archeologiche di cui il paese è tanto ricco, e altresì, mette in evidenza il potenziale di attrattività di questo territorio meritevole di essere conosciuto a fondo e divulgato.»
Una passione, quella per l’archeologia del suo paese natale, che le dà sin dai primi anni universitari la spinta per realizzare un lavoro d’indagine sul campo. Presenza importante, come abbiamo detto, suo padre: «Oltre all’intento di dare un apporto di studio e conoscenza del territorio, fui fortemente motivata dall’occasione di poter coinvolgere mio padre nell’interessante, seppure ardua, impresa di prospezione dell’area archeologica di Arzana. Quindi una ragione più personale, intima si salda e si armonizza con l’affezione per la mia terra, in cui ci sono la mia famiglia, i miei valori, tutti i miei ricordi.»
Si dice che il legame che ci sia tra una persona e il luogo dove nasce e cresce sia così solido da farsi sentire forte e chiaro tutti i giorni della vita, anche – o forse soprattutto – quando ci si trova lontani.
«In qualsiasi parte del mondo dovessi trovarmi, credo che non potrei mai dimenticare le mie origini» spiega. «Sono queste, infatti, che hanno costruito la mia identità personale modellando il mio modo di essere. Pertanto, ritengo che si tratti di un legame viscerale quello che mi lega alla mia terra. Una forma di amore verso il paese che mi ha dato i natali, è valorizzare e portare alla luce la sua cultura, la bellezza del suo territorio. Il verbo “amare” richiama nel cuore e nell’animo il verbo “tornare”, che per me significa riconoscermi in un luogo rassicurante, sempre pronto ad accogliermi, come è avvenuto fin dalla nascita. Nello stesso tempo, tuttavia, sono convinta che questo rapporto così profondo che mi unisce ad Arzana non abbia mai precluso né reso difficoltoso l’attaccamento ad altre nuove patrie, anzi, ha funzionato sempre da base sicura ad un adattamento aperto a nuovi percorsi di vita.»
Monica Ferreli, che è alla sua primissima esperienza editoriale, si diletta a scrivere anche dei racconti: «Mi piacerebbe costituissero l’idea della prossima pubblicazione» racconta. «Scrivere fa parte del mio quotidiano, in quanto è uno dei miei più appassionanti interessi da sempre. Amo descrivere i sentimenti in versi, di cui il lettore troverà qualche esempio nel libro in questione, in cui ho inserito un componimento dal titolo “Le mie radici” e due strofe tratte da una poesia dedicata alla figura indimenticabile di mio padre.»
Ferreli poi, invitando tutti gli appassionati alla lettura del suo libro, chiude con un aneddoto interessante riguardante la civiltà trattata nel suo volume. «Nell’attività di ricognizione degli insediamenti abitativi e di studio della situazione topografica, ho rilevato che è ricorrente la soluzione edilizia dell’agglomerato in isolati. Si tratta di una disposizione a sviluppo centripeto di più ambienti intorno ad un cortile. E inoltre, in alcuni settori dell’abitato ho potuto riscontrare capanne molto vicine le une alle altre che ci fanno rendere conto della ristrettezza delle viuzze che si venivano a creare tra le abitazioni. Dalle caratteristiche topografiche degli abitati dei nostri antichi predecessori possiamo dunque desumere quali erano le loro abitudini di vita. Si trattava di rapporti “porta a porta”, di scambio e condivisione tra famiglie le cui abitazioni rionali si affacciavano sullo stesso cortile.»

© RIPRODUZIONE RISERVATA