Diciassette anni, 6 lingue parlate e completa autonomia all’estero: Maria Cabanu e il suo anno fuori dall’Italia
Dopo un anno all’estero, Maria Cabanu – diciassettenne ogliastrina con il cuore diviso tra Tortolì, dove abita, Talana e Villanova, paesi natali dei genitori – ora parla sei lingue, è autonoma per quanto riguarda trasporti e comunicazione all’estero e ha le idee molto chiare sul suo futuro
E chi l’ha detto che i giovani d’oggi non sentano il bisogno d’avventura, d’indipendenza, di nuove esperienze? Che non siano il diamante di questa nostra società?
Maria Cabanu – diciassettenne ogliastrina con il cuore diviso tra Tortolì, dove abita, Talana e Villanova, paesi natali dei genitori – ora parla sei lingue, è autonoma per quanto riguarda trasporti e comunicazione all’estero e ha le idee molto chiare sul suo futuro, sebbene si trovi in un periodo della sua vita dove le strade (soprattutto per una cittadina del mondo come lei) sono tante e un’attenta analisi per scegliere la migliore sia necessaria e doverosa.
Ma andiamo con ordine.
Maria ha otto anni quando sogna per la prima volta di uscire dall’Italia, di vedere il mondo: be’, anche l’intraprendenza della sorella più grande Sharon – giramondo come lei e adesso ricercatrice biomedica – è un bello sprone per una bambina che inizia a maturare idee e desideri diversi dai suoi coetanei. «Trascorse un anno fuori nel 2012, in Ungheria, e io ne rimasi affascinata: mi sembrava qualcosa di veramente bello e interessante.»
Poi, quando l’età è giusta per la preparazione della valigia, il Covid-19 si abbatte sulle vite di tutti, stravolgendo il programma. L’ogliastrina però non si fa fermare e nell’ottobre 2020 tenta di ottenere una borsa di studio sia per Paesi Europei che Extra-Europei. Del resto, il suo grande amore sono gli Stati Uniti. Non tutto va come si spera, ma tramite un consiglio ben dato Maria Cabanu approda all’associazione Studenti Senza Confini.
«L’esperienza con loro è stata fondamentale, mi sono trovata molto bene ma soprattutto sono stata istruita riguardo l’anno da trascorrere fuori Italia tramite diverse “orientation”.»
Durante queste occasioni di studio, la diciassettenne si diverte, conosce altri ragazzi con i suoi stessi sogni e le sue stesse ambizioni. Insieme, compilano i documenti, dandosi una mano l’un l’altro e, quando diventa chiara la sua destinazione, frequenta un corso di olandese, superando poi brillantemente il test.
La vera svolta è il momento della partenza, quello dove si mettono in borsa le proprie cose e tutto diventa reale, effettivo. Il 23 agosto 2021, insieme a un’altra ragazza che si deve recare nei Paesi Bassi, prende l’aereo Olbia-Amsterdam. «Avevo molta ansia» rivela «perché avrei iniziato una nuova vita da sola, senza parenti, amici o persone che parlavano la mia lingua, ed essendo abbastanza timida avevo paura di non riuscire a fare amici o a imparare l’olandese.»
Ma alla paura presto si sostituisce la serenità: Maria Cabanu affronta altri cinque giorni di “orientation” e conosce tantissime persone che, come afferma, sono rimaste nel suo cuore non solo per l’intero anno, ma ancora oggi. Il sabato di quella settimana, nuovo scoglio: conoscere la famiglia ospitante, composta da mamma, papà, fratello, sorella e ben tre amici a quattro zampe. Anche questo si rivela un bellissimo momento che spazza via ogni timore.
Ma è il sistema scolastico che, in brevissimo tempo, fa innamorare la Cabanu.
«Il primo settembre ho iniziato la scuola nella città di Stadskanaal, la Ubbo Emmius, e sono stata messa nella classe VWO 5. L’Olanda è divisa in alcuni livelli di apprendimento per la scuola superiore e il VWO è il più alto. Onestamente non so se fossi felice o terrorizzata all’idea, perché, come ho potuto appurare più tardi, è un livello veramente difficile.»
Tutti nell’istituto sono carini con lei, alcuni studenti la prendono subito sotto la propria ala. I suoi compagni son più piccoli, perché in Olanda si è un anno avanti, riguardo l’istruzione. «Nonostante questo, mi sono sempre trovata bene con loro, erano maturi e mi hanno sempre fatta sentire accettata e parte del gruppo.»
La scuola – racconta – è “più libera” di quella italiana: nessuna interrogazione ma, ogni dieci settimane, solo test scritti. «Questo permette di studiare bene e con i propri tempi.»
È la sua scuola ideale, su questo non c’è dubbio, e dopo i primi mesi inizia a prendere voti sempre migliori e a superare i test in olandese senza usare il dizionario. Le materie scientifiche la mettono un po’ alla prova, ma alla fine se la cava. Qualche grana arriva solo dalla Biologia, che nel programma VWO 5 è veramente tosta. «Inoltre in quarta al linguistico non avrei fatto Biologia, quindi diciamo che me la sono un po’ cercata» ride infine.
«Frequentare la scuola dei Paesi Bassi mi ha fatta innamorare del metodo scolastico, lo trovo più adatto a me perché mette meno ansia e non solo dà più tempo per studiare, ma permette anche di lavorare durante l’inverno. Frequentare persone olandesi mi ha fatto capire quanto mi piacerebbe sviluppare al più presto un’indipendenza economica, perché appunto i miei amici olandesi arrivavano ad avere addirittura tre lavori durante il periodo scolastico!»
«Compreso l’olandese, parlo sei lingue e sempre in Olanda ho dovuto viaggiare da sola con bici, bus o treno quindi questo mi ha resa più autonoma riguardo la comunicazione e il trasporto. Anche durante il viaggio di ritorno, io e i miei genitori abbiamo fatto tappe in Spagna e Francia e ho fatto da traduttrice per loro con spagnolo, francese e inglese.»
Nel suo cuore, ci sono le persone che l’hanno accompagnata e aiutata in questo strabiliante anno di insegnamenti e crescita e anche la famiglia ospitante che l’ha fatta sentire parte di sé sin dal primo giorno.
«Sono stata la quarantesima figlia ospitata, per questo sono stata anche intervistata da un giornale, mentre ero lì: la mamma olandese ha detto alla mia mamma italiana che, poiché non era riuscita a girare il mondo, aveva portato il mondo in casa sua.»
Ora, Maria sta ancora metabolizzando l’esperienza. «L’Olanda mi ha lasciata con tante domande, oltre che con tante risposte. Mi sento molto cambiata ma devo ancora capire bene in che modo, sento infatti di essere più sicura di me e soprattutto di poter esprimere ciò che penso senza paura. Mi manca capire esattamente quale cambiamento ho affrontato, corpo e mente.»
A settembre la diciassettenne ogliastrina tornerà sui banchi di scuola italiani, il suo compito sarà scoprire quale strada prendere all’università, ma è certa comunque di una cosa: nei Paesi Bassi tornerà, quei luoghi hanno conquistato il suo cuore.
«Vorrei anche tornare a studiare all’estero perché mi piace il dovermi adattare a nuove culture e conoscere persone da tutto il mondo: in questo modo, si apprezzano le cose che si avevano prima di partire ma si fa tesoro anche delle perle dei posti in cui si va. Tutto questo ci rende persone più mature e resilienti.»
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