Perché iniziare a praticare yoga? La parola all’insegnante ogliastrina Gemma Loi
Oggi ne parliamo con l'insegnante tortoliese Gemma Loi, che da anni si dedica a questa disciplina.
Lo yoga è una disciplina nata in India migliaia di anni fa allo scopo di migliorare la vita dei praticanti sia a livello fisico che spirituale. Non a caso la parola “yoga” significa “unione” e, nonostante molte persone oggi credano si tratti di una vera e propria attività fisica per rimettersi in forma che ti permette di accavallare le gambe dietro la testa, in realtà lo yoga resta una disciplina fortemente spirituale. Ma, soprattutto, una disciplina che tutti possono praticare. Sono tanti i motivi per cui è bene iniziare a fare yoga, basti solo pensare che spesso è utilizzato anche per combattere la depressione.
Oggi ne parliamo con l’insegnante tortoliese Gemma Loi, che da anni si dedica a questa disciplina.
Che tipologia di yoga proponi ai tuoi studenti?
Quali sono i benefici dello yoga e a chi è rivolto?
Cos’è lo yoga per te?
YOGA significa unione, diventare uno, mettere in contatto l’anima individuale con quella universale. Possiamo chiamarlo come preferiamo, universo, consapevolezza superiore, Dio, energia. Si tratta di un percorso che attraverso la rimozione di ostacoli ci permette di scoprire la nostra essenza. In un mondo sempre meno unito lasciare andare l’ego e aprirsi a qualcosa di più grande penso possa davvero fare la differenza. I motivi per i quali ci si avvicina allo yoga sono tanti. Per molti è un modo di rilassarsi, alcuni ricercano un allenamento intenso e un corpo scolpito, altri invece l’armonia interiore e l’equilibrio. C’è chi si avvicina consapevolmente alla ricerca di una crescita personale. Io penso che tutti i motivi siano validi. Come insegnante cerco di offrire un sostegno ispirato, creando lezioni sicure e stimolanti dove esplorare e sperimentare il corpo, la mente e lo spirito. Le intenzioni durante la pratica sono sempre personali.
Credi sia una disciplina adatta anche ai bambini? Se sì, perchè?
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Il coltello del bandito Corbeddu porta incisa la scritta “Viva il re di Sardegna”. Sapete perché?
Oggi il coltello del latitante sardo dell’ottocento Giovanni Salis Corbeddu è conservato nel Museo storico dell’Arma dei Carabinieri.
Il famoso latitante Giovanni Battista Salis noto Corbeddu, quando venne ucciso nel 1898 in un conflitto a fuoco dai carabinieri, aveva con sé uno strano coltello.
Sulla lama di questo era incisa la scritta “Viva il Re di Sardegna”. Il motivo di quell’incisione è legato ad un episodio avvenuto durante la latitanza del bandito olianese. Nel 1887 Corbeddu realizzò una delle gesta più eclatanti dell’epoca. Insieme a dei complici, assaltò, nel Nuorese, la diligenza con a bordo il comandante della divisione dei carabinieri reali di Sassari Michele Angelo Giorgio Spada.
Non ci fu spargimento di sangue ma vennero rapinati tutti coloro che viaggiavano a bordo del mezzo. Si racconta che il motivo dell’assalto non fosse stato per impossessarsi dei beni delle vittime. La causa sarebbe stato un gesto di sfida contro il maggiore dei carabinieri. Spada in precedenza si sarebbe vantato di aver estirpato il banditismo dal nuorese, avendo fatto costituire con l’inganno alcuni latitanti.
Le famiglie di questi, che si erano consegnati alla legge in cambio di falsi sconti di pena, si rivolsero a Corbeddu per vendicare quanto accaduto, vista la fama e il prestigio del bandito. L’olianese così organizzò l’assalto prendendo la sciabola e la cintura del maggiore, dimostrandogli quanto si sbagliava del fatto di aver debellato il banditismo.
Corbeddu della sciabola incisa andava molto fiero e ne ricavò un coltello che portava sempre nella cintura.
Oggi l’arma da taglio è conservata a Roma nel Museo storico dei Carabinieri.
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