Nella costa orientale della Sardegna, nei pressi di Capo Bellavista – Ogliastra – è situato l’antico borgo di Arbatax che si affaccia sul mare. Un mosaico di case colorate e stradine affascinanti, incorniciate dalla vegetazione dove si possono ammirare scenari naturali unici.
Questo angolo di paradiso, punto d’approdo che accoglie i visitatori che arrivano dal mare, custodisce un’enogastronomia autentica tramandata da generazioni.
Alla ricerca dell’anima di questo patrimonio di tradizioni, varchiamo le porte del ristorante dell’Arbatasar Hotel, nel cuore della frazione di Tortolì. Immersi in un ambiente estremamente curato ed elegante, decidiamo di regalarci un viaggio nella cucina tipica ogliastrina e mediterranea.

Rilassati in un’ atmosfera ospitale, ci facciamo guidare dal personale garbato e affabile, restando piacevolmente sorpresi dal fatto che le antiche ricette della tradizione di mare e terra incontrino l’innovazione gastronomica di alto livello.
Un’esperienza che inizia con una fantasia di mare, in cui sono presenti sette diversi assaggi tra cui: i fagottini di orata e ricci, la razza marinata alla menta, le code di gambero in crosta di mandorle e miele, e il pesce spada allo “scabecciu”.

Piatti che richiamiamo la storia dei pescatori di Arbatax, perché ogni pietanza, anche quella rielaborata, racconta e trasmette i sapori e i profumi della cucina di una volta. Basti pensare ai fagottini, ispirati ai ravioli orata e ricci, dalla sfoglia delicata dal primo assaggio e arricchita da un spruzzata di bottarga. Anche l’impiattamento non è lasciato al caso, con la salsa cocktail fondamentale per presentarli al meglio.

Prodotti ittici rigorosamente locali, così come il carpaccio di ricciola con frutta di stagione e pepe rosa. Infatti come ci spiega il personale: “Seguiamo la produzione agricola della zona, quindi questo piatto in base al periodo, può essere magari accompagnato dalle fragole in primavera, dalle pesche in estate e dall’uva poco prima dell’autunno.”

Continuiamo questo viaggio gastronomico con uno spaghetto quadrato al cacio e pepe, amalgamati con bocconcini di pesce spada marinati all’arancia. Un piatto fresco dove il gusto del mare viene esaltato dagli agrumi.
Dobbiamo ammettere che la scelta del primo è stata davvero difficile, viste le pietanze da intenditori dell’Arbatasar, che in futuro ci siamo ripromessi di assaporare. Ci hanno intrigato, tra gli altri, il tortello nero di cernia, le linguine con mazzancolle arricchite con datterini e lime, così come la fregola al nero di seppia mantecata agli scampi.

Godendoci la piacevole serata ci regaliamo un grande classico: la frittura mista di pesce accompagnata da lime. Assaporiamo questi doni del mare d’Ogliastra, constatandone la morbidezza e il gusto. Vi sveliamo un segreto: i calamari quando sono serviti, a seguito di una rapida immersione nell’olio bollente, ne rivelano la freschezza e qualità.

Vi consigliamo anche il filetto di manzo al cannonau, un’intuizione dell’Arbatasar, frutto di una lunga e attenta lavorazione dove il vitigno per eccellenza dell’Ogliastra è la base di una salsa che esalta il gusto della carne. Da provare anche il tataki di tonno al sesamo con julienne di verdure croccanti allo zenzero. Una materia prima locale presentata in una ricetta esotica che ci ha sorpresi per la qualità, nonostante abbiamo carpito la forza di sperimentare e la dinamicità di questa realtà ogliastrina.

Mentre sorseggiamo un buon vino bianco della Cantine di Alberto Loi di Cardedu, tra i fornitori i pochi rigorosamente selezionate dall’Arbatasar, chiudiamo la cena nel migliore dei modi con un dessert. Ci concediamo una sebàda classica sormontata da miele amaro che esalta il retrogusto del limone di questo tipico dolce della tradizione. Per i più esigenti anche la variante al miele agli agrumi e al peperoncino.

Questa eccellenza dell’Isola merita di essere accompagnata da qualcosa di speciale, così decidiamo di farci guidare dal personale. Anche questa volta non ci deludono: il consiglio è una scelta tra un liquore alla pompia e alla genziana. Optiamo per il distillato a base della pianta di montagna color giallo oro, gradevole dal primo sorso con un retrogusto aromatico e rinfrescante, frutto di un’antica ricetta.

Lasciamo il locale con la consapevolezza di ritornarci al più presto, grati per aver ritrovato la vera cucina della tradizione coniugata all’innovazione e la creatività. Perché solo con passione e approfondita conoscenza della propria terra si possono preparare piatti dal sapore unico rendendole omaggio conservando l’autenticità.
Se non piace foto Sebada, altro dolce.
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